Un evento recente ha riacceso l’attenzione sulla difficile situazione sociale e criminale di Caivano, un comune della Campania noto per il suo complesso di edilizia popolare chiamato Parco Verde. L’omicidio di un giovane, Arcangelo Correra, ha spinto Roberto Saviano a dichiarare che la violenza evidenzia un completo fallimento del modello di intervento a Caivano. Tuttavia, don Maurizio Patriciello, parroco del Parco Verde, ha sollevato dubbi sulla validità di questa affermazione, invitando a considerare una realtà più complessa e a cercare soluzioni piuttosto che manifestare disillusione.
L’omicidio di Arcangelo Correra e la reazione di Roberto Saviano
Roberto Saviano, autore di “Gomorra” e figura centrale nella lotta contro la camorra, ha commentato l’omicidio di Arcangelo Correra, un ragazzo di 15 anni ucciso recentemente nel rione Parco Verde. Secondo Saviano, questo crimine è un indicatore del fallimento delle politiche sociali e di sicurezza in un’area già segnata da gravi problemi di degrado e criminalità. Il suo pezzo ha colpito duramente, evidenziando una percezione diffusa che le misure adottate negli ultimi anni non abbiano prodotto risultati tangibili.
Tuttavia, don Patriciello ha risposto in modo deciso, richiamando l’attenzione sul fatto che Saviano non è tornato a Caivano dopo il suo primo racconto di vent’anni fa. Questo richiamo è più di un semplice appello; è un invito a scendere in campo e comprendere direttamente le reali condizioni in cui vivono le persone locali. Patriciello sottolinea che la guerra alla camorra e al degrado non può essere condotta da lontano, ma richiede un coinvolgimento diretto e attivo con le comunità interessate.
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Il degrado e la speranza a Caivano
Negli ultimi due decenni, la situazione a Caivano è stata caratterizzata da un deterioramento continuo. Secondo don Patriciello, le cose sono andate di male in peggio, e ciò è aggravato dall’abbandono e dalla mancanza di attenzione da parte delle istituzioni. Il parroco mette in evidenza che il degrado non è solo una questione di crimine, ma è anche legato a un profondo malessere sociale. Le famiglie vivono in una realtà difficile, in cui le opportunità sono scarse e le aspettative per il futuro sono frequentemente infrante.
Nonostante questo quadro cupo, ci sono segnali di cambiamento. Patriciello ha notato che le dinamiche nel Parco Verde sono in evoluzione, affermando che la zona non è più tra le principali piazze di spaccio in Europa. La presenza del governo, come quella del presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha dato nuovo impulso all’attenzione verso il territorio, anche se il percorso verso una vera e propria trasformazione è ancora lungo.
Un cambiamento necessario e possibile
Don Patriciello ha espresso la necessità di una maggiore comprensione della complessità della situazione a Caivano, suggerendo che le soluzioni devono andare oltre gli slogan e le sterili critiche. Secondo lui, l’approccio deve essere inclusivo e collaborativo, coinvolgendo non solo i politici, ma anche la comunità, i sacerdoti, i giornalisti e gli scrittori. Il sacerdote ha radicalmente distolto l’attenzione dall’idea di un fallimento totale, proponendo piuttosto di valorizzare i piccoli progressi e i segnali positivi che emergono da una situazione complessa.
La dimensione sociale e culturale di Caivano richiede una risposta strategica e ponderata. Don Patriciello ha esortato tutti coloro che si interessano della realtà locale a non lasciarsi vincere dalla diffidenza e dalla disperazione, ma a continuare a lavorare per un futuro migliore, affrontando le problematiche con sguardo critico e costruttivo.
L’esortazione finale di don Patriciello
Infine il parroco ha rivolto un invito a Saviano, non solo per tornare a Caivano, ma per partecipare attivamente alla sua rinascita, assicurando che il cambiamento è possibile e che ci sono persone pronte a sostenere questo percorso. La lotta contro la camorra e la criminalità non deve essere isolata; richiede il contributo di tutti, fedeli e non, per costruire una società più giusta.
Il messaggio di don Patriciello è chiaro: senza un’immediata assunzione di responsabilità e un’azione concertata da parte della società civile, la spirale di degrado e violenza potrebbe continuare a minacciare il futuro degli abitanti di Caivano.