In italia cresce l’allarme per costi e gestione delle lesioni ulcerative e amputazioni degli arti inferiori

In italia cresce l’allarme per costi e gestione delle lesioni ulcerative e amputazioni degli arti inferiori

Lesioni ulcerative croniche e amputazioni agli arti inferiori aumentano in Italia a causa dell’invecchiamento, spingendo associazioni e medici a chiedere una rete territoriale integrata per prevenzione e cura efficace.
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L'articolo evidenzia l’aumento delle lesioni ulcerative croniche e amputazioni agli arti inferiori in Italia, causato dall’invecchiamento della popolazione, e propone una rete territoriale integrata tra medici, specialisti e centri di podologia per migliorare prevenzione e cura senza costi aggiuntivi per il sistema sanitario. - Gaeta.it

Le lesioni ulcerative croniche e le amputazioni agli arti inferiori stanno assumendo un peso crescente per il servizio sanitario nazionale italiano. L’invecchiamento della popolazione ha fatto salire i casi e si prevede un aumento significativo nei prossimi anni. Diverse società scientifiche e associazioni di pazienti hanno lanciato un appello rivolto al ministro della Salute Orazio Schillaci, chiedendo misure di prevenzione più efficaci e un approccio coordinato tra medici e specialisti territoriali, senza ulteriori costi aggiuntivi per la sanità pubblica.

L’impatto delle lesioni ulcerative e amputazioni in italia

Il numero di persone colpite da ulcere cutanee croniche e che subiscono amputazioni, sia minori che maggiori, è in crescita principalmente per l’aumento della popolazione anziana. Le lesioni interessano oltre due milioni di italiani ogni anno, interessando sia le strutture ospedaliere per acuti che i servizi di riabilitazione e assistenza domiciliare integrata . Questi problemi si ripercuotono sia sulla qualità della vita dei pazienti, che sono esposti a rischi elevati di mortalità, sia sui costi sostenuti dal sistema sanitario, con richieste sempre più frequenti di interventi specialistici e cure prolungate.

Associazioni coinvolte e criticità del modello attuale

Le associazioni coinvolte nel progetto, tra cui AIP, AIUC, AMPI, SIF, APMARR e SIMITU, evidenziano che l’attuale modello non riesce a tenere sotto controllo la diffusione e la gravità di queste condizioni. Il dato più preoccupante riguarda l’elevata percentuale di attività ADI causata proprio da queste patologie, che supera il 50% della domanda complessiva in certi territori. Gli esperti sottolineano la necessità di passare da un approccio prevalentemente reattivo a uno di prevenzione, per evitare il peggioramento delle ferite cutanee prima che si trasformino in problemi più gravi come le amputazioni.

Proposta per una rete territoriale tra medici specialisti e operatori sanitari

La lettera inviata al ministero della Salute mette in luce una strategia dettagliata per agire sul territorio senza richiedere nuovi fondi allo Stato. L’idea centrale è stabilire un collegamento obbligatorio e sistematico tra il medico di base e una rete di specialisti , con la partecipazione di infermieri e podologi. Questi ultimi, pur operando in ambiti diversi, già svolgono un ruolo cruciale nel trattamento e nella prevenzione delle lesioni cutanee croniche, spesso in strutture territoriali o case di comunità istituiti con il PNRR.

Sinergia tra operatori per prevenzione e cura efficace

In pratica, ogni paziente che si rivolgerà al medico di base per problemi legati a lesioni cutanee potrà essere inviato a una rete di operatori specializzati che lavoreranno in sinergia, condividendo informazioni e referti per individuare i rischi e intervenire tempestivamente. La refertazione podologica e infermieristica aiuterebbe il medico nell’identificare nuovi fattori di rischio e a impostare un piano di cura più efficace, riducendo notevolmente l’incidenza degli interventi amputativi, il cui tasso di mortalità a cinque anni supera il 60%.

Il ruolo dei centri di podologia e infermieristica territoriale

L’Italia conta più di duemila centri di podologia e diverse centinaia di centri di infermieristica prevalentemente privati ma accessibili al pubblico, che già assistono migliaia di pazienti ogni giorno. Questi servizi svolgono un ruolo cruciale nella prevenzione primaria e secondaria delle ulcere, attraverso controlli regolari e trattamenti mirati. Le società proponenti ricordano che grazie al lavoro di questi centri la possibilità di ridurre l’incidenza delle amputazioni arriva anche al 50%.

Integrazione tra pubblico, convenzionato e privato

Questi centri, integrati in un sistema di collaborazione tra pubblico, convenzionato e privato, permetterebbero di offrire un’assistenza capillare e accessibile, valorizzando l’esperienza di professionisti già presenti e coinvolti. La nuova rete dovrebbe essere fortemente legata ai percorsi diagnostico-terapeutici regionali e alle reti per la gestione delle malattie croniche, con la possibilità di sfruttare la telemedicina per seguire i pazienti a distanza e intervenire più rapidamente quando emergono nuovi problemi.

Confronto internazionale e approfondimenti nel congresso di napoli

Il tema della gestione delle lesioni ulcerative e delle amputazioni agli arti inferiori sarà al centro del congresso internazionale di podiatria, che si terrà il 24 maggio 2025 a Napoli. L’evento vedrà la partecipazione di diversi esperti di rilievo, tra cui i professori americani Kevin A. Kirby e Howard J. Dananberg, noti nel campo della podologia e della chirurgia vascolare. Saranno presenti anche medici italiani come Bruno Amato dell’università di Napoli Federico II e Raffaele Scarpa, ex direttore di reumatologia dell’AOU Policlinico Federico II.

I relatori affronteranno temi cruciali come la prevenzione delle lesioni, i percorsi di cura integrati tra differenti specialisti, e le possibili innovazioni tecnologiche e organizzative. L’incontro rappresenta un momento importante per mettere a confronto esperienze internazionali e proporre modelli replicabili su scala nazionale. Sarà l’occasione per ribadire la necessità di un sistema sanitario più attento alle esigenze di una fascia di pazienti particolarmente fragile, con rischi elevati legati a patologie spesso sottovalutate nella pratica quotidiana.

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