La malattia di Parkinson è una condizione neurodegenerativa che colpisce milioni di persone in tutto il mondo, portando con sé una serie di sfide fisiche e psicologiche. La storia di don Domenico Vitulli, che ha ricevuto la diagnosi alla vigilia del suo cinquantacinquesimo compleanno, offre uno sguardo profondo e personale sulla vita con questa malattia, affrontando la solitudine, la spiritualità e le piccole gioie quotidiane.
La diagnosi e il peso della malattia
Il momento della rivelazione
Don Domenico descrive la mattina del suo compleanno come un colpo devastante. La diagnosi di Parkinson, formulata da un medico, ha segnato l’inizio di una nuova fase della sua vita. Sentimenti di smarrimento e confusione hanno preso il sopravvento, rendendolo incapace di elaborare immediatamente la notizia. La malattia non è solo un’affezione fisica; è qualcosa di più profondo che altera il rapporto con se stesso e con gli altri. La percezione del proprio corpo, della salute e della vita quotidiana viene messa in discussione.
La Bestia: un nemico invisibile
Nella sua narrazione, Vitulli si riferisce al Parkinson come alla Bestia, un’entità che lo ha privato del controllo sul proprio corpo e sulla propria vita. Questa descrizione metaforica evidenzia il lento ma inesorabile deterioramento delle sue abilità fisiche e mentali. Ogni giorno diventa una battaglia contro dolori, tremori e disturbi psicologici come depressione e ansia, rendendo la vita un elenco di sfide sempre più complesse da affrontare. La solitudine e l’isolamento nella quale si sente immerso sono una costante, poiché la malattia cambia le dinamiche relazionali e l’auto-percezione.
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Il ruolo della spiritualità e della comunità
La questione di Dio e della fede
La fede di don Domenico gioca un ruolo cruciale nella sua vita. Egli esprime il timore di essere messo da parte da Dio, sentendo che la sua incapacità di svolgere funzioni sacerdotali potrebbe rappresentare un segno di disapprovazione divina. La sua riflessione su Abramo e il sacrificio del figlio mette in luce un profondo conflitto interiore: la paura di perdere la propria identità e la propria vocazione di sacerdote. La spiritualità diventa quindi un doppio filo: da un lato, fonte di conforto; dall’altro, di angoscia.
L’importanza del supporto sociale
Vitulli sottolinea l’importanza del sostegno da parte di amici e familiari. Non è possibile affrontare il Parkinson da soli; la solitudine è un nemico insidioso che amplifica la sofferenza. Le preghiere e i gesti di affetto degli altri diventano una forma di conforto. Don Domenico non si sente solo, poiché sa che molti stanno pregando per lui, alimentando la sua speranza e il suo senso di comunità.
Abitudini quotidiane e ricerca di gioia
La lotta attraverso lo sport e la musica
Affrontare la malattia significa anche cercare di mantenere una vita attiva. Don Domenico ha trovato nella musica, nei libri e nella natura le sue fonti di gioia. Inoltre, praticare sport ha avuto un impatto positivo sulla sua salute fisica, aiutandolo a mantenere un buono stato di forma. Le attività fisiche e gli hobby servono non solo a distrarlo dalla malattia, ma anche a coltivare la sua identità di persona attiva e creativa.
I ricordi come rifugio
L’autore si rifugia spesso nei ricordi e nella rielaborazione creativa della sua vita passata. Scrivere e raccogliere materiali che testimoniano la sua storia diventano un modo per preservare una parte di sé, per affrontare un futuro incerto e difficile. I ricordi servono da ponte tra il passato vibrante e il presente complesso, fungendo da baluardo contro la progressione della malattia.
La dimensione della luce e ombra
Accettare e vivere nella sofferenza
Don Domenico racconta delle sue esperienze quotidiane e delle emozioni che emergono in lui, dalle luci alle ombre. Nonostante la gravità della sua condizione, cerca di non farsi sopraffare dalla disperazione. La malattia, per quanto complessa e dolorosa, non lo definisce completamente. Egli si sforza di vivere nel momento presente, imparando a convivere con le emozioni di paura e vulnerabilità.
La mente e i suoi misteri
Il racconto di don Domenico si sofferma anche sull’effetto che la malattia ha sulla sua mente e sui suoi pensieri. La lotta contro il Parkinson è anche una questione di lucidità mentale e volontà. Il suo desiderio di comunicare e di connettersi con gli altri è travisato dalla fatica di mantenere il controllo delle proprie idee e delle proprie parole. La complessità della sua mente diventa un campo di battaglia, che non sempre riesce a governare.
Ogni giorno rappresenta una nuova sfida, ma don Domenico continua a cercare il senso della vita attraverso la malattia e la sofferenza. Le sue parole risuonano, invitando a una riflessione profonda su come la vita possa cambiare da un momento all’altro e sull’importanza della connessione umana.