Un video contenente le immagini dell’autopsia di chiara poggi, vittima del delitto di garlasco, è stato reso disponibile online a pagamento. Questa diffusione ha scatenato l’intervento urgente del garante della privacy che ha imposto un blocco contro chi ha messo in circolazione il materiale. L’autorità ha inoltre rivolto un forte richiamo ai media e ai siti web riguardo alla divulgazione di queste immagini, definita illegale secondo le normative sulla privacy e le regole deontologiche del giornalismo.
Intervento urgente del garante della privacy per fermare la diffusione
Il garante della privacy ha agito d’ufficio, ossia senza bisogno di una segnalazione, appena è venuto a conoscenza della diffusione del video dell’autopsia di chiara poggi online, in modo a pagamento. Questo intervento è avvenuto in via d’urgenza per contrastare una violazione seria della tutela della privacy della vittima e della sua famiglia.
Il provvedimento ha bloccato la disponibilità del video e ha identificato il soggetto responsabile della sua diffusione. Le immagini dell’autopsia costituiscono dati personali sensibili, che devono essere protetti per legge contro qualsiasi diffusione non autorizzata. Il garante ha sottolineato che la circolazione di questo tipo di contenuti viola non soltanto la normativa privacy ma anche le regole che disciplinano la professione giornalistica, che richiedono rispetto e tutela della dignità della persona anche dopo la morte.
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Implicazioni legali per chi diffonde immagini sensibili
Il provvedimento del garante rappresenta un serio ammonimento rivolto non solo a chi ha pubblicato direttamente il video, ma anche a tutti i soggetti coinvolti nella filiera informativa: testate giornalistiche, siti web, agenzie di stampa. La diffusione di immagini derivanti da un’autopsia, in particolare se riguarda casi di cronaca nera e vittime di reati violenti, è considerata illecita.
Secondo il garante, chiunque dovesse in futuro diffondere o pubblicare queste immagini rischierebbe sanzioni amministrative. La normativa sulla privacy sancisce la necessità di rispettare la riservatezza personale e la dignità, mentre il codice deontologico obbliga i giornalisti a evitare contenuti che possano nuocere alle parti coinvolte o risultare indecorosi.
Questa specifica vicenda evidenzia come la sensibilità verso contenuti riguardanti vittime di reati gravi venga salvaguardata in modo particolare. La legge tutela tanto la memoria della vittima quanto gli affetti stretti, che possono subire danni psicologici dalla circolazione di immagini così forti e invasive.
Appello alla responsabilità di media e cittadini
Il garante ha lanciato un appello diretto a chiunque abbia accesso a tali immagini, compresi giornalisti, editori e cittadini. Gli invita a non diffonderle, anche a causa della violenza descritta nel video, che fa male sia alla memoria di chiara poggi che ai suoi familiari. Un atto del genere viola l’intimità e il rispetto dovuti a chi ha subito una fine tragica.
Con il suo provvedimento, l’autorità non chiude la porta a nuove azioni legali o sanzionatorie rivolte a chi dovesse continuare a diffondere o commercializzare il materiale. L’invito è quindi a rispettare i confini della privacy e la sensibilità richiesta in tutte le vicende che riguardano vittime e familiari coinvolti in tragedie pubbliche.
Il caso di chiara poggi, seguito dall’opinione pubblica e dai media per anni, torna a mostrare come la gestione del dolore e della memoria passi anche dal controllo dei contenuti che circolano sui canali digitali. Lo stato tutela questi diritti con azioni immediate ogni volta che si riscontrano violazioni evidenti.