La procura di milano sta conducendo un’inchiesta su presunte irregolarità nella gestione urbanistica del comune, con numerose persone destinatari di avvisi di garanzia. Tra gli indagati figurano assessori, dirigenti comunali, imprenditori e il sindaco. Le accuse parlano di un sistema che avrebbe favorito interessi ristretti a discapito dell’interesse pubblico, coinvolgendo progetti strategici per la trasformazione urbana milanese. L’inchiesta ha già portato a richieste di misure cautelari e sequestri di materiale investigativo. Ecco i dettagli del procedimento e le figure coinvolte.
I protagonisti dell’inchiesta e le richieste di arresto
Sono 74 gli indagati della procura di milano nell’ambito di un’indagine che coinvolge sia esponenti dell’amministrazione comunale sia imprenditori legati al settore dell’edilizia e dell’urbanistica. Tra le persone a rischio arresto ci sono Giancarlo Tancredi, assessore alla rigenerazione urbana, per cui è stata richiesta la misura cautelare degli arresti domiciliari. I pm hanno anche chiesto il carcere per Giuseppe Marinoni e Alessandro Scandurra, rispettivamente presidente e vice della disciolta commissione per il paesaggio.
Il sindaco Giuseppe Sala risulta iscritto nel registro degli indagati e comparirà in aula già lunedì prossimo per rispondere delle accuse. L’inchiesta non solo tocca questi personaggi, ma ha mosso i riflettori anche su importanti imprenditori come Manfredi Catella, presidente di Coima, che ha ricevuto un’istanza di arresto domiciliare. Tra gli altri indagati ci sono Federico Pella, socio di J+S ingegneria, e Andrea Bezziccheri, fondatore di Bluestone, a cui i magistrati hanno sequestrato una somma considerevole di denaro contante e che già aveva procedimenti aperti per abusivismo edilizio.
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Sviluppi delle indagini
Le indagini sono in corso, i numeri degli iscritti potrebbero aumentare e le accuse ampliarsi dopo le analisi di computer, tablet e telefoni che gli investigatori hanno sequestrato durante le perquisizioni. Il materiale potrebbe fornire ulteriori elementi su progetti e accordi controversi nell’ambito della pianificazione urbanistica di milano.
Il piano urbanistico e i presunti interessi nascosti
Le carte raccolte in questa inchiesta descrivono un presunto “piano ombra” della città ideato da Giuseppe Marinoni, che avrebbe redatto un documento chiamato “Nodi e Porte Metropolitane Milano 2050” nel suo studio privato invece che in ufficio pubblico.
Secondo i pm, il progetto, che ha ricevuto un patrocinio gratuito dal comune su indicazione del sindaco e dell’assessore Tancredi, faceva da copertura per avviare una serie di operazioni immobiliari nelle periferie mettendo in gioco interessi privati. Si tratterebbe di un tentativo di aggirare regole e procedure pubbliche per favorire la costruzione di grandi aggregati edilizi intorno ai cosiddetti “nodi periferici”, aree di confine tra milano e l’hinterland.
Partenariato pubblico-privato e trasparenza
Un altro punto riguarda l’uso di forme contrattuali come il partenariato pubblico-privato, giustificate in teoria da finalità di interesse sociale, ma in realtà impiegate per evitare gare e trasparenza, aprendo così la strada a possibili accordi non trasparenti e a vantaggi per pochi soggetti.
Questi elementi delineano un sistema dove uffici comunali che dovrebbero garantire la tutela dell’interesse pubblico si sarebbero trasformati in strumenti al servizio di gruppi selezionati, innescando tensioni nel contesto politico e amministrativo della città.
Il ruolo del sindaco sala e le pressioni sulla commissione per il paesaggio
La posizione del sindaco Giuseppe Sala si concentra soprattutto sull’approvazione di alcuni progetti delicati, tra cui il caso del Pirellino e quello della “Torre Botanica” di Stefano Boeri, l’architetto celebre per il Bosco verticale, anch’egli indagato. Sala è finito nell’inchiesta in relazione a un parere della commissione per il paesaggio, che in un primo momento non sembrava favorevole al progetto di Boeri, ma che poi ha dato un via libera difficile e controverso.
I magistrati hanno evidenziato come Giuseppe Marinoni abbia dimostrato una mancanza di indipendenza: secondo la procura, sarebbe stato soggetto a pressioni non solo da Sala, ma anche dall’assessore Tancredi, dal direttore generale Malangone, da Manfredi Catella e dallo stesso Boeri. Questo avrebbe compromesso la trasparenza e l’imparzialità del lavoro della commissione e, in generale, la gestione dell’urbanistica a milano.
Il gip Mattia Fiorentini sarà chiamato a decidere il 23 luglio sulle richieste di misure cautelari avanzate dai pubblici ministeri e potrà parametrarle o respingerle dopo gli interrogatori. La fase istruttoria resta aperta e si attendono sviluppi rilevanti.
Reazioni politiche e impegno degli inquirenti
La premier Giorgia Meloni ha commentato l’inchiesta ribadendo che spetta alla magistratura portare avanti il procedimento senza interferenze politiche. Ha precisato che un avviso di garanzia non deve automaticamente condurre a dimissioni per chi ricopre cariche pubbliche. La decisione, secondo la premier, rimane una scelta personale legata alle capacità di governare in un contesto difficile.
Le autorità giudiziarie continuano a scandagliare ogni dettaglio e materiale sequestrato per chiarire responsabilità e dinamiche interne all’amministrazione milanese. L’inchiesta tocca aspetti delicati che riguardano la trasformazione di spazi urbani strategici e la gestione del territorio, elementi cruciali per il futuro della città.
La lotta ai possibili meccanismi di favori nascosti nell’urbanistica milanese rimane al centro dell’attenzione pubblica e giudiziaria. Lo sviluppo di questa vicenda avrà probabilmente ricadute sia istituzionali sia sul modo di condurre progetti importanti per la città metropolitana.