L’ONU chiede di fermare i rimpatri forzati degli afghani per rischio persecuzioni e torture

L’ONU chiede di fermare i rimpatri forzati degli afghani per rischio persecuzioni e torture

L’Onu chiede la sospensione dei rimpatri forzati di afghani, denunciando violazioni del principio di non respingimento e sottolineando il rischio di abusi in Afghanistan sotto il controllo dei talebani.
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L’Onu chiede la sospensione dei rimpatri forzati di afghani, denunciando violazioni dei diritti umani e sottolineando il rischio di trattamenti inumani in Afghanistan sotto il controllo talebano. - Gaeta.it

La situazione degli afghani espulsi o rimpatriati continua a suscitare preoccupazioni a livello internazionale. L’Onu ha fatto un appello per sospendere i rientri forzati, soprattutto per chi rischia trattamenti inumani o arbitrari nel proprio paese. Dopo che la Germania ha espulso 81 cittadini afghani condannati dalle autorità, l’alto commissario per i diritti umani ha ribadito l’importanza di rispettare i diritti fondamentali degli individui coinvolti in questi processi. È un invito che si colloca in un contesto di grave crisi politica e umanitaria in Afghanistan, paese che dal 2021 è tornato sotto il controllo dei talebani.

L’appello di volker turk e la richiesta di sospensione dei rimpatri

Volker Turk, alto commissario Onu per i diritti umani, ha chiesto la sospensione immediata dei rimpatri forzati di rifugiati e richiedenti asilo afghani. In particolare, Turk ha sottolineato che la decisione riguarda soprattutto chi rischia persecuzioni, arresti arbitrari o torture una volta rimpatriato. Una portavoce dell’Onu, Ravina Shamdasani, ha riferito la posizione di Turk durante una conferenza stampa a Ginevra.

Il richiamo assume grande peso proprio mentre Germania ha proceduto all’espulsione di 81 afghani già condannati dai tribunali. Secondo l’Onu, tali misure violano il principio internazionale di «non respingimento», che vieta di rimandare chi si trova in pericolo evidente nei luoghi d’origine. L’Onu chiede ai paesi coinvolti di garantire protezione. Al momento, questa raccomandazione non è solo una questione di legge, ma anche una priorità umanitaria.

La situazione in afghanistan e il contesto di crisi umanitaria

Dall’agosto 2021, con la riconquista dei talebani, l’Afghanistan ha visto un peggioramento della situazione dei diritti umani e della stabilità complessiva. L’Onu segnala che il 70% della popolazione vive sotto la soglia di povertà. Lo scenario è caratterizzato da una precarietà continua, con scarsità di risorse e servizi essenziali che peggiorano le condizioni di vita quotidiane. Anche chi fugge rischia ritorsioni e violenze al ritorno.

La portavoce Shamdasani ha ribadito che, accanto al pericolo di abusi, esiste una crisi umanitaria che non può essere ignorata. I rimpatri rischiano quindi di aggravare la vulnerabilità di chi è costretto a tornare in un ambiente violento e privo di garanzie minime. L’appello dell’Onu vuole evitare possibili tragedie umane e invita gli Stati a coordinarsi per gestire il problema senza infrangere i diritti delle persone.

Il principio di non respingimento e l’obbligo internazionale dei paesi europei

Il principio di non respingimento rappresenta una delle carte più importanti del diritto internazionale nel campo dei rifugiati e dei richiedenti asilo. Esso vieta il rimpatrio verso paesi dove le persone potrebbero essere sottoposte a tortura, trattamenti disumani o persecuzioni politiche. L’Onu ricorda che questo principio si applica anche a persone condannate in via giudiziaria, cioè anche se il paese ospitante ha proceduto con un processo penale.

La normativa impone quindi una verifica scrupolosa del rischio individuale, prima di procedere all’espulsione. L’Unione Europea e i singoli Stati membri, tra cui la Germania, sono tenuti a rispettare tali norme per evitare violazioni dei diritti umani. L’approccio usato dalle autorità dovrebbe garantire che ogni rimpatrio sia volontario, sicuro e dignitoso, in linea con gli obblighi internazionali e le convenzioni sottoscritte a livello globale.

La comunità internazionale segue con attenzione gli sviluppi di questi casi e segnala allarme per pratiche che violano la normativa vigente.

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