Negli ultimi anni l’attenzione degli astronomi si è focalizzata sui segnali radio veloci, detti FRB, onde brevissime ma potentissime provenienti dallo spazio profondo. Tra il 2019 e il 2021, il radiotelescopio CHIME ha intercettato 25 nuovi segnali FRB ripetuti grazie a un algoritmo avanzato. Questi risultati offrono nuovi spunti sulla natura di questi fenomeni e sulle loro possibili origini stellari. Il racconto delle scoperte rappresenta un passo avanti nell’osservazione di eventi cosmici ancora poco compresi.
Cosa sono i segnali radio veloci e perché contano
I segnali radio veloci, o fast radio burst , sono esplosioni brevissime che durano meno di un millisecondo ma sprigionano una quantità di energia enorme. Un singolo FRB può emettere tanta energia quanta il Sole produce in giorni interi. Questi impulsi si manifestano per lo più come eventi isolati, ma alcuni si presentano ripetutamente dallo stesso punto nello spazio, consentendo studi più approfonditi. La loro origine resta ancora un mistero, ma rappresentano strumenti preziosi per sondare l’universo, poiché, diversamente da altri fenomeni come le onde gravitazionali o i lampi gamma, possono essere colti più frequentemente e con diverse tecnologie. La raccolta di segnali ripetuti permette di monitorare le sorgenti nel tempo e di studiarne cambiamenti e proprietà .
Caratteristiche del segnale
Questi FRB mostrano variazioni nella frequenza e nell’intensità , permettendo agli scienziati di indagare le caratteristiche del mezzo interstellare e l’ambiente circostante la sorgente.
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la scoperta di 25 nuovi segnali con il radiotelescopio CHIME
Tra il 2019 e il 2021 il radiotelescopio CHIME, situato in Canada, si è avvalso di un nuovo algoritmo di rilevazione per identificare 25 segnali FRB ripetuti, ampliando il numero di sorgenti conosciute. CHIME opera in banda radio e può scandagliare grandi porzioni di cielo simultaneamente. I nuovi segnali mostrano una frequenza di emissione molto bassa, spesso meno di un lampo alla settimana. Questa inattività non è necessariamente un limite, ma piuttosto una caratteristica che indica la necessità di periodi prolungati di monitoraggio per riconoscere la loro natura ripetitiva. La scoperta conferma che le sorgenti di FRB non si esauriscono rapidamente ma generano emissioni sparse nel tempo. L’uso dell’algoritmo ha facilitato l’individuazione di queste fonti, che prima potevano passare inosservate proprio per l’irregolarità delle emissioni.
Il ruolo dell’algoritmo avanzato
L’algoritmo sviluppato ha permesso di analizzare grandi quantità di dati con maggiore efficienza, portando all’identificazione di segnali precedentemente non riconosciuti.
Esperimenti e osservazioni con telescopi multipli
Un vantaggio determinante della presenza di segnali radio ripetuti risiede nella possibilità di studiare la medesima sorgente con strumenti diversi. Quando un telescopio come CHIME identifica un FRB ripetuto, altri osservatori possono puntare il loro sguardo e raccogliere dati complementari. Le osservazioni simultanee o successive ampliano la quantità di informazioni disponibili. Questo metodo consente di tracciare le caratteristiche del segnale, la sua modulazione, e l’effetto che il mezzo interstellare ha sulle onde radio. Il confronto fra i dati di diversi telescopi rende la ricerca più solida e aiuta a evitare errori di interpretazione. Questi segnali servono da fari per esplorare processi cosmici che altrimenti resterebbero fuori portata.
Le implicazioni delle scoperte sulle fasi finali delle stelle
Secondo gli esperti, gli FRB potrebbero avere origine dagli avanzi di stelle esplose, come resti di supernove o stelle di neutroni con caratteristiche particolari. Fonte primaria dello studio è Ziggy Pleunis, ricercatore coinvolto nel progetto CHIME, che associa i lampi a ambienti dove si verifica intensa attività stellare e dinamiche complesse. Analizzando le sorgenti ripetute si può scoprire quali materiali espelle la stella prima e durante la sua fine. Questi elementi, rilasciati nello spazio, contribuiscono a arricchire la galassia in cui si trovano, influenzando ulteriori cicli di formazione stellare. Comprendere i FRB aiuta quindi a ricostruire le tappe conclusive della vita di alcune stelle e ad analizzare le condizioni che accompagnano la loro scomparsa.
La raccolta e lo studio di segnali radio veloci rimane al centro degli interessi astronomici, vista la capacità di aprire finestre nuove sull’universo e sulle sue origini. Il lavoro di CHIME e dei suoi ricercatori prosegue a ritmo serrato, con l’obiettivo di mappare sempre più sorgenti e chiarire i meccanismi alla base di questi lampi enigmatici. Resta da capire quale ruolo svolgano esattamente gli ambienti stellari e come questi eventi impattino sulla struttura galattica. Il campo resta aperto a nuove scoperte, utili per definire in modo più preciso la natura di questi segnali radio.