La forza del destino: tra superstizione e spettacolo al Teatro alla Scala

La forza del destino: tra superstizione e spettacolo al Teatro alla Scala

La stagione 2024/2025 del Teatro alla Scala di Milano si apre con “La forza del destino” di Verdi, un’opera avvolta da superstizioni e eventi sfortunati che ne alimentano il fascino.
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La forza del destino: tra superstizione e spettacolo al Teatro alla Scala - Gaeta.it

La stagione 2024/2025 del Teatro alla Scala di Milano si aprirà con un’opera che, nonostante il suo straordinario successo, porta con sé un alone di superstizione: “La forza del destino” di Giuseppe Verdi. Noto per essere uno dei titoli più apprezzati del repertorio operistico, questo lavoro è avvolto da credenze popolari che ne rendono il nome quasi impronunciabile per chi lavora nel mondo dell’opera. Un fenomeno che suscita curiosità e timore, combinando arte e folklore.

L’ombra della superstizione nell’opera

Gli addetti ai lavori tendono a non nominare “La forza del destino” esplicitamente. Le superstizioni sull’opera hanno radici profonde, legate a eventi sfortunati che si sono verificati nelle varie rappresentazioni nel corso degli anni. Una delle pratiche più diffuse è la sostituzione del titolo con sinonimi o perifrasi, come “Potenza del fato“. Questa strategia, adottata dai teatranti, sembra essere un modo per scongiurare il presunto destino funesto associato a questa opera. La riserva nel nominare il lavoro di Verdi è così radicata che alcuni parlano addirittura dell’opera come l'”innominabile” di Verdi.

Questa diffidenza trae origine da una serie di episodi sfortunati. Ad esempio, il primo viaggio del compositore in Russia nel 1861, previsto per il debutto dell’opera, fu ostacolato dalla malattia di un cantante. Anche gli incidenti e le disgrazie legate a suoi interpreti hanno alimentato tale convinzione. Ogni sera di rappresentazione sembra portare una sorta di tensione, accentuata da antiche credenze che si intrecciano con l’emozione della performance.

Eventi tragici legati all’opera

Tra gli eventi più drammatici spicca sicuramente la rappresentazione del 4 marzo 1960, quando il baritono Leonard Warren morì sul palco del Metropolitan di New York. Mentre interpretava il ruolo di Don Carlo di Vargas, è svanito davanti a un pubblico incredulo, colpito da un’emorragia cerebrale. Questo evento ha alimentato ulteriormente il mito oscuro che circonda “La forza del destino“, incidendo sull’immaginario collettivo degli operatori e degli spettatori. La fatalità sembra accompagnare sempre l’opera, creando un’atmosfera di reverenza e paura.

Anche durante prove di routine si sono verificati incidenti significativi. Un esempio emblematico è il terremoto del Giappone del 2011, che ha colpito gli artisti dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino proprio mentre si esercitavano per una rappresentazione dell’opera al Teatro Bunka Kaikan. In situazioni come queste, la fatalità e l’imprevisto danno ulteriore alimentazione ai racconti di malaugurio legati a quest’opera.

L’arte incontra la superstizione

Nonostante le connotazioni negative, “La forza del destino” continua a far parte del repertorio operistico e rappresenta un pilastro della tradizione teatrale. L’affluenza di pubblico all’apertura della stagione conferma l’interesse per questa opera, nonostante le avvertenze e i racconti che la accompagnano. Gli eleganti ospiti del Teatro alla Scala sono noti non solo per il loro amore per l’opera, ma anche per il loro atteggiamento verso le superstizioni. Si possono facilmente trovare amuleti portafortuna, come il “curniciello” rosso, nascosti tra i vestiti eleganti o nelle borse, a rappresentare un modo per affrontare l’incertezza di un’opera che sembra essere, a suo modo, viva e inquietante.

In questo contesto, “La forza del destino” diventa un riflesso non solo delle opere di Verdi, ma anche delle convinzioni culturali di un pubblico che, al di là delle credenze, continua a frequentare i teatri con un atteggiamento critico e affascinato. L’incrocio tra arte e superstizione stimola un’esperienza complessa, ricca di nuance e significati, rendendo ogni esibizione un evento unico e carico di tensione, attesa e, in un certo senso, rispetto.

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