Nella recente inaugurazione dell’Anno giudiziario a Castel Capuano, il procuratore generale di Napoli, Aldo Policastro, ha sollevato preoccupazioni significative riguardo a una proposta di riforma della magistratura. Questa riforma, attinente alla separazione delle carriere fra giudici e pubblici ministeri, potrebbe minacciare seriamente la struttura del potere giudiziario in Italia e compromettere la sua autonomia. Contestualmente, era presente anche il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, sottolineando l’importanza dell’evento.
Le implicazioni della separazione delle carriere
Aldo Policastro ha messo in evidenza come la proposta di separare nettamente le carriere dei magistrati possa avere risvolti sconvolgenti per il sistema giudiziario. Secondo Policastro, l’idea alla base di questa riforma sarebbe quella di contrastare la presunta connessione tra giudici e pubblici ministeri. Tuttavia, a suo avviso, le statistiche sulle assoluzioni parlano chiaro: il 40% dei casi continua a chiudersi con un’assoluzione. Questo dato suggerisce che i giudici stanno esercitando il loro credo professionale e non risultano piegati alle richieste dei pubblici ministeri.
Policastro ha puntualizzato che la questione della separazione è fuorviante, visto che, nella pratica, le carriere siano già in gran parte disgiunte. Analizzando gli ultimi cinque anni, solo lo 0,53% dei magistrati ha cambiato la propria funzione. Dunque, la percezione di una connessione inadeguata tra le due carriere pare infondata, sollevando interrogativi sulla necessità e sull’urgenza di una tale riforma.
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Il rischio di un pubblico ministero isolato
Ulteriore tema centrale nella relazione di Policastro si concentra sulla figura del pubblico ministero in un contesto di separazione. Secondo il procuratore, uno scenario con un pubblico ministero autonomo e distaccato dalla giurisdizione potrebbe incomprensibilmente avvicinarsi all’esecutivo, creando una fusione pericolosa di poteri. Policastro ha avvertito che questo potrebbe generare una scivolata verso forme di controllo che non sarebbero in linea con i principi democratici e che comprometterebbero l’indipendenza della magistratura.
Un pubblico ministero separato, secondo Policastro, rischia di trovarsi maggiormente influenzato dall’esecutivo, come accade in alcuni ordinamenti esteri. Questo cambiamento di assetto potrebbe portare a conflitti con l’autonomia e la neutralità , valori fondamentali del potere giudiziario. La professione forense ha quindi motivo di essere in allerta e di difendere l’indipendenza di un sistema che deve essere al servizio della giustizia e non di interessi politici.
Un appello alla riflessione sul sistema giudiziario
Nel corso del suo intervento, Aldo Policastro ha invitato i legislatori e l’opinione pubblica a riflettere seriamente sulle implicazioni della riforma proposta. La sua posizione evidenzia l’importanza di preservare un sistema che opera nella piena autonomia, escludendo qualunque rischio di intrusione da parte del potere esecutivo. Policastro esperta una chiara divulgazione sui temi della giustizia, cercando di mantenere il dialogo aperto sulla direzione futura della magistratura in Italia. Aspetti come la necessità di una reale separazione dei poteri e il mantenimento della giustizia come un’istituzione terza risultano cruciali per il futuro della democrazia nel paese.
L’appello a una riflessione consapevole sulle riforme proposte sottolinea il desiderio di un sistema giudiziario solido e rispettato, che operi effettivamente nel best interest of justice, garantendo l’incolumità dei diritti civili e una reale applicazione della legge in un contesto di indipendenza e imparzialità .