Legge di Bilancio 2025: sacrifici per famiglie e settori pubblici nel nuovo disegno normativo

Legge di Bilancio 2025: sacrifici per famiglie e settori pubblici nel nuovo disegno normativo

La Legge di Bilancio 2025 propone misure fiscali per famiglie e lavoratori, ma suscita preoccupazioni per il finanziamento della sanità e tagli nel settore pubblico, generando reazioni contrastanti.
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Legge di Bilancio 2025: sacrifici per famiglie e settori pubblici nel nuovo disegno normativo - (Credit: www.ansa.it)

La Legge di Bilancio 2025, presentata a pochi giorni dalla sua ufficializzazione, entra nel vivo della discussione parlamentare. Questo provvedimento, che promette misure per alleviare il carico fiscale sui lavoratori e supportare le famiglie, ha suscitato reazioni contrastanti e preoccupazioni, in particolare per quanto riguarda il finanziamento della sanità. Le opposizioni e i sindacati esprimono delusione per le risorse allocate, mentre le istituzioni difendono i contenuti della manovra.

Misure fiscali e sostegno alle famiglie

La manovra di Bilancio per il 2025 prevede una serie di misure fiscali destinate a migliorare il potere d’acquisto delle famiglie e a garantire un supporto ai lavoratori. Tra le principali novità emerge un nuovo meccanismo che prevede un bonus fino a 20mila euro per i dipendenti, con un sistema fiscale a decalage fino a 40mila euro, volto a rafforzare le buste paga. Tuttavia, non mancano le restrizioni, come la modifica delle detrazioni per i redditi superiori ai 75mila euro, introdotta per incrementare le risorse destinate ad altre aree.

In parallelo, per il 2025, sono previste misure significative anche per i pensionati. L’aumento delle pensioni minime, che saliranno del 2,2% a 617,9 euro, rappresenta un passo avanti. Tuttavia, i sindacati dei pensionati avvertono che, in termini pratici, ciò si traduce in un incremento di appena 10 centesimi al giorno. Critiche importanti provengono dagli esponenti dell’opposizione, che definiscono questo incremento come “un’elemosina”, evidenziando la scarsa consistenza delle misure a favore di una categoria già in difficoltà.

La controversia sulla sanità

La sanità, uno degli ambiti più sensibili e cruciali, si trova al centro di un acceso dibattito. Nonostante la Legge di Bilancio preveda 1,3 miliardi di euro per il settore sanitario nel 2025 e promesse di assunzioni dal 2026, i sindacati dei medici esprimono forte disappunto. Anaao, Cimo e Nursing Up hanno già proclamato uno sciopero per il 20 novembre, ritenendo che le risorse assegnate siano insufficienti rispetto alle necessità del Servizio Sanitario Nazionale.

Le reazioni sono state immediate, con il segretario del Partito Democratico, Elly Schlein, che parla di “batosta clamorosa” per il sistema sanitario. Nonostante la maggioranza sostenga che gli interventi siano mirati a garantire stabilità e sostenibilità, le critiche si intensificano, sottolineando la mancanza di un adeguato finanziamento e di investimenti nel settore delle cure.

I sacrifici per il settore pubblico

Oltre agli interventi sulle tasse e sul supporto alle famiglie, la Legge prevede anche misure significative per il settore pubblico. Con un piano complessivo di tagli per 7,7 miliardi di euro in tre anni, il Ministero dell’Economia dovrà farsi carico di un onere considerevole. I tagli riguarderanno anche il personale della Rai, che dovrà rivedere le spese in previsione del 2026; nelle scuole, il personale docente e ATA si dovrà confrontare con una riduzione delle risorse.

Inoltre, le assicurazioni saranno soggette a una nuova imposta di bollo sulle polizze vita, mentre si prospettano misure di austerità anche per le banche, con il rinvio delle deduzioni per le DTA, nell’ambito della quale il governo conta di raccogliere risorse significative.

Il percorso parlamentare della manovra

Con il deposito del testo della Legge di Bilancio in Parlamento, ha inizio il processo di conversione della manovra. Quest’anno, a differenza degli anni precedenti, l’iter parte dalla Camera, dove i parlamentari potranno disporre di un ‘tesoretto’ di 120 milioni di euro per eventuali modifiche. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha dichiarato di volersi muovere rapidamente per arrivare a un’approvazione prima di Natale, cercando di evitare ritardi simili a quelli del passato, quando il via libera arrivò solo il 29 dicembre.

Le prossime settimane saranno decisive per comprendere come le varie forze politiche e i vari stakeholder riusciranno a trovare un accordo su un provvedimento che, al momento, solleva più domande che risposte e che potrebbe incidere profondamente sulla vita di milioni di cittadini.

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