La tensione commerciale tra Unione europea e Stati Uniti continua a far discutere Bruxelles. Dopo l’approvazione di due pacchetti di contromisure per rispondere ai dazi americani su acciaio e alluminio, la Commissione europea sta valutando ulteriori restrizioni alle esportazioni verso gli Usa, con un focus particolare su alcuni beni strategici. Le consultazioni tra i rappresentanti dei 27 Stati membri sono in corso e si registra l’intenzione di coinvolgere anche altri alleati commerciali in un coordinamento più ampio.
Il coordinamento con altri partner commerciali dell’unione europea
Un altro aspetto emerso nella riunione del Coreper riguarda la volontà della Commissione di coordinare le azioni dell’Ue con altri partner commerciali considerati vicini o alleati economici. Tra i paesi menzionati ci sono il Giappone, il Canada, altre nazioni dell’America Latina e la Corea del Sud. L’obiettivo è rafforzare la posizione comune contro le tariffe protezionistiche che gli Usa hanno imposto negli ultimi anni, puntando a una risposta coordinata che coinvolga più mercati influenti.
Questo approccio riflette la necessità di costruire un fronte compatto e multilaterale, dato che la partita commerciale si gioca non solo sui rapporti bilaterali. Un’unione di intenti e di strategie commerciali potrebbe aumentare la pressione sugli Stati Uniti, spingendo per una revisione delle tariffe. La sintonia con questi partner strategici, tuttavia, richiede tempi lunghi e compromessi politici, vista la complessità delle rispettive economie e degli accordi commerciali vigenti.
Leggi anche:
Le consultazioni tra Bruxelles e gli altri governi sono già in fase preliminare, e si attendono passaggi formali nei prossimi mesi per formalizzare eventuali azioni congiunte o bilaterali legate alle contromisure contro i dazi.
Le prime contromisure e la proposta del terzo pacchetto
Dopo la decisione di imporre contromisure per 21 miliardi di euro contro i dazi Usa sull’acciaio e l’alluminio, misure già deliberate ma temporaneamente sospese, la Commissione ha avanzato un secondo pacchetto di circa 72 miliardi contro le cosiddette “tariffe universali” introdotte dall’amministrazione Trump. Tuttavia, l’attenzione ora si sposta su un terzo gruppo di possibili azioni, che prevede restrizioni mirate sulle esportazioni di specifici beni verso gli Stati Uniti. Secondo fonti diplomatiche, uno degli elementi considerati riguarda il divieto o il limite all’esportazione europea di rottami di alluminio, una materia prima di rilevante interesse per l’industria americana. Queste ipotesi sono emerse durante l’incontro degli ambasciatori Ue , che ha dato sostanzialmente il via libera all’approfondimento della proposta, su impulso della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen.
Il dibattito sul terzo pacchetto riflette l’intento di ampliare le risposte europee oltre il semplice contrappasso tariffario, cercando di incidere sul flusso di materie prime e semilavorati che alimentano alcuni settori industriali strategici a livello transatlantico. La misura, se attuata, andrebbe a rafforzare la posizione dell’Europa nel confronto commerciale, ma comporta anche rischi legati a tensioni ulteriori nelle relazioni economiche bilaterali.
Il confronto politico e le posizioni dei singoli stati membri
Il secondo pacchetto di contromisure, del valore di 72 miliardi circa, resta centrale nel calendario politico dell’Ue. È previsto un confronto durante il Consiglio Affari Esteri dedicato a commercio e relazioni esterne, convocato per il giorno successivo alla riunione del Coreper. Sebbene non vi sia ancora un accordo conclusivo sulle misure da adottare, l’incontro sarà un importante banco di prova per valutare le posizioni dei governi coinvolti.
Tra le delegazioni dei 27, Italia ha espresso sostegno generale all’impostazione di von der Leyen, ma in quella sede ha sollevato alcune riserve sull’eventuale uso immediato dello Strumento anti-coercizione. Questo meccanismo prevede di poter imporre restrizioni mirate per rispondere a pressioni economiche o politiche esterne. La cautela italiana rispecchia la volontà di evitare escalation premature, pur mantenendo aperta la possibilità di valutare azioni più decise se la situazione dovesse peggiorare.
Altri paesi membri, invece, sembrano più propensi a una risposta dura e rapida, spingendo per un uso efficace di tutti gli strumenti a disposizione. L’equilibrio tra i diversi approcci sarà determinante per definire la strategia complessiva dell’Ue nelle prossime settimane. Il confronto politico continua a essere vivo ed è probabile che vedrà sviluppi e prese di posizione più nette nel corso della primavera 2025.