La storia di craco, borgo antico in provincia di matera, è segnata da un evento drammatico che ha cambiato per sempre il volto del territorio lucano. Nel 1963 una frana spaventosa ha costretto tutti gli abitanti ad abbandonare la zona vecchia, trasformando il paese in un luogo sospeso nel tempo e nella memoria. Il documentario “ghost town“, in onda mercoledì 8 maggio su Rai 5, ripercorre questo capitolo, partendo dagli archivi della biblioteca di matera fino ai palazzi abbandonati di craco vecchia.
La biblioteca di matera e i documenti storici che raccontano craco
Il viaggio tra le memorie di craco prende avvio dalla biblioteca di matera, custode di carte, mappe e testimonianze che descrivono la vita nel paese nel corso dei secoli. Qui, Sandro Giordano prende in mano documenti antichi e registri che evidenziano come craco si sia sviluppato nel tempo, da piccolo insediamento rurale a centro vibrante con una comunità radicata nel paesaggio circostante. Attraverso questi materiali si leggono le trasformazioni sociali, economiche e ambientali che hanno influenzato la vita degli abitanti.
La raccolta di testi e foto apre a una storia fatta di tradizioni, feste locali e l’armonia tra uomo e natura, ma anche di sfide crescenti imposte dal territorio impervio. Gli studiosi hanno analizzato la stabilità del suolo della zona sin dagli anni ’50, segnalando segnali di pericolo che, purtroppo, sono culminati nella tragedia del 1963. I documenti rivelano le prime allerta ignorate o sottovalutate dalle autorità locali, un elemento che aggiunge profondità al racconto di quella stagione difficile per craco.
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Craco vecchia, un museo all’aperto
La visita a craco vecchia permette di camminare tra edifici storici, dimore nobiliari e ruderi che resistono al tempo e alle intemperie. Questo paesaggio di silenzio e pietre cadenti racconta l’epilogo di una comunità che ha lasciato tutto alle spalle, costretta ad abbandonare il proprio paese a causa dei rischi derivanti dal movimento franoso. Le strade deserte e le finestre spalancate restituiscono un senso di sospensione, come se l’orologio si fosse fermato proprio nel giorno dell’esodo.
Craco vecchia e il fascino inquietante di una città abbandonata
Craco è diventata così una “città fantasma”, un monumento alla precarietà di certe installazioni umane in ambienti naturali fragili. La presenza di palazzi signorili abbandonati racconta anche delle differenze sociali che hanno caratterizzato questo borgo prima della frana, mostrando un tessuto abitativo che intreccia case modeste con costruzioni più imponenti, simbolo di un passato complesso e stratificato.
I visitatori trovano in craco vecchia una sorta di museo all’aperto dove la natura sta lentamente reclamando terreno. Piante, erbacce e radici avanzano sulle pietre insieme a uccelli e piccoli animali, trasformando l’area in un ecosistema unico che conserva, però, le tracce di una civiltà fuggita via.
Dal borgo alla diaspora: le conseguenze sociali
L’allontanamento forzato degli abitanti di craco ha segnato l’avvio di un lungo processo di spopolamento che ha modificato la geografia umana di questo angolo di basilicata. Con la città vecchia vuota, molte famiglie si sono trasferite in zone limitrofe o in grandi centri urbani, alla ricerca di sicurezza e opportunità di lavoro. Questo spostamento ha avuto un impatto profondo sulla coesione sociale e il tessuto economico di matera e dei paesi vicini.
Nel tempo, le istituzioni locali hanno affrontato il problema della gestione delle aree a rischio, cercando di preservare il patrimonio culturale e paesaggistico, senza però riuscire a riportare stabilità nella zona più colpita. Craco è rimasta così una testimonianza silenziosa delle sfide ambientali e sociali che molte realtà italiane hanno incontrato nel passato, con un’attenzione speciale agli effetti che le frane e i terremoti possono avere sulle comunità.
La rinascita di interesse verso craco ha assunto forme diverse, dal turismo alla valorizzazione artistica. Film, servizi televisivi e iniziative culturali hanno portato nuova attenzione, anche se la popolazione residente nella zona storica non è mai più tornata a vivere tra quelle case. La città fantasma resta un segnale visibile dei cambiamenti e dell’incertezza che accompagnano le trasformazioni del paesaggio e della società.