Il passaggio del Giro d’Italia a Sulmona ha acceso un dibattito acceso sulla presenza di un grande cantiere della multinazionale tedesca Snam, impegnata nella costruzione di una centrale di compressione. Le immagini trasmesse dalla Rai hanno suscitato reazioni contrastanti, soprattutto da parte del Coordinamento Per il Clima Fuori dal Fossile di Sulmona, che ha denunciato aspetti controversi e illegittimità legate all’opera.
Il giro d’italia all’insegna di uno spot per il cantiere snam
Il 2025 ha visto passare il Giro d’Italia anche da Sulmona, con un passaggio davanti all’area denominata Case Pente che non è passato inosservato. Durante la diretta tv, le telecamere hanno inquadrato un cantiere con operai in divisa gialla e con elmetto, intenti a salutare i corridori. A terra, una bicicletta gigante e la scritta “W il Giro” campeggiavano in grande evidenza. Al centro della scena appariva il nome di una multinazionale tedesca, la Snam, impegnata in un progetto di costruzione di una centrale di compressione. L’immagine trasmessa ha per molti avuto i toni di uno spot, che ha mostrato un cantiere ordinato e carico di entusiasmo, in un contesto in cui lo sport nazionale veniva celebrato. La scena ha fatto da sfondo a un evento seguito in tutta Italia, lasciando l’impressione di un luogo che coniugasse ordine e vitalità.
La denuncia del coordinamento per il clima: l’impatto sulla valle peligna
Il Coordinamento Per il Clima Fuori dal Fossile di Sulmona ha espresso critiche durissime nei confronti di questa immagine. Il gruppo sostiene che la scritta sulla strada era incompleta, perché avrebbe dovuto aggiungere “abbasso l’ambiente e la storia della valle peligna”. La realtà dietro lo spot sarebbe molto diversa. La zona appare ormai devastata dalle grandi ruspe utilizzate da Snam per realizzare un’opera giudicata inutile da molti. Il territorio, abitato da migliaia di anni, portava tracce antiche di popolazioni che oggi sarebbero state cancellate in modo definitivo. L’area, un tempo sacra per la presenza di due necropoli, è stata violentata e sventrata per lasciare spazio alle strutture industriali. Il coordinamento denuncia una distruzione ambientale e culturale che nessuno ha mostrato durante la diretta o che i telespettatori probabilmente non hanno notato.
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Questioni legali e autorizzazioni: un cantiere giudicato irregolare
Le contestazioni non riguardano solo l’impatto ambientale e storico, ma anche la regolarità amministrativa del cantiere. Secondo il Coordinamento, il cantiere sarebbe illegale, perché avrebbe iniziato i lavori prima di aver completato tutte le verifiche necessarie imposte dal decreto VIA . L’autorizzazione per costruire sarebbe scaduta il 7 marzo 2023 e non prorogata, con attività proseguite nonostante questo. Anche le indagini archeologiche, obbligatorie prima di partire, non sarebbero ancora concluse. Questa situazione ha portato alla presentazione di esposti da parte del gruppo, che attendono risposte dalle autorità competenti. A due anni dall’inizio dei lavori, non è chiaro quali siano gli esiti di queste denunce, richieste alla Procura della Repubblica.
Il valore paesaggistico e naturale della valle peligna minacciato dal progetto
La valle peligna è un territorio con un ruolo importante nel sistema dei Parchi abruzzesi. In passato è stata indicata come possibile capitale della natura protetta in Italia, dato l’ambiente naturale che la caratterizza. L’area coinvolta nei lavori si trova in un punto strategico tra parchi e zone protette, dove l’intervento di grandi opere viene visto come un’aggressione al paesaggio e all’ecosistema. La profonda trasformazione del territorio per far spazio al cantiere contrasta con un patrimonio ambientale e culturale ricco e fragile. Le ruspe e il cemento contribuiscono a modificare la conformazione della valle, minando quella che potrebbe essere una risorsa di biodiversità e di storia da preservare. Questa dimensione è sottolineata dalle associazioni che si battono contro il progetto e ne evidenziano l’impatto duraturo.
Le richieste del coordinamento e il dopo esposti: in attesa delle decisioni della procura
Il Coordinamento Per il Clima Fuori dal Fossile di Sulmona non si limita a denunciare ma chiede interventi chiari e immediati. Rivolge un appello alla Procura della Repubblica affinché venga fatta chiarezza sugli esposti presentati due anni fa riguardo la presunta illegalità dei lavori. Il gruppo domandano che vengano resi noti i risultati delle indagini: se i ricorsi sono infondati, chiedono l’archiviazione; se invece rilevano irregolarità, chiedono che si accertino le responsabilità e che si fermino i lavori. Il clima di attesa è alto, per un caso che coinvolge aspetti importanti come la tutela ambientale, la conservazione storica e la legalità. L’attenzione resta puntata su Sulmona e sul futuro della valle peligna, con un progetto destinato a lasciare segni evidenti.