La situazione finanziaria e gestionale in Abruzzo si aggrava dopo i primi 16 mesi della legislatura del presidente Marsilio, che mostra un aumento del disavanzo e problemi nella sanità pubblica. Le promesse di contenere le tasse e di evitare deficit si sono rivelate false di fronte a numeri in rosso crescenti. Politici locali e organi di controllo segnalano dissesti che potrebbero portare a conseguenze giudiziarie e un indebolimento evidente della rete sanitaria regionale. Il dibattito si incrocia con la verifica ministeriale di luglio 2025 e con lo spettro di nuovi tagli obbligati dalla governance nazionale.
Aumento della pressione fiscale e disavanzo crescente nella regione abruzzo
Durante questo primo anno e mezzo di legislatura Marsilio, l’aumento delle tasse è diventato inevitabile per coprire i buchi di bilancio. La prima norma approvata ha cercato fondi per un disavanzo di 128 milioni di euro. A fine 2024 è stato infatti accantonata una somma di 20 milioni per fronteggiare un deficit inizialmente sottovalutato, poi stimato in 81 milioni. La giunta ha quindi dovuto predisporre una manovra da 113 milioni, attraverso nuove imposte e tagli di spesa.
Il capogruppo del Partito Democratico in consiglio regionale, Silvio Paolucci, ha sostenuto da subito che la gestione finanziaria non sarebbe stata sostenibile, ma le sue critiche sono state definite allarmiste dalla maggioranza. Ora, con il quadro peggiorato, anche i ministeri si mostrerebbero scettici sulla credibilità della giunta regionale. Lo stesso Paolucci sottolinea come la non trasparenza sui debiti e la mancanza di confronto serio con Roma abbiano peggiorato la condizione economica.
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L’aumento della pressione fiscale è stato inevitabile, ma non ha portato a un riequilibrio saldo. I numeri raccontano di un bilancio in affanno, con misure di emergenza che pesano direttamente sulle tasche degli abruzzesi e sulle casse pubbliche. Questo scenario rende urgente un confronto più rigoroso con il governo centrale per definire linee operative chiare e misure di recupero efficaci.
Le criticità nella gestione delle fatture e il rischio di intervento della corte dei conti
Tra i temi più gravi emersi c’è la gestione disordinata delle fatture di alcune aziende sanitarie locali . Secondo Paolucci, questa situazione potrebbe generare passività non ancora evidenziate, che rischiano di finire alla corte dei conti per verifiche sui responsabili della spesa pubblica. Il timore è che si producano danni economici ulteriori dovuti a cattiva amministrazione o ritardi nei pagamenti.
L’11 luglio 2025 è stata fissata una verifica formale con i ministeri competenti, che monitorano da vicino le criticità della regione. I documenti delle ultime riunioni mostrano un disavanzo riconosciuto come strutturale e che necessita interventi immediati. Il governo nazionale ha indicato una serie di azioni precise, tra cui la redazione di un piano operativo assente da troppi anni, la destinazione di risorse specifiche per il disavanzo 2025 e l’uso della fiscalità aggiuntiva per il settore sanitario.
La giunta regionale non ha adempiuto a queste richieste, aggravando la fiducia del governo centrale. I dirigenti del dipartimento salute rischiano di ritrovarsi in difficoltà a causa di una gestione che continua a ignorare le evidenze contabili. La normativa prevede che in presenza di disavanzo la maggior parte delle risorse derivanti dalle maggiori tasse debba andare alla sanità. In Abruzzo, invece, 175 milioni sono stati destinati ad altri capitoli di spesa, violando norme nazionali e aprendo la strada a possibili sanzioni.
La situazione del patto di stabilità e le conseguenze per enti locali e servizi pubblici
La regione deve anche rispondere all’obbligo imposto dal governo Meloni di accantonare circa 40 milioni per il patto di stabilità. Questo vincolo fiscale impone limiti rigidi su spese e investimenti, penalizzando comuni e province e comportando tagli rilevanti. Abruzzo appare così destinato a ridurre drasticamente bruscamente risorse in settori essenziali.
La mancata approvazione di un piano operativo regionale da anni conferma l’incapacità di garantire un bilancio in equilibrio. Di conseguenza, l’amministrazione si limita a gestire l’esistente senza programmare migliorie o investimenti. La carenza di aggiornamento degli atti aziendali della sanità, ancora quelli della giunta D’Alfonso risalenti a sette anni fa, testimonia questa paralisi.
Difficoltà nella sanità e ricadute sui cittadini abruzzesi
I servizi sanitari regionali mostrano segni evidenti di decadimento. Le reti di emergenza e di assistenza territoriale sono sotto pressione, con le aree interne che subiscono tagli e disagi maggiori. Secondo dati ricostruiti, oltre 120 mila abruzzesi rinunciano alle cure. I livelli essenziali di assistenza si abbassano, la mobilità sanitaria peggiora e le liste d’attesa diventano sempre più lunghe e difficili da gestire.
Stagnazione degli investimenti e uso insufficiente delle risorse p n r r per la sanità in abruzzo
L’edilizia sanitaria in Abruzzo è ferma da sette anni. Sono bloccati 500 milioni di euro destinati a infrastrutture sanitarie, senza che si vedano opere completate o cantieri aperti. Il ritardo riguarda anche l’impiego dei fondi PNRR, con un utilizzo decisamente inferiore rispetto ad altre regioni nel centro e nord Italia.
Questo immobilismo pesa non solo sulla qualità dei servizi, ma anche sull’attrattività e la capacità di risposta del sistema sanitario regionale. Il ritardo negli investimenti porta a strutture obsolete e carenze di dotazioni tecnologiche e organizzative. Abruzzo resta infatti uno degli ultimi posti per spese e interventi nel campo sanitario, con ripercussioni sulla salute dei cittadini e sull’efficienza della macchina pubblica.
La continuità di una gestione politica senza cambiamenti
La continuità di questa situazione è legata alle scelte politiche della giunta attuale, che sembra incapace di scostarsi da una gestione fatta di propaganda e ritardi. Il bilancio resta in perdita, i servizi peggiorano, ma non si attivano piani di rilancio efficaci. La sfida per il futuro sarà la capacità di invertire questa rotta senza ulteriore deterioramento per una regione già segnata da difficoltà economiche e sociali.