La sala del Maggior Consiglio a Palazzo Ducale, nel cuore di Genova, ha ospitato una cerimonia con il tutto esaurito per il conferimento del premio Primo Levi 2025 allo scrittore americano Jonathan Safran Foer. L’evento, organizzato dal Centro culturale Primo Levi, si è svolto in un clima carico di emozione e riflessione in presenza di un pubblico attento e partecipe. Nel corso della serata sono stati affrontati temi che legano la memoria storica alle sfide attuali, uniti dalla necessità di mantenere viva la coscienza sui diritti umani.
Riflessioni sugli eventi attuali: guerre, crisi umanitarie e l’indifferenza che dilaga
Nel discorso di ringraziamento, sono emersi riferimenti a eventi drammatici e attuali che richiedono attenzione. Foer ha ricordato la recente scomparsa di papa Francesco, la cui figura incarnava un disagio espresso con gentilezza ma anche un monito contro l’indifferenza diffusa. Le guerre in atto, in particolare a Gaza, dove oltre 30.000 civili sono stati uccisi, e la crisi degli ostaggi israeliani ancora nascosti, rappresentano emergenze che sembrano sbiadire nell’opinione pubblica.
Si è parlato anche di altri conflitti come quelli in Sudan, dove circa 9 milioni di persone sono sfollate, e della guerra in Ucraina, ormai fuori dai riflettori mediatici. Foer ha sottolineato la pericolosa assuefazione della società davanti alle tragedie, citando le parole di Primo Levi: “il silenzio non è semplice mancanza di parole, ma una forma di complicità.”
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Non sono mancati dati drammatici come la malnutrizione che colpisce 45 milioni di bambini sotto i 5 anni, un numero simile alla popolazione della Spagna, con 11 bambini morti ogni minuto per fame. Con queste cifre in mente, Foer ha invitato all’empatia, immaginando un bambino occupare il posto del pubblico, morto nel tempo del suo intervento. Questo esempio crudo serve a scuotere le coscienze che troppo spesso rimangono immobili davanti alle ingiustizie.
Il messaggio umano e morale ispirato da primo levi e rilanciato da jonathan safran foer
Il richiamo finale di Foer si è concentrato sulla profonda lezione lasciata da Primo Levi, che aveva compreso come l’atrocità non derivi solo da atti violenti ma soprattutto dall’indifferenza crescente verso la sofferenza altrui. La testimonianza di Levi, lontana dall’essere conclusa, resta una ferita aperta da cui trarre spunti di umanità e impegno.
Foer ha evidenziato come il vero pericolo per la società sia la perdita della capacità di indignarsi, la riduzione alla rassegnazione di fronte alle ingiustizie. L’essere turbati è la manifestazione della vitalità morale, la spinta a mantenere accesa la memoria e a sostenere una convivenza che riconosca la dignità di ogni essere umano.
In questa serata di riflessione, Genova ha accolto più che un premio, un appello a non dimenticare le lezioni del passato e a non abbandonare la responsabilità verso chi soffre oggi.
Il significato del premio primo levi e il riconoscimento a safran foer
Il presidente del Centro culturale Primo Levi, Alberto Rizzerio, ha aperto la serata sottolineando il valore della manifestazione come momento di riferimento per la cultura e l’impegno civile. Ha evidenziato come il premio a Jonathan Safran Foer non rappresenti solo un riconoscimento letterario, ma un ponte tra l’eredità di Primo Levi e le problematiche contemporanee. Foer indaga le conseguenze profonde del dolore e dell’ansia, esplorando la resilienza necessaria per cercare una riconciliazione in un contesto globale spesso segnato da crisi umanitarie. Rizzerio ha richiamato l’attenzione sul forte umanesimo di Levi, legato alla tutela dei diritti di ogni creatura vivente, inclusi gli animali, un tema centrale anche nelle opere di Foer.
Lo scrittore offre, secondo il presidente, una guida morale in un’epoca che appare incerta e disorientata. Questa visione, condivisa dai presenti, invita a non perdere il senso della dignità e della compassione, elementi cruciali per scuotere un mondo che frequentemente mostra segni di violenza e indifferenza.