A Treviso, una nuova installazione è stata inaugurata per rendere omaggio alle donne vittime di femminicidio nell’ultimo anno. Situata sulla balaustra del Ponte dell’Università lungo Riviera Garibaldi, l’installazione presenta decine di cartelli contenenti nomi e fotografie delle vittime. L’iniziativa intende sensibilizzare l’opinione pubblica sulla gravità del fenomeno, trasformando statistiche in storie personali.
Un tributo visibile alle vittime
L’installazione ha un forte impatto visivo, destinato a creare consapevolezza e riflessione. Maria Domenica Pedone, presidente della Commissione Comunale Pari Opportunità, ha dichiarato che l’intento è quello di dare dignità alle vittime, permettendo che i loro nomi e le loro storie possano emergere in un contesto spesso dominato da numeri e statistiche. Ogni cartello non solo rappresenta una vittima, ma un individuo con una vita, una storia e relazioni significative. Questa iniziativa si propone di erradicare l’abitudine di ridurre il femminicidio a un freddo dato statistico, mettendo al centro della narrazione le donne e la loro esistenza.
Il messaggio è chiaro: ogni donna vittima di femminicidio è molto più di una semplice cifra. L’intento è di accendere una luce su chi sono, oltre i dati. La memoria collettiva deve rimanere viva attraverso il racconto delle loro vite, il che richiede una responsabilità anche da parte della società nel mantenere viva la loro memoria.
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Una mappa della violenza
Gloria Tessarolo, assessore alla Città Inclusiva, ha rimarcato la necessità di dare a ogni vittima il suo nome e la sua storia, contrastando la tendenza a generalizzare il problema di genere. L’installazione presenta una “mappa della violenza” in grado di mostrare la diversità delle vittime, che provengono da diverse età, nazionalità e contesti socio-economici. Quest’ampia rappresentazione serve a mettere in evidenza come il fenomeno del femminicidio non discrimina, colpendo donne di ogni estrazione sociale.
Le statistiche spesso inducono a un’assuefazione, rendendo difficile riconoscere la gravità del problema. I nomi e cognomi appesi ai cartelli, invece, rappresentano storie personali, legami spezzati, e il dolore che questo tipo di violenza porta con sé. Ogni vittima avvicina il pubblico alla drammaticità della situazione, rendendo il tutto un argomento di discussione e azione sociale.
Riflessioni sul dolore
Ogni nome esposto è simbolo di una vita spezzata, una madre separata dai propri figli, una figlia strappata ai genitori, e un’amicizia perduta. La grandezza di questo progetto risiede nella capacità di trasmettere il peso del dolore di ogni donna uccisa. È vitale, ora più che mai, che la società riconosca l’importanza di queste storie, rimanendo attenta e reattiva in situazioni di violenza domestica.
L’installazione non è solo un semplice tributo, ma un invito a riflettere sui rapporti, sulla cultura dell’odio e sulla necessità di un cambiamento radicale nell’approccio del discorso pubblico e privato sul tema della violenza di genere. La memoria di queste donne deve essere onorata, e la loro storia non deve mai essere dimenticata.