Ilaria Capua, noto virologo itaiano, ha sollevato un allerta grave riguardo a un possibile scoppio di una pandemia di aviaria, che potrebbe avere un impatto più devastante del Covid-19. Con la proliferazione del virus tra gli uccelli e la sua trasmissione a specie come bovini e suini, la situazione si complica ulteriormente, soprattutto considerando il coinvolgimento degli immigrati, spesso impiegati negli allevamenti. Questi elementi sollevano preoccupazioni sui rischi di contaminazione umana e su come ciò possa accelerare una nuova emergenza sanitaria.
Il contesto dell’aviaria in Italia
L’influenza aviaria è una patologia aviatica di origine virale, identificata nel nostro paese per la prima volta oltre un secolo fa. Essa è causata da un virus di tipo A, in particolare pericoloso nei sotto-tipi H5 e H7. La virologa Ilaria Capua ricorda come la paura di un possibile contagio si sia manifestata nel 2006, quando in Italia si registrò una moria di cigni. Nonostante l’allerta, il rischio di una pandemia si è rivelato infondato in quel periodo, grazie alle misure di prevenzione adottate dalle autorità sanitarie. Tuttavia, dal 2003, il virus ha iniziato a trascendere il suo ospite naturale, gli uccelli, riuscendo a infettare altre specie, inclusi bovini, suini e persino animali domestici come gatti e topi.
La preoccupazione di Ilaria Capua per il futuro
Secondo la virologa, gli allevamenti di bovini rappresentano ora un “serbatoio enorme di virus”, poiché, in diverse occasioni, sono stati identificati focolai di infezione nei bovini americani. Capua avverte che gli immigrati che lavorano in questi allevamenti possono essere vettori per la diffusione del virus H5N1 verso l’uomo, correndo il rischio di una trasmissione rapida e incontrollata. Questo tra l’altro pone interrogativi sulla sanità pubblica e sulla gestione delle emergenze, dato che questi lavoratori potrebbero evitare di cercare assistenza medica a causa della loro situazione di illegalità .
Oltretutto, questa trasmissione pericolosa riporta in mente le problematiche viste in passato, quando, malgrado i focolai, non si è assistito a un intervento decisivo per contenere il contagio. Secondo Capua, la mancanza di azioni tempestive potrebbe rivelarsi fatale in un contesto in cui già si è dimostrata una resistenza del virus.
L’emergenza negli allevamenti statunitensi
Recentemente, si è verificato un aumento dei casi di ambito bovino ai confini americani, segnalando che il virus H5N1 è riuscito a trasmettersi da uccelli a bovini in modo preoccupante. Ad oggi, oltre 500 focolai sono stati rilevati negli allevamenti di bovini da latte negli Stati Uniti, e lo scoppio ha avuto ripercussioni significative non solo sugli animali, ma anche sulla salute degli operatori. Le strutture di allevamento, avverte Capua, non hanno implementato le necessarie misure sanitarie per prevenire la diffusione, facendo aumentare il rischio anche per altre specie, che spesso hanno interazioni quotidiane con esseri umani.
Il rischio che la situazione possa degenerare è concreto, visto che i virus adattatisi possono portare a nuove forme virali in grado di infettare anche le persone. È un quadro allarmante che mette in evidenza la mancanza di una risposta adeguata da parte delle autorità sanitarie, rispetto alle linee guida che avrebbero dovuto essere seguite per contenere la minaccia pandemica.
Le responsabilità e le mancanze di intervento
Il ruolo delle autorità nella gestione delle emergenze sanitarie si trova ora sotto il mirino. Ilaria Capua sottolinea che i focolai di infezione tra animali non sono stati adeguatamente isolati e trattati. La scarsa disponibilità di dati sui virus in circolazione è un ulteriore elemento di preoccupazione per specialisti e ricercatori, che cercano di comprendere la situazione per prepararsi a futuri scenari di pandemia.
In un periodo in cui il mondo ha già affrontato una crisi sanitaria globale, Capua evidenzia come queste mancanze possano rappresentare una vera e propria dannazione per la salute pubblica. Non si tratta solamente di un problema che concerne una remota comunità al di là dei confini, ma di un’emergenza potenzialmente globale, che potrebbe toccare anche gli Stati Uniti, specie in vista di un ritorno di amministrazioni politiche che si sono dimostrate poco attente ai temi legati alla salute pubblica. La vigilanza e l’adeguatezza delle risposte sono requisiti fondamentali in questo quadro di crescente urgenza.
Ultimo aggiornamento il 29 Novembre 2024 da Marco Mintillo