Le ripercussioni dei terremoti che colpirono l’Appennino marchigiano nel 2016 si fanno ancora sentire nei piccoli centri di Visso, Ussita e Castelsantangelo sul Nera, ora segnati dall’incertezza e dalla paura per il futuro. A otto anni dai disastrosi eventi sismici, i residenti fanno i conti con l’impasse della ricostruzione delle loro case, delle loro vite, e il timore che i tempi si allunghino ulteriormente. Recenti visite ai luoghi colpiti hanno rivelato una situazione complessa, in cui, nonostante alcuni progressi, permane un clima di sconforto tra i cittadini. Le storie di coloro che sono rimasti e di quelli che hanno scelto di andarsene raccontano di un territorio in attesa di rinascita.
I cambiamenti nei borghi post-sisma
Dall’ottobre del 2016, a ridosso delle scosse che sfiorarono i 6,5 gradi di magnitudo, le amministrazioni locali hanno visto succedersi diversi sindaci e sono cambiati anche i volti delle comunità . Tuttavia, la socialità e l’economia della zona sono rimaste ancorate a un passato segnato dal dramma. I centri storici appaiono ancora irriconoscibili, con strutture distrutte, e i lavori di riqualificazione sono per lo più limitati alle aree che si trovano al di fuori delle mura cittadine. A Visso, ad esempio, è possibile notare un certo fermento con la presenza di gru che operano, ma nei luoghi più emblematici permane una triste anacronia: le abitazioni distrutte raccontano storie di chi è stato costretto ad abbandonare la propria vita quotidiana, lasciando all’interno dei propri spazi residenziali candelabri e indumenti abbandonati.
La distanza temporale dall’evento catastrofico ha tuttavia portato a una maggiore consapevolezza tra i cittadini riguardo alla necessità di recuperare le tradizioni e la vita comunitaria, fatto che emerge anche dagli sforzi di alcune associazioni locali. La precarietà della situazione è evidente anche nel numero dei residenti: molti se ne sono andati, dando luogo a un ulteriore invecchiamento della popolazione, mentre i pochi rimasti si trovano spesso a dover affrontare un futuro incerto.
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Attività di ricostruzione e progetti per il futuro
A Camerino, un comune che ha attraversato momenti particolarmente difficili, è stato avviato un imponente programma di recupero del centro storico. Secondo il sindaco Roberto Lucarelli, la riqualificazione avverrà in tre fasi distinte, con progetti già approvati che riguardano ben 130 edifici. All’interno di questo piano, il 60% dei 68 progetti presentati ha ottenuto il decreto di esecuzione, e i lavori sono previsti per partire nelle prossime settimane. Tuttavia, nei comuni circostanti e all’interno del cratere sismico, la prospettiva è ancora difficile, e c’è forte preoccupazione che ulteriori ostacoli burocratici possano rallentare il processo di rinascita.
La vita economica di Visso, Ussita e Castelsantangelo sul Nera rimane fragile, con numerosi residenti che non sono più tornati. Il racconto di un operaio di Visso evidenzia come una parte della comunità si sia ricostituita lungo la costa, con famiglie che hanno trovato una nuova normalità lontano dalle loro origini. Le testimonianze di commercianti e residenti pongono l’accento sulla necessità di una ripresa che deve necessariamente andare oltre i lavori edilizi e toccare anche il tessuto commerciale di questi luoghi.
La necessità di un nuovo tessuto sociale ed economico
La sfida più grande per i borghi colpiti dal terremoto non è solo quella di rimettere in piedi le case, ma di ricostruire un’intera comunità e riattivare l’economia locale. Chiara Caporicci, presidente dell’associazione “Casa” di Ussita, sottolinea l’importanza di riattivare la vita sociale attraverso eventi e iniziative che possano aiutare i residenti a ritrovare uno spirito di comunità . Le sue parole riflettono la necessità di un approccio integrato che non si limiti alla ricostruzione materiale, ma che investa anche in progetti che possano generare occupazione e sviluppo economico.
Le esperienze personali dei residenti e le difficoltà riscontrate dai commercianti di Ussita mettono in luce una realtà complessa, in cui l’emergere di un nuovo tessuto imprenditoriale è fondamentale affinché si possa vedere una rinascita. L’ambiente sociale, da riappropriarsi, richiede tempo e sforzi collettivi.
Nell’attesa che le macerie vengano rimosse, e che un nuovo capitolo della storia di questi borghi possa iniziare, i cittadini continuano a vivere tra i ricordi di un passato doloroso e la remota speranza di un futuro migliore.