La strage di via mariano d'amelio a palermo: 33 anni tra depistaggi e indagini ancora aperte

La strage di via mariano d’amelio a palermo: 33 anni tra depistaggi e indagini ancora aperte

La strage di via Mariano d’Amelio a Palermo nel 1992 ha ucciso Paolo Borsellino e la sua scorta; indagini segnate da depistaggi, scomparsa dell’agenda rossa e sospetti su servizi segreti e legami mafia-appalti.
La Strage Di Via Mariano D27Ame La Strage Di Via Mariano D27Ame
La strage di via Mariano d’Amelio a Palermo del 1992, in cui morirono Paolo Borsellino e la sua scorta, rimane avvolta da depistaggi, misteri e ombre sui legami tra mafia, servizi segreti e interessi economici, con indagini ancora aperte per far luce sulla verità. - Gaeta.it

La strage di via Mariano d’Amelio a Palermo rappresenta uno degli episodi più oscuri della storia italiana recente. Il 19 luglio 1992 perse la vita il procuratore aggiunto Paolo Borsellino insieme ai cinque agenti della sua scorta. Da allora, molte inchieste si sono susseguite senza riuscire a far emergere completamente la verità su quanto accadde quel giorno. Oltre all’azione mafiosa, filtra il peso di depistaggi e di interessi nascosti che hanno rallentato i processi e offuscato i contorni della vicenda.

La dinamica della strage e i primi accertamenti

Il 19 luglio 1992 un’autobomba esplose in via Mariano d’Amelio a Palermo, provocando la morte di Paolo Borsellino e della sua scorta. Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina persero la vita insieme al magistrato, che stava lavorando sulle indagini contro Cosa nostra. Subito emerse che si trattava di un attacco studiato nei minimi dettagli dal braccio armato della mafia, ma le successive indagini misero in luce un intreccio più complesso. Giudici e inquirenti hanno sottolineato come al gesto mafioso si sia sovrapposta un’azione di disturbo che avrebbe compromesso le prove e deviato il percorso giudiziario. È emerso un “depistaggio storico” volto a nascondere coinvolgimenti estranei a Cosa nostra, fino a parlare di “manovre” di gruppi di potere interessati all’eliminazione di Borsellino.

Le fasi iniziali delle indagini vennero condotte da una squadra di poliziotti coordinata dal procuratore Giovanni Tinebra. Arnaldo La Barbera, capo della squadra mobile di Palermo e legato ai servizi segreti, guidava quel gruppo. Proprio questa squadra fu al centro poi di accuse riguardanti l’aver creato un falso pentito, Vincenzo Scarantino, spacciato come autore materiale della strage. Le condanne che ne seguirono, con sette ergastoli, caddero quando il vero pentito Gaspare Spatuzza fornì una ricostruzione diversa dai racconti costruiti intorno a Scarantino.

Il ruolo dei servizi segreti e la sparizione dell’agenda rossa

Un’altra ombra che pesa sulle indagini riguarda la scomparsa dell’agenda rossa di Paolo Borsellino. Subito dopo la strage, l’agenda personale del magistrato, contenente appunti utili alle sue indagini, sparì senza lasciare tracce. La procura di Caltanissetta ha proseguito le indagini cercando la borsa nelle abitazioni di Arnaldo La Barbera e Giovanni Tinebra, entrambi ora deceduti. La scomparsa del documento è considerata dai giudici un simbolo chiave di quella verità ancora nascosta. L’agenda sparì in circostanze mai chiarite, aggiungendo un elemento di mistero sulla possibile presenza di informazioni che qualcuno voleva sottrarre all’accertamento giudiziario.

Intercettazioni, testimonianze e documenti raccolti finora non hanno svelato la reale ubicazione dell’agenda rossa. Il fatto stesso che fosse sotto la custodia di figure legate a servizi segreti alimenta teorie su una gestione delle indagini in cui elementi fondamentali evitarono di emergere completamente, influenzando l’intero percorso investigativo.

Le indagini sui depistaggi e le accuse agli investigatori

Il 12 luglio 2022 si è svolta una sentenza che ha portato alla prescrizione di due investigatori, Mario Bo e Fabrizio Mattei, accusati di aver favorito il depistaggio riguardante la strage. Loro facevano parte del gruppo che indagava sulle stragi di Falcone e Borsellino, sotto il coordinamento di La Barbera e Tinebra. Un terzo, Michele Ribaudo, è stato assolto, mentre quattro poliziotti sono ancora sotto processo per aver, secondo l’accusa, mentito durante le udienze, nascondendo la verità con silenzi e “non ricordo”.

Queste condotte hanno contribuito a confondere le piste e a mettere in dubbio alcune verità giudiziarie. Il depistaggio è stato definito dai giudici come “il più grande della storia d’Italia”. Il gruppo di investigatori incriminato avrebbe orchestrato l’inganno del falso pentito Scarantino e prodotto materiale processuale fuorviante, rallentando la scoperta dei veri responsabili.

Il rapporto del ros su mafia e appalti e le piste riaperte dalla procura

Il rapporto del Ros legato alla “mafia e appalti” ha riaperto una delle piste relative al movente della strage. Mario Mori, ex comandante del Ros, e Giuseppe De Donno hanno dichiarato alla commissione antimafia che quelle intercettazioni indicavano un legame tra l’organizzazione mafiosa e interessi economici. Questo aspetto sarebbe stato seguito da Paolo Borsellino, ma in poco tempo la procura di Palermo allora guidata da Pietro Giammanco avrebbe archiviato la questione.

La procura di Caltanissetta ha riaperto un fascicolo investigativo su questo punto, coinvolgendo gli ex pm Giuseppe Pignatone e Gioacchino Natoli e il generale della Guardia di Finanza Stefano Screpanti. L’accusa si concentra sul mancato approfondimento di intercettazioni rilevanti, poi ritrovate per caso negli archivi polverosi e destinate alla distruzione. Il focus torna a essere sulle responsabilità nella gestione delle prove e sui possibili rapporti tra la mafia e il circuito degli appalti pubblici.

Le indagini proseguono cercando di ricostruire i legami tra quelle emergenze investigative ignorate allora e la strategia di chi volle silenziare alcune verità. La famiglia Borsellino segue con attenzione l’evoluzione del caso, sperando di vedere chiariti i molti punti oscuri che pesano da più di trent’anni sulla vicenda.

Change privacy settings
×