La disinformazione russa continua a rappresentare una minaccia per il dibattito pubblico in occidente. Un nuovo studio condotto dalla Lund University e dalla Psychological Defense Agency svedese ha approfondito il funzionamento di un attore chiave in questo meccanismo, la Social design agency . Non si tratta solo di propaganda tradizionale, ma di un sistema complesso che mescola marketing politico, spionaggio, psicologia e tecnologia digitale per influenzare le opinioni e orientare le discussioni pubbliche. Nel report, che aggiorna le analisi sul tema, emergono dettagli sull’organizzazione, le strategie e anche le debolezze di questa agenzia russa.
La natura ibrida e gli strumenti operativi della social design agency
La Social design agency non assomiglia a una normale agenzia comunicativa. Al contrario, i ricercatori la descrivono come una macchina che unisce metodi presi dal mondo della pubblicità commerciale, dell’intelligence e delle operazioni psicologiche. Le sue funzioni si articolano in cinque aree principali: monitoraggio, analisi, creatività, distribuzione e servizi accessori.
Nella fase di monitoraggio, la Sda si affida a strumenti come Brand analytics, capaci di raccogliere grandi quantità di dati da media mainstream e social network. Questi dati però non sembrano essere usati in modo lineare per perfezionare le campagne. Più spesso, i report prodotti hanno una funzione formale: servono a mostrare ai committenti governativi l’effetto apparente delle attività, senza cambiare davvero la strategia sul campo.
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Dal punto di vista analitico, il sistema mostra limiti chiari. I sondaggi sono costruiti per confermare tesi già decise, i focus group risultano poco trasparenti nella scelta dei partecipanti, e gli esperti coinvolti sono selezionati per aderire all’ideologia del Cremlino anziché per garantire un confronto oggettivo. Di contro, la fase creativa appare ben consolidata: la Sda produce una grande varietà di contenuti veloci e adattabili. Artefatti che vanno da articoli giornalistici e meme a video, falsi profili social, siti “specchio” che riflettono notizie manipolate e messaggi generati con intelligenza artificiale.
I canali di distribuzione e le tecniche di amplificazione
I canali di distribuzione usati sono numerosi e versatili. Oltre ai bot e alle inserzioni pubblicitarie mirate, la Sda sfrutta gruppi Telegram, profili dormienti sui social, e commenti automatizzati. Queste ultime tecniche vedono l’impiego di spam sia testuale che visivo, che rende difficile intercettare e filtrare i contenuti promossi. Ne risulta un rumore di sottofondo che sommerge le discussioni reali.
Fragilità interne e limiti tecnologici nella macchina della disinformazione russa
Nonostante il vasto arsenale e le tattiche diversificate, la Sda registra alcune fragilità importanti. Il report individua quattro punti deboli da cui si può partire per contrastarla. Prima, la struttura interna soffre di forti divisioni e competizioni tra diversi contractor, che riducono l’efficacia complessiva delle operazioni.
Secondo, la dipendenza da tecnologie e metodologie ormai datate limita la capacità di raggiungere e convincere pubblici lontani dalla cultura russa. La terza debolezza risiede proprio nell’incapacità di influenzare efficacemente audience straniere, che spesso riconoscono e respingono i messaggi manipolativi.
Infine, il modo in cui viene misurato il successo delle campagne è centrato sulla “notorietà”: quanti ne parlano, non su quanto realmente cambiano opinioni o comportamenti. Questo porta a una sovrastima del valore operativo dei messaggi diffusi.
Queste contraddizioni possono trasformarsi in vantaggi per le contromisure occidentali; tuttavia richiedono un approccio diverso da quello applicato fin qui.
Le strategie proposte per rispondere ai nuovi attacchi informativi russi
Il report richiama l’attenzione su un problema diffuso: combattere la Social design agency con i soli fact-checking o smascheramenti isolati non basta più. Serve un cambiamento nella modalità di risposta agli attacchi Fimi .
Cinque indicazioni emergono dallo studio. La prima propone di abbandonare una logica reattiva per adottare un metodo d’analisi strutturale e predittiva, in grado di anticipare mosse e strategie. La seconda invita a limitare l’esposizione mediatica ormai automatica che rischia di far circolare più di quanto si vorrebbe i messaggi russi.
Poi, si suggerisce di mettere risorse nei sistemi di early warning per scoprire con anticipo nuove operazioni di disinformazione. La quarta direzione è costruire squadre interdisciplinari che riuniscano esperti della comunicazione, scienziati dei dati, studiosi di sicurezza e specialisti di psicologia.
Coordinamento europeo e collaborazione interistituzionale
L’ultima indicazione riguarda la necessità di coordinare le iniziative a livello europeo, superando la frammentazione tra stati e agenzie e lavorando in modo congiunto per contrastare efficacemente la minaccia.
Il pericolo di una contaminazione duratura del dibattito pubblico occidentale
Le attività della Social design agency vanno oltre una semplice propaganda: il vero rischio è che le campagne russe non si limitino a convincere una parte del pubblico. Il report sottolinea come il pericolo più grande riguardi la contaminazione graduale del dibattito pubblico.
Questa contaminazione mina la fiducia collettiva nelle istituzioni, nei media e nelle basi della democrazia occidentale. Le strategie usate dalla Sda sembrano progettate proprio per generare dubbi diffusi, frammentare le opinioni e ridurre la capacità della società di confrontarsi su fatti reali.
L’allarme lanciato dagli autori riguarda questo effetto corrosivo, che va riconosciuto e contrastato con strumenti adeguati. Fermare i contenuti manipolativi non basta: occorre intervenire profondamente sul sistema che li produce e li diffonde, per non lasciare spazio a inganni che possono indebolire la coesione pubblica nel lungo termine.