Questa settimana, l’America ha riacceso i riflettori sulla sua condizione economica. Il presidente Donald Trump ha affermato che gli Stati Uniti sono entrati in una nuova Età dell’Oro durante il World Economic Forum. Tuttavia, i recenti eventi finanziari raccontano una storia differente, con l’indice S&P 500 in correzione e le grandi aziende della tecnologia che perdono capitalizzazioni considerevoli. Uno sguardo all’andamento del mercato rivela una preoccupazione crescente tra gli investitori, complicata dall’impatto dei dazi commerciali e dalle aspettative di inflazione.
Rallentamento dei mercati e perdite di capitalizzazione
L’inizio dell’anno non è stato affatto favorevole per gli investitori. Dal primo gennaio, l’indice S&P 500 ha registrato un calo del 5,5%, mentre il Nasdaq ha subìto perdite maggiori, con le società di Big Tech che hanno visto evaporare oltre 1.600 miliardi di dollari in capitalizzazione. L’impennata iniziale delle aspettative di ripresa economica ha lasciato il posto a un clima di incertezza, aggravato da eventi come il recente scontro commerciale con il Canada.
Le preoccupazioni economiche si riflettono anche nelle parole della Federal Reserve Bank di New York, che ha segnalato un deterioramento significativo su tre fronti: il tasso di disoccupazione, l’aumento delle insolvenze e le aspettative di accesso al credito. Gli americani, secondo le indagini, stanno anticipando un peggioramento delle loro condizioni finanziarie quest’anno, sebbene non sia previsto un declino completo verso la recessione. In questo contesto, il presidente Trump deve affrontare una crescente sfida per mantenere il supporto dell’opinione pubblica e la fiducia degli investitori durante i suoi primi cento giorni di governo.
Il commercio internazionale e il clima di incertezza
Una settimana fa, la Casa Bianca ha rinnovato le sue dichiarazioni ottimistiche sull’attuale situazione economica, proclamando che l’Età dell’Oro era in corso. Tuttavia, le reazioni degli investitori hanno dimostrato una disconnessione tra la gestione della presidenza e le aspettative del mercato. Da quando Trump ha assunto l’incarico il 20 gennaio, le sue posizioni sui dazi sono parse instabili, culminando in recenti decisioni che potrebbero complicare ulteriormente le relazioni commerciali. L’aumento dei dazi all’importazione di alluminio e acciaio fino al 50% ha generato preoccupazioni tra gli imprenditori, i quali si trovano ad affrontare un disavanzo commerciale di 131,4 miliardi di dollari, il più alto negli ultimi dieci anni.
Le aziende di Wall Street, come indicato da analisi di Wells Fargo, avvertono che la mancanza di chiarezza nelle politiche economiche potrebbe continuare a creare turbolenze. Gli studi recenti di Citigroup hanno riflettuto il nervosismo attuale dei mercati finanziari, sottolineando come il rapporto fra disavanzo commerciale e prodotto interno lordo non accenni a migliorare, secondo le proiezioni del Fondo Monetario Internazionale.
Pil, spesa pubblica e impatti economici
Le prospettive riguardanti il prodotto interno lordo non sono delle più rosee. A dicembre, il PIL ha mostrato una crescita del 2,3%, in calo rispetto al 3,1% precedente. Le previsioni di gennaio parlano comunque di un incremento previsto del 2,7%, seguito da un’ulteriore correzione che porterebbe il tasso a 2,1% l’anno prossimo. Questa situazione si complica ulteriormente con un aumento previsto della spesa governativa, che si stabilizzerà attorno al 23,1% del PIL nei prossimi due anni.
In questo quadro, l’European Council on Foreign Relations ha messo in evidenza come le politiche commerciali adottate dall’amministrazione Trump possano agire come una tassa nascosta per i cittadini americani. Il costo delle tariffe sul mercato domestico ha già avuto impatti significativi sull’economia. Ad esempio, dal 2018, queste politiche hanno sottratto circa 7,2 miliardi di dollari all’economia statunitense. Inoltre, un’analisi della Federal Reserve di New York ha messo in evidenza come la percezione di peggioramento della situazione economica tra i consumatori abbia raggiunto il 27,4%, il massimo dal novembre 2023.
La fiducia degli americani e il tasso di approvazione di Trump
Nonostante le dichiarazioni incoraggianti provenienti dalla Casa Bianca, i sondaggi recenti mostrano un calo di fiducia nel governo, con il tasso di approvazione di Trump ai minimi storici dal suo insediamento. La media delle aspettative degli investitori riguardo a un aumento dei prezzi delle azioni statunitensi nei prossimi dodici mesi ha registrato un calo, scendendo al 37%. Con un debito in crescita, malcontento tra i consumatori e un’evidente sfiducia nei confronti dell’economia, l’amministrazione Trump si trova a dover affrontare un bivio sul futuro delle sue politiche economiche, in un contesto di grande incertezza per il popolo americano e i mercati finanziari.