L’Italia affronta la necessità di aggiornare in modo deciso le competenze digitali e le conoscenze legate all’intelligenza artificiale . Questa trasformazione riguarda sia il mondo scolastico che quello del lavoro e della pubblica amministrazione. Le difficoltà italiane emergono da un gap ancora ampio nelle competenze, soprattutto nel settore digitale, che richiede interventi urgenti e mirati. Nel 2025, l’adozione dell’IA va vista non solo come innovazione tecnologica, ma come sfida culturale e formativa per tutto il Paese.
Il ruolo dell’ai learning nell’educazione e nella formazione
L’intelligenza artificiale non è soltanto un oggetto di studio, ma anche uno strumento in grado di trasformare i sistemi educativi e formativi. Il concetto di AI learning riguarda proprio l’uso dell’IA per migliorare i processi di apprendimento e colmare i vuoti nelle competenze tecniche e digitali. Nel rapporto realizzato da Lutech e The european house – Ambrosetti, presentato al Cnel, si sottolinea come l’AI learning possa ridurre le lacune formative in scuole, aziende e Pubblica amministrazione. La personalizzazione delle lezioni, l’accesso più equo alle risorse didattiche e la possibilità di formazione continua sono alcuni aspetti su cui l’IA può agire.
Strategie per un piano nazionale
Questa modalità di insegnamento intende superare i limiti delle soluzioni tradizionali, che non riescono a rispondere alla velocità del cambiamento tecnologico. Secondo Giuseppe Di Franco, Ceo di Lutech, “una strategia nazionale deve riunire scuole, università, imprese e istituzioni pubbliche per impostare un piano di formazione digitale e di intelligenza artificiale”. Fondamentale è anche la creazione di un fascicolo digitale delle competenze per ogni cittadino, che tracci lo sviluppo delle abilità nel tempo, favorendo così la competitività italiana a livello globale.
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La situazione italiana tra basse competenze e formazione insufficiente
L’Italia presenta ritardi importanti nella preparazione digitale dei suoi cittadini. Nel settore scolastico, la dispersione rimane alta, con circa 1,5 milioni di ragazzi che hanno abbandonato gli studi negli ultimi dieci anni. Solo il 19% dei giovani si laurea in discipline STEM , indispensabili per formare competenze legate all’intelligenza artificiale. Anche dal lato degli adulti, la situazione non è rosea: solo il 46% possiede competenze digitali di base. Il numero di persone che deve sviluppare queste capacità si aggira attorno ai 15 milioni, soprattutto nella fascia over 55 e tra chi ha un basso livello di istruzione.
Imprese e formazione digitale
Le imprese italiane, pur potendo rappresentare un punto chiave per ripristinare queste competenze, offrono formazione in misura limitata. Solo il 70% delle aziende propone corsi, ma nella realtà delle piccole e medie imprese questa percentuale scende al 59%, con meno del 20% di queste che organizza training specifici su competenze digitali più avanzate. Alla fine, solo il 13% dei lavoratori partecipa a queste iniziative. Questa scarsità di formazione rappresenta un ostacolo non da poco nello sviluppo del capitale umano necessario per sostenere la crescita tecnologica nazionale.
Lutech brain learning, un progetto per la formazione digitale e l’innovazione
Di fronte alle sfide descritte, Lutech ha promosso BrAIn Learning, una piattaforma integrata pensata per supportare scuole, università, imprese e pubblica amministrazione nel percorso di aggiornamento digitale. Questo progetto punta a realizzare un fascicolo digitale delle competenze per ogni individuo, proteggendo la sovranità italiana sui dati personali legati all’istruzione e al lavoro.
Caratteristiche di lutech brAIn learning
Lutech BrAIn Learning si propone come un sistema utile a costruire una base di abilità digitali solide e aggiornate, capaci di concorrere con i requisiti internazionali. La piattaforma si rivolge a tutti i livelli, partendo dall’istruzione obbligatoria fino alla formazione continua in età adulta. L’idea è far convergere le esigenze del mercato con l’offerta formativa, usando l’intelligenza artificiale per facilitare la personalizzazione e l’accessibilità dell’apprendimento. La gestione digitale delle competenze potrà mettere in evidenza gap da colmare e stimolare percorsi di crescita mirati per garantire al Made in Italy un posizionamento più competitivo nella scena globale.