Il tribunale di trento ha deciso di sottoporre alla corte costituzionale un importante quesito riguardo al nuovo sistema di perequazione automatica delle pensioni, introdotto dalle leggi di bilancio 2023 e 2024. Questa decisione arriva dopo che un pensionato ha contestato il cambiamento del meccanismo di rivalutazione, che ora avviene “a blocchi” anziché “a scaglioni”. Le organizzazioni sindacali cgil e spi hanno reso noto l’evento sottolineando le differenze del nuovo sistema rispetto a quello precedente, che secondo i ricorrenti, tutela maggiormente il diritto alla rivalutazione in base all’inflazione.
Il cambio del meccanismo di rivalutazione delle pensioni
Negli ultimi anni il modo di aggiornare gli importi delle pensioni per tenere conto dell’aumento dei prezzi è cambiato. Prima si applicava un sistema “a scaglioni” che prevedeva aliquote differenziate di rivalutazione percentuale sui vari livelli di pensione. Questo metodo permetteva di adeguare maggiormente le pensioni più basse in rapporto all’inflazione. Le leggi di bilancio 2023 e 2024 però hanno introdotto un meccanismo “a blocchi” dove l’aliquota ridotta si applica all’intero importo della pensione, senza differenziazioni per scaglioni.
Criticità del nuovo sistema
La trasformazione è apparsa rilevante perché modifica il modo in cui viene riconosciuto il diritto di rivalutazione al singolo pensionato. Il nuovo sistema rischia di ridurre il valore reale delle pensioni più basse rispetto al vecchio sistema, poiché si applica un’aliquota inferiore senza graduazione progressiva. Questo ha fatto scattare proteste e ricorsi da parte di chi ritiene che il sistema vigente non rispetti i principi di equità e adeguatezza della rivalutazione.
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Il giudizio pendente e la decisione di rimandare alla corte costituzionale
Il tribunale di trento si è trovato davanti un ricorso presentato da un pensionato che chiedeva di ottenere la perequazione automatica secondo il sistema “a scaglioni” precedente. Nel suo ricorso, il pensionato ha sottolineato come il sistema “a blocchi” previsto dalle leggi recenti non rispetti i suoi diritti economici. Di fronte a questa domanda, il tribunale ha stabilito che la questione non si può decidere senza valutare prima la legittimità costituzionale di questa nuova modalità introdotta dalle norme.
Nel testo dell’ordinanza si legge che il giudizio sul singolo caso è legato inevitabilmente all’esito del tentativo di verificare se gli articoli delle leggi di bilancio del 2022 e 2023 violino o meno principi costituzionali. In altre parole, il tribunale ha rinviato la questione alla corte costituzionale, affinché accerti se la legge può derogare al sistema “a scaglioni” e introdurre il “a blocchi”.
La portata della decisione
Questa decisione è significativa. Fino a quando la corte non si pronuncerà, i pensionati potrebbero prima o poi ottenere rivalutazioni in modalità differente da quella attuale, o comunque vedranno chiarito se la legge attuale può restare così com’è o deve essere cambiata.
L’impatto sulle pensioni e le reazioni delle associazioni sindacali
Le modifiche in atto hanno fatto scattare allarmi tra le organizzazioni sindacali, in particolare cgil e spi. Questi gruppi spiegano che il nuovo sistema “a blocchi” tende a ridurre il meccanismo di perequazione rispetto all’aumento del costo della vita – che è ciò a cui servono gli adeguamenti automatici delle pensioni. La cgil e lo spi sottolineano come il sistema “a scaglioni” risultasse più favorevole soprattutto per chi percepisce trattamenti pensionistici medio-bassi, mitigando l’effetto dell’inflazione sul potere d’acquisto.
Queste preoccupazioni non sono solo astratte ma riguardano migliaia di pensionati che, con l’aumento dei prezzi, rischiano di vedere una perdita reale nel valore della loro pensione. L’attenzione posta al tema dalla magistratura potrebbe portare a modifiche legislative o ad un maggiore equilibrio nella definizione dei criteri per gli adeguamenti futuri.
Anche se la discussione è ancora aperta, il caso di trento rappresenta un punto di svolta per l’interpretazione fiscale e sociale delle rivalutazioni pensionistiche in italia, soprattutto in un momento storico in cui l’inflazione e i costi della vita si mantengono su livelli elevati.
Il dibattito su come tutelare i pensionati dalla perdita di potere d’acquisto continua dunque a farsi acceso, con interventi giudiziari destinati a chiarire i limiti della normativa vigente. Con l’attesa della decisione della corte costituzionale, il tema resta sotto osservazione da parte dei diretti interessati e delle organizzazioni rappresentative dei pensionati.