L’associazione delle famiglie di soldati ucraini dispersi, catturati o uccisi è un gruppo fondamentale nel contesto della guerra in corso. Fondata nel 2022, continua a supportare e organizzare i familiari, accompagnandoli nella difficile ricerca dei propri cari. Durante un recente incontro con Papa Francesco, le rappresentanti hanno condiviso attese e speranze, mantenendo viva la ricerca di verità e giustizia.
La nascita dell’associazione e il simbolismo delle ali
L’Associazione delle famiglie dei soldati ucraini è stata creata da Maryna Bohush nel maggio 2022, in seguito alla scomparsa del cognato al fronte, insieme ad altri otto soldati. L’esperienza di Maryna ha reso chiaro il bisogno di un supporto per le famiglie che affrontano questa difficile situazione. «È stata una scelta necessaria», racconta, «perché molte famiglie non sanno come muoversi in cerca dei propri cari». Le ali gialle e blu, simbolo della bandiera ucraina, rappresentano la fede e la speranza. Maryna descrive queste ali come una spinta a continuare la lotta per i propri cari, un modo per mantenere viva la memoria e la determinazione di chi è andato in guerra.
Attualmente, l’associazione conta 545 famiglie unite dalla stessa sofferenza e dalla ricerca di notizie sui loro cari. Maryna e le altre membri lavorano incessantemente per supportare le famiglie, mostrando l’importanza del sostegno reciproco. La nascita di questo gruppo è stata quindi un modo non solo per creare una rete di solidarietà, ma anche per dar vita a una voce collettiva, in grado di farsi sentire.
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Le sfide nella ricerca degli scomparsi
La principale missione dell’associazione riguarda la ricerca di soldati dispersi o prigionieri. Maryna espone le difficoltà quotidiane: «Senza conferme ufficiali sulla prigionia o sullo stato dei soldati, il dolore è amplificato». Ogni membro dell’associazione controlla attivamente canali social dove i russi pubblicano foto di soldati catturati o uccisi, sperando di identificare i loro cari.
La mancanza di dati verificabili rende il lavoro ancor più complicato. Anche nel caso di fotografie o video, per denunciare una cattura alla Croce Rossa, servono prove valide. In questo contesto, l’associazione si attiva anche per raccogliere e presentare liste ufficiali agli enti governativi, affinché le famiglie non siano dimenticate e possano avere accesso alle notizie relative ai loro cari.
Oltre alla ricerca, l’associazione offre supporto alle famiglie dei soldati deceduti, e a quelli che rientrano dal fronte e hanno bisogno di riabilitazione. Le manifestazioni di protesta per il rilascio dei prigionieri sono altrettanto importanti. Nonostante alcuni possano dubitare della loro efficacia, Maryna evidenzia che si tratta dell’unico mezzo per dare una voce a chi è scomparso.
L’ispirazione di unire le forze
Per le donne coinvolte, il gruppo rappresenta un faro di speranza. Olena Skytiuk, che ha perso il figlio nel settembre 2023, ha capito che non c’era tempo per aspettare: «Dobbiamo bussare a ogni porta», afferma, spiegando che l’urgente necessità di agire rappresenta una forma di amore inestinguibile. La battaglia per la verità e il supporto reciproco tiene vive le speranze di molte famiglie in attesa di notizie.
Iryna Maryshkina, con due figli piccoli, ha fatto il viaggio fino a Roma portando con sé il desiderio di dare l’esempio. «Non so se troverò mio marito, ma voglio che i miei figli sappiano che ho fatto tutto il possibile», spiega. Ogni storia di questi familiari è un racconto di resilienza e determinazione, in un momento in cui l’incertezza regna sovrana.
Affrontare il dolore e trovare una nuova forza
La situazione personale di Olena Prokopenko è un esempio della fragilità e della forza contemporaneamente. Dopo aver ricevuto la notizia della scomparsa del figlio, ha sentito un immenso peso. «Per mesi non sapevo cosa fare», racconta. La sua ricerca di un’associazione l’ha portata a scoprire una comunità di donne che vivono esperienze simili. Questo legame ha assunto il significato di una seconda famiglia, in un momento di grande solitudine e sofferenza.
Nonostante la mancanza di informazioni sul figlio, Olena continua a sperare. Ogni giorno prega e cerca di dare una voce a chi, come lei, vive nell’angoscia dell’incertezza, bussando a ogni porta nella speranza di un rientro.
La potenza della preghiera e l’incontro con il Papa
Il recente incontro con Papa Francesco il 15 gennaio è stato un momento significativo per le cinque donne ucraine. Sedute in prima fila, hanno avvertito la forza e l’importanza della condivisione delle loro preghiere. Maryna ha sottolineato che la fede rappresenta un’azione collettiva: «Quando ci uniamo, diventa uno strumento potente». La presenza di Francesco ha dato loro un nuovo motivo per continuare a lottare, unendo la loro voce a quella di tutti coloro che sperano in un futuro migliore per i propri amati dispersi.