Durante i funerali di Celeste Palmieri, una donna di 56 anni tragicamente uccisa dal marito, il vescovo di San Severo, Giuseppe Mengoli, ha espresso parole profonde e penetranti che pongono l’accento sulla sofferenza e sul ruolo della comunità cristiana. La sua omelia non solo ha commemorato la vita di Celeste, ma ha anche sollecitato una riflessione profonda sulla presenza di Dio nelle situazioni più oscure della vita.
L’amore eterno e la presenza di Dio
Nel corso della cerimonia funebre, il vescovo Mengoli ha messo in evidenza una delle responsabilità fondamentali della Chiesa, ovvero quella di affiancare chi sta soffrendo. Questo invito alla solidarietà è stato accompagnato da un richiamo all’amore eterno: “L’amore non muore mai. La parola fine non esiste.” Attraverso queste parole, il vescovo ha voluto sottolineare il legame indissolubile con la figura di Gesù e la sua presenza costante.
La sua riflessione si è quindi focalizzata su una domanda esistenziale che molti si pongono nei momenti di crisi: “Dov’è Dio?” È una domanda che risuona in tutta la comunità, soprattutto quando si affrontano eventi così tragici. La risposta del vescovo è chiara: “Dio è in quella vittima innocente.” Questa affermazione sottolinea la vicinanza divina alle sofferenze umane, ricordando a tutti che il Signore si è fatto carne, condividendo le esperienze più dolorose e più difficili dell’umanità.
Il testamento spirituale di Celeste
Il vescovo Mengoli ha poi condiviso un’importante testimonianza sulla vita di Celeste Palmieri, descrivendola come una donna di grande virtù e fede. Pur non avendo avuto la possibilità di conoscerla personalmente, ha fatto riferimento a sacerdoti che l’hanno conosciuta e che possono attestare il suo spirito di perdono. Celeste, infatti, aveva già anticipato a figli e familiari l’importanza del perdono verso coloro che eventualmente avrebbero potuto farle del male.
Questa scelta di vita, segno di una profonda spiritualità e di un’innata santità, è stata al centro della riflessione del vescovo, che ha posto Celeste Palmieri come esempio di come affrontare le avversità con grazia e coraggio. L’idea che il perdono possa essere una risposta alle ingiustizie subite diventa un messaggio di vita e speranza, nonché una lezione fondamentale per la comunità.
La luce nel buio
Nell’epilogo della sua omelia, il vescovo ha esortato i presenti a non focalizzarsi esclusivamente sul buio, ma a cercare di “accendere un fiammifero” anche nelle condizioni più avverse. Mengoli ha affermato che Celeste ha “acceso un fiammifero”, enfatizzando il potere di una vita vissuta con fede. Egli ha messo in risalto la necessità di essere sempre pronti, suggerendo che la preparazione spirituale è un aspetto cruciale nell’affrontare il mistero della vita e della morte.
Il messaggio trasmesso dal vescovo è chiaro e profondo: la comunità è chiamata a vivere con autenticità e compassione, ritrovando la luce anche nei momenti più bui, tramite il ricordo e l’esempio di persone come Celeste Palmieri, che, con la sua vita e il suo spirito, continua a ispirare e unire le anime in preghiera.
Ultimo aggiornamento il 21 Ottobre 2024 da Elisabetta Cina