Indagine all'ospedale di Lavagna per somministrazione eccessiva di tranquillanti a pazienti nel reparto Obi

Indagine all’ospedale di Lavagna per somministrazione eccessiva di tranquillanti a pazienti nel reparto Obi

Un’inchiesta all’ospedale di Lavagna, Genova, coinvolge due infermiere per somministrazione eccessiva di benzodiazepine a pazienti, con accuse di sequestro di persona, peculato e abbandono.
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In un ospedale di Lavagna (Genova) due infermiere sono indagate per aver somministrato e sottratto benzodiazepine ai pazienti per uso improprio, con accuse di sequestro di persona, abbandono, esercizio abusivo e peculato. - Gaeta.it

Un’inchiesta è partita all’ospedale di Lavagna, in provincia di Genova, per approfondire un possibile caso di uso improprio di farmaci sedativi su pazienti ricoverati nel reparto di osservazione breve intensiva . Due infermiere sono sotto indagine per aver somministrato dosi troppo elevate di benzodiazepine con l’obiettivo di far dormire i malati e così poter riposare durante i turni notturni.

I reati contestati alle infermiere e i controlli in ospedale

Le due operatrici sanitarie lavorano nell’Obi e al momento sono indagate per sequestro di persona, abbandono di persona incapace, esercizio abusivo della professione e peculato. La prima accusa nasce dall’ipotesi che abbiano ridotto in modo illegittimo la libertà di movimento dei pazienti, dosando tranquillanti per inutilizzarli durante le ore notturne. L’abbandono di persona incapace è collegato al rischio concreto che i pazienti, in stato di incoscienza o sedazione eccessiva, siano rimasti senza assistenza adeguata.

Le forze dell’ordine impegnate sono i carabinieri del Nucleo Antisofisticazioni e Sanità, insieme all’aliquota dei carabinieri del territorio, tutti coordinati dalla Procura di Genova, con il pm Giuseppe Longo. Già nel corso di una notte di controlli all’interno dell’ospedale, militari e due medici legali hanno esaminato i pazienti per verificare la presenza di tracce riconducibili a benzodiazepine. Questi accertamenti servono a stabilire se ci siano gli elementi per confermare la somministrazione non autorizzata e magari anche in quantità superiore a quelle prescritte.

Indagini concentrate sulle infermiere

Mentre le indagini si concentrano sulle infermiere, non risultano al momento ipotesi di reato a carico dei medici o della direzione sanitaria dell’ospedale.

Il ritrovamento di farmaci e materiali ospedalieri nelle abitazioni delle infermiere

Nel corso di una perquisizione nelle abitazioni delle due donne sono stati trovati numerosi medicinali contenenti benzodiazepine, alcuni dei quali non risultavano prescritti o registrati in modo ufficiale. Accanto ai farmaci, le autorità hanno sequestrato materiale sanitario come garze e aghi, presumibilmente sottratti all’ospedale. Questo ha portato all’aggiunta del reato di peculato, cioè l’appropriazione indebita di beni pubblici.

Tali ritrovamenti fanno supporre che le infermiere potessero utilizzare farmaci tolti dalle scorte ospedaliere senza autorizzazione, concedendosi inoltre una gestione personale e non controllata dei sedativi. Sono in corso approfondimenti per stabilire l’origine precisa di quei farmaci e le modalità di approvvigionamento.

Coinvolgimento della asl4 e verifiche sul posto

Il direttore generale della Asl4, Salvatore Petralia, ha partecipato all’intervento dei Nas durante le operazioni all’interno dell’ospedale. Questo incontro conferma l’attenzione da parte delle autorità sanitarie locali, che monitorano la situazione per garantire la tutela dei pazienti.

Nel contesto dell’ospedale di Lavagna, già sensibile a episodi di sicurezza, questo episodio ha portato a una verifica dei protocolli di somministrazione dei farmaci e del controllo sul personale sanitario. Le autorità competenti continueranno a valutare tutte le prove raccolte per accertare eventuali responsabilità e prevedere azioni correttive.

L’indagine si muove lungo più fronti, anche per capire se episodi simili si siano verificati in altri reparti o strutture. Resta la necessità di tutelare i pazienti e assicurare che le pratiche sanitarie rispettino sempre le regole di cura e sicurezza previste dalla legge.

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