Un omicidio avvenuto mercoledì scorso nel cuore di New York ha scatenato un’ondata di emozioni e opinioni contrastanti tra la popolazione. Brian Thompson, CEO di UnitedHealthcare, è stato assassinato e mentre la polizia si muove per catturare l’assassino, un fenomeno di simpatia nei confronti del killer sta emergendo tra i newyorkesi. Questo articolo esamina come la narrativa che si è sviluppata sui social media sta influenzando la percezione pubblica, trasformando un omicidio in una sorta di quanto mai palese battaglia contro le multinazionali delle assicurazioni sanitarie.
La crisi di identità del killer e il suo legame con le assicurazioni sanitarie
Nel quadro delle indagini, un elemento sorprendente è emerso: alcuni bossoli delle pallottole trovate accanto al corpo di Thompson portavano iscritte le parole “deny, defend, depose”, che in italiano significano “negare, difendere e far deporre”. Questi termini richiamano le pratiche che le assicurazioni sanitarie metterebbero in atto per evitare di pagare le spese mediche ai loro clienti. Questo ha portato molti a speculare su un possibile movente legato a una sorta di giustizia personale contro il sistema, che in molti considerano scaltro e opprimente.
La vicenda della morte di Thompson non è solamente un fatto di cronaca nera, ma si intreccia con un’immagine sociale contro una delle istituzioni più disprezzate: il sistema delle assicurazioni. Questo risveglia nei cittadini sentimenti di empatia nei confronti del presunto assassino, aspetto che sorprende le forze dell’ordine. Su alcuni social, l’assassino è diventato un simbolo di ribellione contro le ingiustizie e le politiche di profitto delle grandi aziende, innescando una pericolosa trasformazione del killer in una figura romanzesca per alcuni.
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La caccia all’uomo e le reazioni della popolazione
La polizia di New York e l’FBI hanno lanciato una caccia all’uomo, offrendo taglie per informazioni che possano portare all’arresto del sospetto. Nonostante i mezzi di sorveglianza di cui è dotata la città, tra cui 25mila telecamere di sorveglianza e droni all’attivo, il killer è riuscito a sfuggire all’arresto in una delle città più sorvegliate al mondo. Stranamente, nel corso dell’inseguimento, molti newyorkesi sui social media hanno incoraggiato comportamenti che complicano ulteriormente il lavoro delle autorità, come inviare false indicazioni o travestirsi da assassino per creare confusione.
Anche manifestazioni come la competizione di sosia tenutasi a Washington Square hanno attirato l’attenzione, rivelando come la comunità si stia mobilitando non per aiutare le indagini, ma per celebrare una figura che in fin dei conti ha commesso un crimine efferato. La mancanza di assistenza alle forze dell’ordine rappresenta un’ulteriore sfida che si aggiunge all’ingiustificabile freddezza dell’agguato e al silenzio assordante di chi normalmente è disposto a collaborare in situazioni del genere.
L’assenza di aiuto dai detective social e pericoli della popolarità online
L’assenza di supporto dagli “online sleuths”, ovvero gli appassionati di crimini che indagano dal proprio computer, ha stupito la polizia. Questi individui, che spesso hanno migliaia di follower attirando un pubblico curioso e attratto dai misteri, si ritrovano a non voler mantenere una posizione attiva in un’indagine pubblica così sensibile. Personalità come @thatdaneshguy, con milioni di follower, hanno espresso il loro disappunto sul comportamento generale del pubblico, indicando che non devono mai essere approvati comportamenti violenti.
Le parole di Ed Davis, ex capo della polizia di Boston, risuonano forti nel sottolineare quanto questa mancanza di empatia per la vittima sia allarmante e possa rappresentare un danno. Per Davis, la cultura popolare contemporanea può facilmente scivolare dall’ammirazione all’adorazione morbosa di figure criminali. L’idea che una persona possa utilizzare i social per condividere il proprio disprezzo nei confronti delle autorità piuttosto che mediare un’importante informazione per risolvere un omicidio segnala un possibile cambiamento nei valori della società statunitense.
La riflessione sul populismo e la simpatia per i criminali
Sulla scia di questo evento, il Wall Street Journal ha evidenziato come la narrativa sfruttata online amplifichi sentimenti di anti-corporativismo e populismo, risultati da anni di frustrazioni e disillusioni nei confronti delle istituzioni. Messaggi di approvazione per il killer si fanno strada tra post e thread in rete, creando un alone di venerazione per chi si oppone a ciò che viene percepito come un sistema oppressivo.
Esempi storici richiamano l’attenzione: figure come Eric Rudolph, responsabile della bomba fatta esplodere alle Olimpiadi di Atlanta nel ’96, hanno trovato sostenitori. Il dialogo contemporaneo alimentato dai social media non fa che accentuare la divisione, dove l’espressione di violenza viene visto come una sorta di eroismo sulla scia di una giustizia personale. Questo nuovo modo di vivere la cultura del crimine, mescolato a sentimenti profondi di ingiustizia, crea uno scenario complesso, per cui la cattura dell’assassino di Thompson è diventata parte di un discorso ben più ampio.