Le Marche si confrontano con un grande ostacolo al loro progresso: il campanilismo interno. Francesco Acquaroli, presidente della regione, ha affrontato questo tema durante l’assemblea elettiva della Cna che si è svolta al teatro Filarmonici di Ascoli Piceno. Nel suo discorso ha messo in luce le sfide affrontate dalla regione e le potenzialità ancora da valorizzare, invitando a superare divisioni e frammentazioni per dare slancio all’economia e al territorio.
Campanilismo come limite allo sviluppo regionale
Secondo Acquaroli, il campanilismo rappresenta il principale limite delle Marche. Questo fenomeno si manifesta con una forte frammentazione municipale, che impedisce di raggiungere la massa critica necessaria per competere su scala nazionale e internazionale. A differenza di regioni come il Veneto o l’Emilia-Romagna, dove l’orgoglio di appartenenza si traduce in coesione territoriale, le Marche restano divise in piccole realtà che faticano a collaborare efficacemente tra loro.
Un problema che va oltre la politica
Questa frammentazione, ha sottolineato il presidente, non riguarda solo la politica ma anche la dimensione culturale e sociale. Le divisioni territoriali e le appartenenze varie impediscono al territorio di cogliere opportunità di sviluppo e mercato che, se colte con unità , potrebbero portare benefici tangibili alle imprese manifatturiere, artigiane e agricole. L’appello è quindi a ridurre al minimo le divisioni per costruire una rete più forte e coesa, capace di attrarre investimenti e favorire la crescita.
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Tra crisi ed emergenze: il percorso delle marche negli ultimi anni
Acquaroli ha ricordato le difficoltà da cui la regione è partita nel 2014, con due eventi che hanno segnato una fase di transizione e crisi. Il fallimento di Banca Marche e la cessione di Indesit hanno rappresentato un colpo duro per l’economia locale. A queste criticità si sono sommati eventi successivi come il sisma, che ha colpito diverse zone della regione, la pandemia da Covid-19 e, più recentemente, la guerra tra Russia e Ucraina, che ha influito sui mercati internazionali e sulle forniture.
Strategie di rilancio economico
Nonostante queste prove, il presidente ha evidenziato i risultati ottenuti in questo periodo. Il lavoro della Regione ha puntato a sostenere l’accesso al credito per le imprese, con oltre 90 milioni messi a disposizione attraverso la programmazione europea. Sono stati incentivati progetti di innovazione, ricerca e internazionalizzazione e supportate università e startup, elementi fondamentali per rilanciare l’economia marchigiana.
Segnali di ripresa economica e potenzialità del territorio
I dati economici recenti confermano una crescita del PIL regionale superiore a quella di altre regioni del centro Italia. Anche l’export segna aumenti a doppia cifra rispetto al 2019, indicazioni concrete di una ripresa in atto. Acquaroli ha sottolineato come l’arrivo di un importante operatore logistico ad Ancona, vicino all’interporto di Jesi, rappresenti un segnale significativo di attrattività esterna.
Infrastrutture come chiave per il futuro
Tuttavia, ha ribadito, i progressi dipendono dalla disponibilità di infrastrutture adeguate. Porti, ferrovie e strade moderne sono indispensabili per sostenere un mercato competitivo e per collegare territori altrimenti isolati. La Pedemontana, che partirà a 50 anni di ritardo, è un esempio di opera necessaria per dare un futuro a zone finora trascurate e permettere una crescita diffusa.
Gli investimenti in infrastrutture saranno una leva fondamentale per aumentare la capacità attrattiva e per far crescere ulteriormente le imprese marchigiane, collegandole a circuiti e mercati nazionali e internazionali. La sfida resta quella di superare divisioni e frammentazioni, per trasformare l’intero territorio in un sistema più competitivo e unito.