La figura di Eduardo De Filippo rimane una delle più iconiche nel panorama teatrale italiano. Le sue commedie non si limitano a narrare storie, ma rappresentano anche un affresco vivente della cultura e delle tradizioni culinarie napoletane. Recenti celebrazioni nel quarantesimo anniversario della sua scomparsa hanno permesso di approfondire il legame particolare tra i suoi testi e il vino, un elemento presente nelle sue opere, secondo l’analisi di Marco Giuri, avvocato e esperto di vini.
Il cibo come protagonista nelle commedie di De Filippo
Nei lavori di Eduardo, il cibo svolge un ruolo fondamentale, non solo come semplice nutrimento ma come simbolo di convivialità e rappresentazione delle dinamiche familiari. La pasta con il ragù, il cappone e la frittata di cipolle emergono come piatti emblematici che caratterizzano le scene quotidiane. Giuri sottolinea come il cibo nelle opere di De Filippo serva a delineare non solo i contesti sociali ma anche le emozioni dei personaggi. Ogni pasto è un’opportunità per esplorare relazioni e conflitti, ed è spesso attorno al tavolo che avvengono i momenti cruciali delle storie.
In “Le voci di dentro“, ad esempio, la scena con i bicchieri di vino rosso diventa un potente strumento narrativo. Qui, il vino non è solo un elemento di sfondo, ma provoca interazioni significative tra i protagonisti, enfatizzando la tensione emotiva. La familiarità del cibo, alternata dalle polemiche che animano i dialoghi, riflette in modo autentico l’atmosfera delle riunioni familiari. Questo approccio evidenzia un’arte culinaria che si intreccia con la drammaturgia, rendendo le opere di De Filippo un vero e proprio tributo alla tradizione gastronomica napoletana.
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Il vino come filo conduttore delle emozioni
La ricerca di Giuri ha messo in luce non solo l’importanza del cibo ma anche quella del vino in scena. Nelle sue commedie, il vino diventa testimone silenzioso delle relazioni umane. Per Giuri, a tavola ci sono sempre bicchieri di vino rosso, parzialmente pieni, simbolo della convivialità. “Ditegli sempre di sì” e “Natale in casa Cupiello” sono solo alcuni degli esempi in cui il vino non è solo un accessorio, ma parte integrante delle conversazioni, rappresentando i momenti di intensità emotiva e confidenze tra i personaggi.
In “Ditegli sempre di sì“, Eduardo utilizza gesti quotidiani legati al consumo di vino, rendendo le situazioni comiche e al tempo stesso autentiche. Il vino appare come un elemento di collegamento tra i diversi stati d’animo dei personaggi, da gioia a tristezza, e il suo consumo contribuisce a rendere le interazioni più veritiere. Negli episodi di “Natale in casa Cupiello“, in cui i protagonisti si trovano a discutere pesanti segreti mentre il vino è presente in tavola, la rappresentazione delle relazioni familiari diventa palpabile.
Una poesia per celebrare il vino
Eduardo De Filippo non si è limitato a utilizzare il vino come elemento scenico, ma ha anche dedicato versi alla bevanda in sé. Nella sua poesia “E allora bevo“, il drammaturgo esprime una filosofia di vita che invita a godere dei momenti senza rimandare. Attraverso le parole “mi sono trovato questa bottiglia con un ultimo dito me lo bevo oppure o no?” emerge il suo approccio alla vita e agli attimi che possiamo assaporare. Questo verso celebra il piacere immediato, un invito a vivere con intensità e ad affrontare la vita con uno spirito di gioia.
Giuri evidenzia come la tradizione vinicola in Campania, a partire dai vini già celebrati dagli scrittori romani, continui a essere ricca e diversificata, con oltre cento vitigni autoctoni. La presenza di vini leggendari come il Greco di Tufo e l’Aglianico rende omaggio a un patrimonio culturale che Eduardo ha saputo catturare nelle sue opere. Quindi, il vino, oltre a essere un simbolo di convivialità, diventa un ponte tra il passato e il presente, collegando le ricette e le tradizioni con la vita moderna. La celebrazione di Eduardo De Filippo ci invita a riscoprire questi legami e gustare ogni istante.