La procura di milano ha avviato una serie di accertamenti per chiarire le circostanze che hanno portato al femminicidio compiuto da un detenuto del carcere di bollate, autorizzato al lavoro esterno. Negli ultimi giorni del 2025, il 35enne ha ucciso una collega all’hotel Berna, tentato un secondo omicidio e poi si è tolto la vita. L’inchiesta cerca di capire se il percorso di sorveglianza e le segnalazioni precedenti fossero adeguati.
Le verifiche della procura e l’acquisizione dei documenti sul detenuto
La procura di milano ha acquisito tutte le relazioni riguardanti il trattamento del detenuto all’interno del carcere di bollate. Questi documenti servono a valutare la gestione della sua detenzione, soprattutto il periodo in cui è stato ammesso al lavoro esterno. Sono già stati ascoltati testimoni, in particolare alcuni colleghi di e manuele de maria. Lo scopo è scoprire se ci siano stati errori o omissioni nel monitoraggio del detenuto.
Il procuratore pubblico Francesco de tommasi guida l’indagine che si concentra su ipotesi di omissione o sottovalutazione. L’inchiesta principale riguarda il reato di omicidio premeditato e tentato omicidio, ma potrà essere chiusa per la morte dello stesso autore, avvenuta dopo i fatti. La procura ha deciso di creare un fascicolo autonomo dedicato esclusivamente a questi accertamenti, per approfondire con attenzione ogni dettaglio del caso.
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I dubbi sul percorso di lavoro esterno all’hotel berna
Una delle questioni centrali dell’indagine riguarda la fase in cui il detenuto era impegnato nel lavoro all’esterno, presso l’hotel berna. Le autorità vogliono capire se in quel contesto si siano presentati segnali di pericolo che non siano stati riconosciuti o segnalati. Le condizioni del detenuto durante questa attività avranno un peso decisivo nella ricostruzione dei fatti.
Secondo le relazioni carcerarie, il 35enne era considerato un detenuto modello, ma ora si verifica se questo quadro corrisponda al comportamento osservato dagli impiegati dell’hotel e dal datore di lavoro. Viene valutata la possibilità che il suo atteggiamento fosse diverso da quello condiviso all’interno del carcere. In tal caso, sarebbe rilevante stabilire se le autorità di sorveglianza abbiano trascurato elementi importanti.
Le testimonianze dei colleghi e del datore di lavoro
La procura ha già sentito alcune persone che lavoravano con il detenuto all’hotel berna e intende approfondire queste testimonianze. Verranno convocati anche altri colleghi e il datore di lavoro, che potrebbero fornire dettagli utili sugli episodi precedenti alla tragedia. L’obiettivo è ricostruire con precisione l’ambiente di lavoro e il rapporto con il responsabile del femminicidio.
Chi ha frequentato il detenuto nel periodo in cui era attivo all’esterno potrà chiarire se siano emersi segnali di instabilità o comportamenti anomali. Le dichiarazioni raccolte aiuteranno a definire se le autorità carcerarie hanno ricevuto o meno informazioni rilevanti e se queste sono state gestite in modo corretto. La procura valuta ogni elemento per capire se sia andata persa l’occasione di evitare la tragedia.
Ricostruzione dei fatti e responsabilità
La ricostruzione dei fatti in corso a milano fa luce su un caso drammatico segnato da responsabilità ancora da chiarire e sul modo in cui viene gestita la progressione della detenzione aperta al lavoro esterno. L’attenzione resta alta per verificare ogni passaggio della vicenda. “Ogni dettaglio va esaminato con rigore,” affermano gli inquirenti.