La riforma della legge sulla caccia: il ministro lollobrigida spiega il nuovo ruolo dell’uomo come bioregolatore

La riforma della legge sulla caccia: il ministro lollobrigida spiega il nuovo ruolo dell’uomo come bioregolatore

la proposta di modifica della legge 157/1992 sulla caccia in italia punta a una gestione sostenibile della fauna, riaffermando il ruolo umano e smentendo false notizie su caccia illegale o dannosa
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La proposta di riforma della legge 157/1992 sulla caccia, illustrata dal ministro Lollobrigida, mira a rafforzare il ruolo umano nella gestione sostenibile della fauna selvatica, smentendo fake news e mantenendo tutele per le specie protette. - Gaeta.it

La recente proposta di modifica della legge 157/1992 sulla caccia ha suscitato diverse reazioni e discussioni. Durante un convegno organizzato da Cia Agricoltori italiani, il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, ha chiarito aspetti fondamentali del provvedimento e ha risposto a voci circolate nelle ultime settimane. La riforma punta a ridefinire il rapporto tra uomo e natura con un’attenzione particolare alla gestione e regolazione della fauna.

Il ministero dell’agricoltura riafferma il ruolo umano nella gestione degli ecosistemi

Francesco Lollobrigida ha sottolineato come l’essere umano sia unico nella capacità di interpretare dati scientifici e tradurli in azioni concrete per regolare gli equilibri naturali. Nel suo intervento al convegno, ha evidenziato che, pur riconoscendo la sensibilità e la sofferenza degli animali, nessuna altra specie riesce a condurre interventi consapevoli per l’equilibrio dell’ecosistema.

Questa riflessione ha posto le basi per giustificare la riforma, che mira a riconsegnare all’uomo il compito di bioregolatore all’interno degli ambienti naturali. Secondo il ministro, la capacità di analizzare fenomeni complessi e intervenire con consapevolezza scientifica distingue l’uomo dagli altri esseri viventi. In questo senso, la legge si pone l’obiettivo di tornare a un rapporto più equilibrato tra attività umana e fauna selvatica, sviluppando pratiche regolatorie fondate su dati e ricerche.

Lollobrigida ha fatto presente che nella gestione della fauna è indispensabile il contributo human, date le sfide ambientali attuali. Il ministro ha fatto riferimento a un passato recente, segnalando come la legge vigente fosse datata e non più adeguata a fronteggiare fenomeni come il sovrannumero di alcune specie selvatiche che causano danni all’agricoltura e agli ecosistemi locali. La riforma quindi vuol fornire strumenti concreti per una gestione efficace e sostenibile.

Smentite le voci su caccia in spiaggia, di notte e verso specie protette

Negli ultimi tempi sono apparse notizie che avrebbero attribuito alla riforma norme che permettono la caccia in spiaggia, in orario notturno o contro specie protette. Il ministro ha definito queste informazioni come “fake news” senza fondamento. Lollobrigida ha esortato a guardare direttamente al testo della proposta per comprendere la realtà dei fatti.

Ha criticato chi, senza conoscere il contenuto del provvedimento, diffonde commenti basati su pregiudizi o sterili campagne mediatiche, spesso provenienti da figure pubbliche non direttamente coinvolte nella gestione dell’ambiente. Il riferimento è chiaro verso personaggi dello spettacolo o influencer che, pur vivendo lontano dalla realtà rurale, intervengono sul tema con toni allarmistici.

Il ministro ha ribadito che la riforma mantiene rigide tutele per le specie protette e non intende aprire spazi a possibilità di caccia che compromettano habitat o ecosistemi. Le attività venatorie restano regolate da parametri precisi, in linea con le direttive europee e nazionali, per garantire un controllo bilanciato della fauna, senza rischi per l’ambiente o la conservazione delle specie.

Le nuove disposizioni e l’approccio regolatorio della riforma

La legge 157/1992 rappresenta la base legislativa sulla gestione della fauna selvatica e l’attività venatoria in Italia. La proposta di riforma interviene su alcuni punti chiave, puntando a un aggiornamento necessario dopo trent’anni di norme. Tra le novità principali ci sono modi per intervenire più agilmente in situazioni di emergenza causate da squilibri faunistici e la possibilità di adottare misure più mirate per tutelare le colture agricole danneggiate dagli animali selvatici.

Gli interventi prevedono un maggiore coinvolgimento degli agricoltori e degli operatori forestali, favorendo un rapporto diretto con chi vive a stretto contatto con il territorio. Questo tipo di approccio risponde a casi di conflitto tra fauna e attività umane, fornendo strumenti per affrontarli in modo strutturato.

La riforma mantiene comunque saldo il quadro delle limitazioni per tutelare la biodiversità e salvaguardare specie a rischio. Resta al centro l’idea di una gestione equilibrata, con l’uomo impegnato a monitorare e regolare gli ecosistemi sulla base di osservazioni scientifiche e conoscenze sul campo. In questo senso, l’intervento del ministro Lollobrigida ha voluto riaffermare il ruolo della legge come strumento di equilibrio tra conservazione della natura e sostenibilità delle attività umane.

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