L’8 maggio 1945 segna la fine della guerra in Europa, un evento che ancora oggi richiama riflessioni profonde sul significato della pace e della guerra. A ottant’anni da quella data, Graziano Sabatini ha presentato un’opera che cambia radicalmente il punto di vista sulla guerra e l’industria bellica. Il suo quadro “moving wars” trasforma simboli di distruzione in immagini di costruzione e lavoro, invitando a pensare a una possibile riconversione delle armi in strumenti utili alla società.
Moving wars, un quadro nato dall’evoluzione di moving parts
L’opera “moving wars” nasce dall’ampliamento di una precedente serie di Sabatini, chiamata “moving parts”, esposta nel novembre 2024 a villa Santa Maria, in Abruzzo, presso la fondazione Falconio. “Moving parts” era un progetto che prendeva spunto dai segnali di sicurezza usati nelle fabbriche, animandoli per stimolare riflessioni sul movimento e sull’azione. Quella serie voleva valorizzare l’energia dietro i gesti quotidiani e il lavoro, con una forte attenzione al mondo produttivo.
Un dialogo tra arte figurativa e linguaggi contemporanei
Sabatini ha deciso di riversare questa energia nel tema della guerra, attraverso la reinterpretazione degli “organi in movimento”: l’azione bellica diventa metafora di distruzione ma anche potenziale trasformazione. Il quadro “moving wars” si presenta su una grande tela di legno compensato , dipinto con acrilici e costruito a mano dall’artista. Questo supporto rende l’opera più materica, sottolineando il legame tra gesto pittorico e significato narrativo.
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Un dettaglio interessante è il coinvolgimento di Tanino Liberatore, noto disegnatore, che ha tenuto a battesimo la mostra originale dove “moving parts” è stato esposto. Questa collaborazione aggiunge valore al progetto, inserendolo in un dialogo tra arte figurativa e linguaggi contemporanei legati al fumetto e alla grafica.
La guerra vista come azione: tra distruzione e proposta di riconversione
Sabatini ha spiegato chiaramente il senso della sua nuova opera. Per lui, la guerra rappresenta la forma più concentrata di azione, ma destinata a distruggere e portare sconfitta. Citando Papa Francesco e il nuovo papa Leone XIV, l’artista richiama un monito contro la spirale pericolosa dell’economia di guerra che torna a riproporsi oggi, quando potenze globali chiedono alle industrie civili di convertirsi alla produzione di armi.
“L’idea è quella di invertire questa tendenza”, afferma Sabatini. La sua proposta è una “seconda conversione” che trasformi i carri armati da strumenti di offesa a mezzi per costruire e produrre ricchezza in tempo di pace. In questo modo, la guerra perde la sua natura distruttiva per diventare occasione di sviluppo. Il quadro trasmette questa suggestione attraverso l’immagine di macchine da guerra al lavoro, piuttosto che al combattimento.
Questa visione si inserisce in un dibattito più ampio su come l’industria normalmente indirizzata all’arma possa, in condizioni di pace, dedicarsi ad attività produttive sostenibili e necessarie. La sfida riguarda anche la politica internazionale, con le scelte dei grandi paesi che influenzano il destino economico e sociale del mondo intero.
Potenze globali e responsabilità
Il quadro mette in luce il ruolo chiave delle potenze mondiali in questa dinamica economica e politica, evidenziando la complessità delle scelte che queste devono affrontare per garantire un futuro di pace e sviluppo.
Simbolismi nel quadro: dall’opposizione tra potenze alla centralità dell’Italia
L’opera si struttura su tre livelli di lettura ben definiti. Il primo è il contrasto tra distruzione e costruzione, mostrato con carri armati che si dedicano a lavori edili e agricoli invece che a combattimenti. Questa immagine crea un ribaltamento potente rispetto agli usuali riferimenti bellici.
Il secondo livello riguarda la rappresentazione dei protagonisti globali: Stati Uniti e Cina appaiono affiancati da due bandiere e sistemi diversi. Queste potenze detengono un peso decisivo nei destini del pianeta, tra scelte che possono condurre a prosperità o a crisi su larga scala. La rappresentazione sottolinea la tensione geopolitica attuale, legata anche alla produzione e alla tecnologia militare.
Il ruolo centrale dell’Italia
Al centro del quadro si trova l’Italia, raffigurata come custode del cibo e della sua cura. Questo elemento simboleggia la vita e il sostentamento, ossia aspetti fondamentali per la sopravvivenza e la pace. La scelta di collocare l’Italia in posizione centrale intende richiamare un ruolo equilibratore, umano e produttivo in un contesto globale segnato dalle rivalità.
“Moving wars” racconta una storia complessa, che unisce arte, storia e politica. Sabatini propone una lettura alternativa del conflitto, portando l’attenzione tutto sul passaggio da strumenti di morte a mezzi per il lavoro. L’opera, con la sua forza visiva e simbolica, invita a riflettere sulle responsabilità attuali legate alla produzione bellica e sulla necessità di scelte diverse per il futuro.