Il lago di Caldonazzo sta per vivere un evento cruciale nella sua storia ambientale, con l’emergere di un progetto volto a riportare alla luce quattro impianti “limno” che dal 2021 si trovano sommersi a profondità tra i 20 e i 30 metri. Questi dispositivi, essenziali per il processo di ossigenazione dell’acqua, hanno giocato un ruolo significativo nel miglioramento di un ecosistema precedentemente danneggiato da eccessiva materia organica, contribuendo così alla conquista della “Bandiera blu”, un riconoscimento importante per la qualità delle acque.
L’operazione di recupero e le sfide tecniche
Le operazioni di recupero sono coordinate dal Servizio Bacini montani insieme al Nucleo sommozzatori del Corpo permanente dei Vigili del fuoco di Trento, che lavorano attivamente da inizio settimana per riportare le strutture a galla. Questo intervento non è solo di vitale importanza per la salute dell’ecosistema lacustre, ma ha anche una valenza formativa per gli operatori coinvolti. Prevedendo di completare il recupero entro la settimana prossima, si sta procedendo con un’attenzione particolare, viste le difficoltà che caratterizzano l’ambiente: bassa visibilità e uno spesso strato di fango al fondale rendono l’operazione complessa.
A rendere tutto più sfidante c’è la necessità di garantire che gli impianti vengano rimossi senza compromettere l’integrità del lago. Infatti, la Provincia, in una nota, evidenzia come questi limno siano stati fondamentali per migliorare l’ossigenazione dell’acqua, contribuendo ad eliminare i liquami che minacciavano la vita del bacino. La loro rimozione non segna solo una fase di recupero, ma rappresenta anche la conclusione di un’era di interventi finalizzati alla salvaguardia del lago, che ora può “respirare” autonomamente dopo lo stop agli scarichi, stabilito con la realizzazione della “cicumlacuale” per le fogne nelle località circostanti, come Pergine Valsugana e Calceranica.
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Dettagli sugli impianti limno e le tecniche di rimozione
Questi impianti, con un’altezza di circa 4 metri e una forma distintiva a campana, erano posizionati in punti strategici, come la zona di “Cà Rossa” e verso il centro del lago. La rimozione presenta diverse criticità; le operative richiedono movimenti molto attenti per prevenire danni, sia alle strutture stesse sia all’ecosistema circostante. I sommozzatori stanno utilizzando lance termiche subacquee per tagliare i cavi d’acciaio che li ancoravano al fondale, proprio in un ambiente in cui la temperatura può scendere a 6 gradi e la visibilità è fortemente ridotta.
Una volta liberati, gli ossigenatori verranno trainati da un’imbarcazione per essere poi sollevati a riva mediante l’uso di una gru. Una volta riportati in superficie, questi impianti, che sono principalmente realizzati in vetroresina, saranno smaltiti in discarica. Questo gesto non solo permette al lago di recuperare la sua naturale condizione, ma rappresenta anche un passo significativo verso un’ulteriore tutela della qualità dell’acqua, un tema sempre più rilevante nelle politiche ambientali locali.
Il recupero degli impianti “limno” al lago di Caldonazzo non è solo un’operazione di manutenzione, ma un’importante tappa nel cammino verso una gestione più sostenibile delle risorse idriche nella regione.