Negli ultimi trent’anni, le città metropolitane italiane si trovano a fronteggiare un fenomeno preoccupante: la drastica riduzione del numero di giovani. Questa diminuzione non solo incide sulla densità demografica, ma solleva interrogativi sul futuro delle comunità urbane nel paese. Secondo un report dell’Istat intitolato “I giovani nelle città metropolitane: la fragilità dei percorsi educativi nei contesti urbani. Anni 2022 e 2023”, si stima che complessivamente ci siano circa 4,8 milioni di giovani nella fascia di età compresa tra 0 e 24 anni. Questa cifra rappresenta un terzo della popolazione giovanile totale italiana, pari a 13,6 milioni.
La diminuzione della popolazione giovanile: un quadro allarmante
Negli ultimi tre decenni, il numero di giovani nelle città metropolitane ha visto un calo impressionante, pari al 24,5% rispetto al 1993. Attualmente, solo il 22,6% degli abitanti delle aree metropolitane è composto da giovani, un dato che segna una perdita significativa rispetto al 1993, quando un giovane rappresentava un terzo della popolazione generale. La situazione è particolarmente grave in alcune città del sud Italia, tra cui Napoli, Catania e Palermo, dove la diminuzione demografica è più evidente. La fragilità dei percorsi educativi, messa in evidenza nel rapporto Istat, rivela come questi centri urbani siano in difficoltà non solo per la perdita di abitanti ma anche per l’incapacità di trattenere le nuove generazioni.
Differenze tra regioni: il centro-nord contro le aree meridionali
Le differenze regionali riguardo alla popolazione giovanile sono stridenti. Nelle città metropolitane del sud e delle Isole, la perdita giovanile supera la media nazionale, segnando un -23,9%; in alcuni casi, come Cagliari, il tasso di perdita raggiunge addirittura il 45,3%. Al contrario, le città del centro-nord mostrano una contrazione meno accentuata. Bologna è un caso particolare, con una crescita della popolazione giovanile del 13,2%. Questa crescita si deve principalmente all’aumento significativo dei ragazzi fino a 14 anni , contrapposto però a una riduzione della fascia 15-24 anni. Sensorare questi andamenti demografici è cruciale per rendersi conto delle dinamiche sociali ed economiche che influenzano le scelte dei giovani.
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La migrazione e il suo impatto sulla demografia giovanile
Un altro aspetto critico della diminuzione dei giovani nelle città metropolitane riguarda le migrazioni. Sebbene i flussi migratori dall’estero abbiano parzialmente contribuito ad aumentare la natalità e la struttura giovanile della popolazione, non sono stati sufficienti a compensare il calo naturale. Nei capoluoghi, il decremento della popolazione 0-24 anni è di ben il 27,7%, e nella fascia di età 15-24 anni, il calo tocca anche il 39%. Le città di Cagliari e Bari registrano perdite significative, rispettivamente del 56,2% e del 42,8%. Questi dati sottolineano l’urgenza di politiche e strategie finalizzate alla riqualificazione e valorizzazione delle città, per rendere questi luoghi nuovamente attrattivi per le nuove generazioni.
Differenze di genere: un’analisi della popolazione giovanile
Nel contesto delle città metropolitane, emerge inoltre una marcata differenza di genere. La popolazione femminile è in prevalenza, con un rapporto di 94,2 uomini per ogni 100 donne, differente rispetto alla media nazionale di 95,7. Questa disparità tende ad accentuarsi con l’età, dovuto alla maggiore longevità delle donne. Tuttavia, nella fascia di età tra la nascita e i 14 anni, è la componente maschile a primeggiare, con un rapporto di 106,1 maschi ogni 100 femmine. Un’analisi più approfondita di queste differenze di genere può fornire spunti importanti su come orientare servizi e opportunità per i giovani nelle città metropolitane, mirando a una maggiore inclusione e sostegno per tutti.