La sfida dell’eugenetica liberale e la crisi della dignità umana nella società contemporanea

La sfida dell’eugenetica liberale e la crisi della dignità umana nella società contemporanea

Il dibattito sull’eugenetica si evolve con l’ingegneria genetica, sollevando questioni etiche e sociali sulla dignità umana, tra rischi di selezione genetica e riflessioni del magistero cristiano.
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L'articolo analizza le sfide etiche e culturali poste dall’eugenetica liberale e dall’ingegneria genetica, evidenziando i rischi di discriminazione e mercificazione del corpo umano, e propone una riflessione critica ispirata alla tradizione cristiana sulla dignità e uguaglianza di ogni persona. - Gaeta.it

Negli ultimi decenni, la questione dell’eugenetica ha assunto una nuova forma, spostandosi da un controllo statale centralizzato verso le scelte individuali e familiari, grazie ai progressi dell’ingegneria genetica. L’evoluzione delle tecnologie mediche come la diagnosi genetica pre-impianto e la manipolazione del DNA mette oggi in discussione il concetto tradizionale di dignità umana e solleva problemi etici che coinvolgono la natura stessa della persona. Questo articolo ricostruisce il dibattito attorno a tali questioni, riflettendo sulle implicazioni culturali e morali alla luce della tradizione cristiana e del pensiero contemporaneo.

La carta dei diritti fondamentali dell’unione europea e la questione eugenetica

La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, firmata nel 2000, stabilisce il divieto delle pratiche eugenetiche con l’obiettivo di selezionare le persone in base a caratteristiche genetiche. Questa norma nasce dall’esperienza storica europea, segnata dai tentativi di ingegneria sociale e da pratiche discriminatorie. Ciò tuttavia non ha arrestato le sfide poste dalle tecnologie più recenti. Già nel 2001, il filosofo Jürgen Habermas ha messo in guardia contro il rischio che la manipolazione genetica porti a una «generazione con riserva», cioè alla possibilità di scegliere o modificare gli embrioni in modo da ridurre al minimo la variabilità genetica casuale. Questo fenomeno introduce una distinzione radicale tra chi programma geneticamente i propri figli e chi no, compromettendo l’identità corporea e personale degli individui.

Rischi di divisione sociale secondo habermas

La riflessione di Habermas continua a essere attuale, soprattutto in contesti occidentali dove la tecnologia genetica si impone come strumento di selezione privata, più che di controllo pubblico. Esiste il rischio che si crei una divisione sociale tra «programmatori» e «programmati», ponendo in discussione i principi di uguaglianza e dignità umana. Nel mondo reale, molti scelgono di affidarsi a queste tecniche per ragioni personali o mediche, ma il risultato è una nuova forma di eugenetica che agisce silenziosa, fuori dai meccanismi tradizionali di regolamentazione statale.

Eugenetica liberale e la mercificazione del corpo umano

Le discussioni successive hanno spesso minimizzato l’importanza del problema, sostenendo che un approccio liberale alle scelte genetiche elimini le criticità dell’eugenetica. Nonostante ciò, il concetto di «liberalismo» non cancella il rischio di selezione e discriminazione implicito in queste pratiche. Anche Michel Foucault, già negli anni ‘70, aveva osservato il legame tra ingegneria genetica e ideologia del capitale umano. Secondo lui, il corpo smette di essere considerato come espressione unica della persona, diventando invece un valore soggetto a investimenti, nel senso economico del termine.

Programmazione genetica come risorsa economica

Da questa prospettiva, la programmazione genetica dei figli può sembrare per alcuni genitori un modo per assicurare un «rendimento» migliore sul mercato sociale o lavorativo. Non si tratta più di un corpo umano come tale, ma di una risorsa da plasmare. In ambito cattolico, diversi documenti ufficiali hanno denunciato questa deriva. L’enciclica Evangelium Vitae, la dichiarazione Dignitas Personae e il più recente testo Dignitas Infinita hanno affrontato i pericoli insiti nelle tecniche di fecondazione assistita e manipolazione genetica, indicando la necessità di preservare la dignità della persona a ogni stadio della sua esistenza.

La prospettiva cristiana sull’uguaglianza antropologica e la dignità della persona

L’elemento fondante per rigettare ogni forma di selezione basata sul valore umano, come sottolineato dall’enciclica Redemptor Hominis di Giovanni Paolo II, è la logica dell’Incarnazione. Secondo il Magistero, Cristo si è unito a ogni uomo, senza eccezioni, in modo concreto e storico. Questo legame esclude qualsiasi gerarchia di valore tra gli esseri umani, perché ciascuno è incluso nel mistero della redenzione. Non si tratta di un uomo astratto o ideale, ma di ogni persona reale.

Dignità e valore umano secondo il magistero

Questa insegnamento nega la possibilità di programmare la dignità. Essa può solo essere riconosciuta, perché si fonda su un rapporto misterioso e irriducibile tra il divino e l’umano. La cultura europea, pur mantenendo una traccia di questo principio, rischia di perderne il fondamento proprio nel momento in cui si lascia sedurre dalle nuove tecnologie genetiche. La sfida consiste nel recuperare e difendere questa visione, per contrastare la tentazione selettiva che tende a definire il valore dell’uomo su basi biologiche o funzionali.

Riflessioni finali sulla attualità del dibattito e le implicazioni future

La discussione intorno all’eugenetica liberale si inserisce all’interno di un contesto culturale e scientifico in rapida trasformazione. Mentre le tecniche genetiche diventano più accessibili, crescono anche le pressioni sociali e culturali per differenti modelli di figli «programmati». La sfida riguarda quindi la capacità di riconoscere e rispettare la dignità umana, mettendo in guardia contro forme di selezione e discriminazione mascherate da scelta individuale o progresso tecnologico.

Il richiamo alla dottrina cristiana e al magistero serve a mantenere viva una prospettiva antropologica che guarda all’uomo nella sua totalità, senza ridurlo a dimensioni biologiche o economiche. Da questa base si può impostare un dibattito pubblico più equilibrato, capace di affrontare le novità del nostro tempo senza sacrificare principi etici fondamentali. Il tema resta aperto e coinvolge molteplici ambiti, dalla politica alla bioetica, fino alla sfera personale di ogni individuo.

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