La settimana del 19 maggio 2025 ha visto una serie di eventi in rapida successione che hanno coinvolto direttamente la premier Giorgia Meloni nel contesto delle trattative sulla crisi ucraina. Tra telefonate con Donald Trump, vertici a Roma e discussioni con altri leader mondiali, la situazione politica è sembrata capovolta in poche ore. Al centro del cuore diplomatico resta l’ipotesi di ospitare i negoziati tra Mosca e Kiev in Vaticano, un’opzione che intende rilanciare la trattativa di pace, dopo i fallimenti in Turchia. I risvolti coinvolgono Stati Uniti, Unione europea e la Santa Sede, con Roma pronta a tornare protagonista sulle questioni internazionali.
Il ruolo inaspettato di giorgia meloni nelle consultazioni internazionali
Negli ultimi giorni, il coinvolgimento diretto di Giorgia Meloni nelle discussioni sul conflitto in Ucraina è cresciuto notevolmente. Dopo essere stata esclusa dalla riunione d’emergenza dei cosiddetti “volenterosi” a Tirana, la premier è stata richiamata al centro delle trattative grazie a una telefonata con Donald Trump. Questo scambio telefonico ha ribaltato la situazione politica, dimostrando l’importanza del rapporto tra Meloni e il presidente Usa. La chiamata è stata seguita da altri incontri virtuali con vari leader, tra cui Ursula von der Leyen e J.D. Vance, in cui Meloni ha assunto il ruolo di mediatrice e coordinatrice delle iniziative.
Le fonti interne ai palazzi decisionali descrivono una Meloni attenta a non riaprire il conflitto nato a Tirana con Macron, evitando di tornare sull’incidente, ma concentrandosi sull’obiettivo comune. Il dialogo con Trump si è sviluppato soprattutto sulla possibilità di spostare i negoziati in Vaticano, idea sostenuta anche dalla Santa Sede e posta al centro del confronto. La presenza di Meloni nelle call successive ha sorpreso più di qualcuno, soprattutto Macron, da cui era stata in un primo momento esclusa. Non a caso la premier è stata definita come “un punto di riferimento” per la strategia americana, visto il legame che ha con Trump, il quale ha mostrato ottimismo nei confronti dell’ipotesi vaticana.
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I dettagli tecnici e politici della call dalla situation room della casa bianca
La partecipazione di Giorgia Meloni ai vertici internazionali non si è limitata alle telefonate informali. Domenica sera, la premier si è collegata in video dalla John F. Kennedy Conference Room, nel sottosuolo della West Wing della Casa Bianca, conosciuta come la “situation room”. Questa apparenza ha scompigliato gli equilibri diplomatici, in particolare per Macron, il quale era stato autore dell’esclusione della Meloni dalla riunione a Tirana. Vederla al tavolo virtuale con Trump, e successivamente con altri leader europei, ha modificato lo scenario.
Il format delle videoconferenze rispecchia una strategia americana che punta a coinvolgere Meloni, riconoscendole una posizione di rilievo nella negoziazione del conflitto. Il cancelliere tedesco Friederich Merz ha dichiarato che la presenza italiana in questi incontri è giustificata dal buon rapporto tra Meloni e Trump e potrebbe anche mutare a seconda della situazione. Oltre a von der Leyen, alla seconda call ha partecipato anche il presidente finlandese Alexander Stubb, la cui presenza è legata sia ai rapporti con la Russia sia per motivi personali, come la passione condivisa con Trump per il golf.
La malattia di meloni e la riconquista di un ruolo centrale nel negoziato per la pace
Il 19 maggio 2025 Meloni ha affrontato gli appuntamenti chiave nonostante una forte influenza. Un febbrone vicino ai 38 gradi non ha fermato la premier, che ha definito informalmente con i suoi collaboratori di essersi “tirata troppo la corda”. Dopo un primo tentativo di partecipare alla call da casa seduta in auto, Meloni è stata richiamata a Palazzo Chigi per prendere parte alla discussione che ha rivisto Roma come possibile punto chiave per i negoziati di pace.
L’intenzione di riportare i negoziati in Vaticano ha un valore strategico, ridando peso all’Italia nella complessa partita diplomatica che dura ormai da oltre tre anni. Nel governo e nel partito di Meloni si sottolinea sia il passo avanti ottenuto, sia la centralità acquisita, considerato anche che von der Leyen ha partecipato alle chiamate dopo il vertice con Vance a Roma. Il tempestivo squillo a Palazzo Berlaymont ha rappresentato un segnale utile a comprendere la direzione delle trattative e l’influenza di Meloni.
Il coinvolgimento della santa sede e i prossimi passi diplomatici di roma
Dopo la call con Trump e i “volenterosi”, nel governo italiano si prepara l’attivazione di contatti diretti con la Santa Sede. Palazzo Chigi ha rilasciato una nota che sottolinea la disponibilità italiana a “fare la sua parte per facilitare i contatti e lavorare per la pace”. Non è stato precisato se Meloni sentirà personalmente Papa Prevost o il segretario di Stato Vaticano Pietro Parolin, ma fonti vicine alla premier preferiscono mantenere riserbo per la delicatezza della situazione.
Il ruolo di Roma come possibile sede di negoziati tra Mosca e Kiev potrebbe cambiare il volto della crisi, offrendo un’ulteriore chance per una mediazione. Nel frattempo, i contatti tra i leader proseguono, con l’Italia pronta a farsi carico di una responsabilità diplomatica fondamentale nel gioco delle relazioni internazionali e nella ricerca della stabilità in Europa orientale.