La caduta di Assad: l'Iran in difficoltà e il possibile potenziamento del programma nucleare

La caduta di Assad: l’Iran in difficoltà e il possibile potenziamento del programma nucleare

La destabilizzazione del regime di Bashar al-Assad in Siria riduce l’influenza dell’Iran nel Medio Oriente, spingendo Teheran a considerare un’accelerazione del programma nucleare come risposta strategica.
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La caduta di Assad: l'Iran in difficoltà e il possibile potenziamento del programma nucleare - Gaeta.it

L’equilibrio geopolitico del Medio Oriente sta subendo un forte scossone con la destabilizzazione del regime di Bashar al-Assad in Siria. Questo crollo ha avuto ripercussioni dirette sull’Iran, che si trova ora a fronteggiare una mancanza di alleati e una significativa riduzione della sua influenza nella regione. La Repubblica islamica, storicamente coinvolta in una rete di alleanze, si trova davanti a nuove sfide e potrebbe accelerare il proprio programma nucleare come risposta a questa crisi.

La frattura dell’asse iraniano

Con la caduta di al-Assad, l’Iran ha visto scomparire o indebolire gravemente alcuni dei suoi principali alleati, tra cui Hezbollah in Libano e Hamas in Palestina. Questo smantellamento dell’asse della resistenza, che permetteva a Teheran di esercitare una considerevole influenza militare e politica, ha creato un vuoto strategico. Le uniche entità rimaste, come gli houthi in Yemen e le milizie sciite in Iraq, non forniscono più il supporto sufficiente a mantenere una deterrenza efficace. In questo contesto, gli esperti prevedono che l’Iran possa intensificare il proprio programma nucleare, visto come un possibile strumento di difesa in un’area sempre più turbolenta.

Diversi analisti, infatti, paragonano questa situazione a una delle più gravi crisi dal conflitto con l’Iraq negli anni Ottanta. Il Council on Foreign Relations ha evidenziato che l’attuale scenario rappresenta una battuta d’arresto per la Repubblica islamica, la quale ha visto svanire gran parte della sua capacità di proiezione di potere in Medio Oriente. Le recenti azioni Israele, caratterizzate da attacchi militari contro obiettivi iraniani, hanno ulteriormente minato la già fragile posizione di Teheran.

Conseguenze economiche e territoriali

La perdita del regime di Assad va oltre la semplice questione militare. Per l’Iran, è anche una significativa perdita economica. Nel 2023, la Siria ha importato quasi 40 milioni di barili di petrolio iraniano, un flusso vitale per un’economia già messa a dura prova dalle sanzioni internazionali. Inoltre, la Siria ha sempre rappresentato un corridoio terrestre fondamentale per l’Iran per raggiungere Hezbollah, considerato il gruppo armato non statale più potente al mondo, supportato finanziariamente e militarmente proprio da Teheran.

Ali Vaez, direttore dell’Iran Project dell’International Crisis Group, ha sottolineato che senza l’accesso a Hezbollah, l’asse della resistenza perde il suo significato. La situazione all’interno della Siria sta però evolvendo, e l’attuale governo che dovesse emergere dalla crisi potrebbe non avere l’intenzione di proseguire la cooperazione con l’Iran come faceva il regime di al-Assad.

La reazione a catena dopo il 7 ottobre

Il cambiamento avvenuto a partire dagli eventi del 7 ottobre ha scatenato una reazione a catena foriera di nuovi risvolti geopolitici per l’Iran. Gli esperti hanno paragonato questo periodo a quando gli Stati Uniti intervennero in Iraq nel 2003, sebbene stavolta la Repubblica islamica non possa contare su un’opportunità strategica. La situazione si complica ulteriormente con il riemergere della figura di Donald Trump, la cui possibile rielezione potrebbe riportare la politica di “massima pressione” sul regime iraniano, già tanto colpito da sanzioni.

Le dichiarazioni di Vaez evidenziano il disappunto dell’Iran rispetto alla piega che hanno preso gli eventi. Ci sono segnali che indicano come l’influenza iraniana nel contesto siriano stia scemando. Le fazioni armate di opposizione, al loro ingresso a Damasco, hanno preferito risparmiare l’ambasciata russa mentre saccheggiavano quella iraniana, un gesto simbolico della crescente ostilità verso Teheran.

L’urgenza di un nuovo approccio nucleare

Con l’invecchiamento della leadership iraniana e il futuro incerto della regione, la questione nucleare si pone in modo sempre più urgente. La Repubblica islamica deve affrontare un dilemma: continuare a rispettare la fatwa di Ali Khamenei che vieta lo sviluppo di armi di distruzione di massa, oppure accelerare il programma nucleare per garantire un livello di deterrenza sufficiente contro le minacce esterne.

Il CFR ha dichiarato che la deterrenza nucleare sta diventando un elemento centrale nel pensiero strategico iraniano. Sebbene l’Iran non possieda ancora armi nucleari, la sua capacità di arricchire uranio a livelli utilizzabili è progredita, aumentando il rischio di un’intensificazione del programma. La prossima direzione del governo iraniano sarà fondamentale per il futuro della sicurezza nella regione e per i rapporti con le potenze mondiali, che temono un Iran nucleare, in un periodo caratterizzato da incertezze e cambiamenti rapidi nel panorama geopolitico.

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