Il caso del centro sociale leonacavallo a Milano arriva a nuove tappe con lo stato che ha versato tre milioni di euro alla famiglia cabassi proprietaria dell’immobile, dopo una sentenza della corte d’appello. In questa vicenda si inseriscono le richieste di risarcimento rivolte a marina boer, presidente dell’associazione mamme antifasciste che sostiene il leonacavallo. Le tensioni sul futuro dello spazio restano alte, con un presidio annunciato per il 15 luglio.
La condanna dello stato e il risarcimento alla famiglia cabassi
Lo scorso novembre, la corte d’appello di Milano ha stabilito che il ministero dell’interno doveva risarcire la famiglia cabassi per il mancato sgombero dell’area che ospita il leonacavallo, uno storico centro sociale milanese che da decenni anima attività culturali e politiche. La sentenza ha fissato una cifra intorno ai tre milioni di euro, cifra che lo stato ha infine versato alla proprietà immobiliare.
La vicenda parte da una situazione di occupazione dell’immobile che ha resistito a diverse procedure di sgombero, lasciando il viminale con la responsabilità del mancato intervento e quindi con l’obbligo di risarcire i danni. La corte d’appello ha motivato il risarcimento in base alle conseguenze economiche subite dalla famiglia proprietaria, il cui immobile è stato occupato per un lungo periodo.
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Nonostante il pagamento, il nodo dello sfratto non si è sciolto. Il leonacavallo continua a essere un punto di svolta per il dibattito sulla gestione degli spazi sociali autogestiti a Milano, con le istituzioni che spingono per uno sgombero e i sostenitori del centro che resistono con iniziative e presidi.
La richiesta di risarcimento contro marina boer delle mamme antifasciste
Particolarmente rilevante è la mossa del viminale che, tramite l’avvocatura dello stato, ha notificato a marina boer una richiesta di risarcimento pari a tre milioni di euro, importo che coincide con quanto già versato alla famiglia cabassi. La somma appare sproporzionata considerata la situazione personale della presidente delle mamme antifasciste, che rischia di vedersi pignorati i suoi pochi beni materiali.
L’associazione del leonacavallo ha preso posizione con una dichiarazione dura. Ribadiscono che marina boer non può essere ritenuta responsabile individuale per la gestione o le vicende economiche dell’immobile. Ricordano che la storia e l’attività del centro sociale sono il frutto di un percorso collettivo, che ha coinvolto numerose persone e realtà della città.
La richiesta di danni contro un singolo rappresentante di un’associazione è percepita come una pressione politica e una forma di intimidazione. Il leonacavallo ha promesso di difendere marina boer con ogni mezzo necessario, rilanciando la solidarietà verso chi ha difeso lo spazio nel tempo.
La risposta del leonacavallo e la mobilitazione prevista
Il leonacavallo, attraverso i suoi canali social, ha spiegato le recenti evoluzioni e rilanciato un appuntamento per fronteggiare lo sfratto fissato al 15 luglio. L’associazione non nasconde la pressione crescente da parte del governo, della prefettura e della questura, che intendono portare avanti lo sgombero rapidamente.
A simboleggiare la difficoltà nel trovare una soluzione alternativa c’è il riferimento a san dionigi, indicato come una possibile nuova sede per il leonacavallo, ma al momento ancora inabitabile per la presenza di amianto e la tempistica ristretta imposta dalle autorità. Questo dettaglio sottolinea quanto la trattativa per una mediazione stenti a decollare, con gli occupanti decisi a difendere il loro luogo.
Il presidio convocato per il 15 luglio vuole radunare le persone che riconoscono il leonacavallo come uno spazio di lotta, musica e accoglienza, una realtà che ha segnato la storia degli spazi sociali milanesi negli ultimi trent’anni.
Il valore e la storia del leonacavallo nella città di milano
Il leonacavallo nasce negli anni ’70 come centro sociale autogestito, diventando col tempo un punto di riferimento per la musica indipendente, le lotte sociali e culturali della città. La sua storia è costellata da eventi e iniziative che hanno coinvolto diverse generazioni, contribuendo a formare un’identità collettiva intorno allo spazio.
Nel corso dei decenni il leonacavallo ha ospitato concerti, assemblee, corsi e attività sociali rivolte a migliaia di persone. Ha rappresentato uno degli spazi milanesi più noti per la sua indipendenza politica e culturale, nonché un luogo di resistenza contro le politiche di privatizzazione e marginalizzazione degli spazi urbani.
La controversia sull’immobile si inserisce in un contesto più ampio di dibattito pubblico su come gestire luoghi che non sono solo edifici ma simboli di un modo di intendere la città e la partecipazione civile. La mobilitazione in programma conferma il ruolo del leonacavallo nel mantenere viva questa eredità, affrontando sfide di carattere legale e politico.