Una nuova esposizione ha preso il via a bolsena, nel viterbese, con l’apertura ufficiale da parte del ministro della cultura, alessandro giuli. La mostra “La memoria dell’acqua. Nuove scoperte archeologiche dal Gran Carro di Bolsena” si sviluppa su due sedi e presenta reperti emersi durante le immersioni archeologiche condotte nel lago di bolsena. Questi oggetti raccontano la vita delle popolazioni antiche che abitavano la zona note come il Gran Carro, area che si affacciava direttamente sul lago. L’evento richiama l’attenzione sulle radici storiche del territorio, offrendo un approfondimento su epoche che hanno preceduto la nascita delle città etrusche.
La seconda sede a isola bisentina e le quattro sezioni tematiche
Il ministro ha visitato anche la seconda sede ospitante la mostra, situata nella chiesa dei santi giacomo e cristoforo sull’isola bisentina. Questo luogo è stato restituito alla comunità nel 2024, dopo un restauro che ha valorizzato la struttura, consentendone l’uso come spazio espositivo. Qui l’esposizione è suddivisa in quattro sezioni principali: il mondo femminile, il sacro, la vita quotidiana e il viaggio. Queste aree tematiche approfondiscono diversi aspetti della vita antica e offrono uno sguardo più ampio sulla complessità culturale dei popoli che abitavano la zona del lago.
La scelta degli argomenti mira a mettere in luce non solo i reperti materiali, ma anche le pratiche, le credenze e le esperienze umane di quel tempo. La sezione dedicata al mondo femminile, per esempio, permette di esplorare il ruolo delle donne nelle società villanoviane, mentre il tema del sacro evidenzia le dimensioni religiose e rituali. L’area della vita quotidiana restituisce un quadro concreto delle attività di ogni giorno, e quella del viaggio richiama i legami tra questi abitanti e gli scambi con altre popolazioni. Questa articolazione rende la mostra uno spazio ricco di contenuti per conoscere la storia di bolsena da più prospettive.
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Presenze istituzionali e dichiarazioni del ministro giuli
All’inaugurazione della mostra hanno partecipato figure istituzionali di rilievo: tra loro il presidente della commissione ambiente della camera, mauro rotelli, e il sindaco di bolsena, andrea di sorte. Erano presenti inoltre il direttore generale archeologia, belle arti e paesaggio, fabrizio magani, la soprintendente abap per la provincia di viterbo e l’etruria meridionale, margherita eichberg, e la funzionaria archeologa della soprintendenza, barbara barbaro. La presenza di questi rappresentanti sottolinea l’importanza culturale che il progetto riveste per il territorio e per la tutela del patrimonio storico regionale.
Il ministro alessandro giuli, nel corso del suo intervento, ha definito il lago di bolsena un “luogo d’elezione”, per il suo valore naturalistico e archeologico. Ha ricordato che si tratta del lago vulcanico più grande d’Europa, ma non solo: questo territorio costituisce la radice delle civiltà pre-etrusche e villanoviane che in questa zona si sono sviluppate. Giuli ha aggiunto che gli studi sugli scavi sono solo all’inizio e che le ricerche proseguiranno per scoprire nuovi particolari sulla storia antica del lago e delle popolazioni che vi si affacciavano.
La mostra e i reperti dal gran carro: un viaggio nel villanoviano
La prima tappa del ministro giuli si è svolta nel museo territoriale del lago di bolsena, ospitato nel palazzo monaldeschi della cervara, edificio storico nel cuore della cittadina. Qui si trovano la maggior parte dei materiali recuperati durante gli scavi subacquei più recenti, i cui reperti appartengono prevalentemente alla cultura villanoviana. Questa cultura rappresenta la fase precedente alla formazione delle famose città etrusche come vulci, tarquinia, cerveteri, veio e orvieto. I ritrovamenti includono oggetti di uso quotidiano, strumenti, ornamenti e resti di strutture legate alla vita di comunità che abitavano la zona in epoca antica.
Gli archeologi del servizio di archeologia subacquea della soprintendenza di viterbo hanno lavorato a lungo per recuperare questi reperti dal fondo del lago. Questi ritrovamenti permettono di conoscere meglio le pratiche, i costumi e l’organizzazione delle società che si sono sviluppate sulle rive lacustri. Si tratta di un patrimonio che testimonia non solo la vita materiale, ma anche i legami culturali e sociali di quegli abitanti con l’ambiente circostante. Il lavoro scientifico proseguirà per comprendere appieno quanto emerso, poiché si tratta di una zona che può ancora riservare nuove scoperte.
L’importanza di tuscia e bolsena secondo il ministro
Il ministro ha definito la tuscia e bolsena come un modello per altri territori italiani, grazie alla ricchezza archeologica emersa e al valore paesaggistico legato a una “geografia sacra”. Giuli ha evidenziato il legame tra passato e presente che esprime questa mostra, descrivendo un “patto ideale di amicizia” tra chi oggi vive in quest’area e chi vi ha abitato secoli fa. La celebrazione del legame con la storia locale rappresenta un elemento forte nelle parole del ministro, che ha coinvolto anche l’idea di appartenenza a una comunità più ampia, che va da viterbesi e tuscia a cittadini europei.
L’inaugurazione di questo evento culturale sottolinea il valore storico e archeologico del territorio intorno al lago di bolsena e proietta l’attenzione verso nuovi approfondimenti e ritrovamenti futuri.