Il film “Familiar Touch” racconta l’Alzheimer da un punto di vista inedito e umano

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“Familiar Touch” offre uno sguardo umano e originale sull’Alzheimer. - Gaeta.it

Donatella Ercolano

18 Settembre 2025

“Familiar Touch” di Sarah Friedland affronta il tema dei primi sintomi dell’Alzheimer senza cadere nel pietismo o nella rappresentazione struggente della malattia. Il film si concentra piuttosto sulla capacità di adattamento e sulla vita ancora piena di sensazioni di Ruth Goldman, interpretata da Kathleen Chalfant, una donna che, improvvisamente, viene trasferita dalla propria casa a una struttura per anziani dove ogni cosa le appare nuova e straniante.

La regista, classe 1992, ha spiegato a Roma durante la presentazione del film come spesso le narrazioni legate all’Alzheimer siano raccontate attraverso il punto di vista degli altri: parenti o assistenti che vedono solo il dolore e il declino di chi soffre. In “Familiar Touch” invece, il fulcro è la persona stessa malata che continua a vivere, a sentire, a percepire in modo fisico e sensoriale, pur perdendo la memoria. La pellicola arriva al cinema il 25 settembre con Fandango, in occasione della Giornata Mondiale dell’Alzheimer del 21 settembre. Nel 2025 l’Italia ritorna protagonista sul fronte Alzheimer ospitando la conferenza Alzheimer Europe a Bologna, dal 6 all’8 ottobre.

Un film premiato che coinvolge la comunità e racconta la realtà degli anziani con demenza

“Familiar Touch” ha ottenuto riconoscimenti importanti alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia dello scorso anno: tre premi nelle sezioni Orizzonti e Leone del futuro, tra cui miglior regia e miglior attrice per Kathleen Chalfant. La realizzazione del film è stata una esperienza intergenerazionale e collaborativa con residenti e operatori di una comunità per anziani di Los Angeles. Questo coinvolgimento diretto ha permesso alla regista di mettere al centro storie vere, esperienze quotidiane e dinamiche umane autentiche, lontane dagli stereotipi sulla malattia e sull’età.

Sarah Friedland lavora nel campo dell’invecchiamento creativo da almeno sette anni, durante i quali ha assistito persone affette da demenza senile. Il suo approccio si riflette nel film, che non si limita a parlare di malattia o invecchiamento, ma punta su aspetti vitali come l’assistenza reciproca e l’interdipendenza tra le persone. Nel caso di Ruth, si focalizza anche sulla sua sessualità: un elemento spesso ignorato o letto in modo superficiale nella rappresentazione degli anziani. Il film sfida i pregiudizi che vedono gli anziani come persone asessuate o ridicolizza la loro vita affettiva.

Kathleen Chalfant sul set: un’esperienza che cambia la percezione dell’età

L’attrice principale, Kathleen Chalfant, nata nel 1945, è nota soprattutto per il suo lavoro a teatro. Nel film ha portato con sé la sua esperienza personale di donna “ottantenne” che mantiene una sessualità distinta e complessa, capace anche di soffrire in caso di rifiuto, proprio come il personaggio di Ruth. La sua interpretazione ha colto l’attenzione della giuria a Venezia, confermandone il valore artistico e umano.

Chalfant ha raccontato come durante le riprese, pur trovandosi circondata da altri attori anziani, inizialmente si sentisse distante da loro. Considerava sé stessa prima di tutto un’attrice e non si identificava con “quella categoria”. Però, col proseguire del lavoro, ha riconosciuto molte affinità con quelle persone e ha ammesso di aver condiviso con loro aspetti umani profondi e diretti, contrapponendosi al luogo comune che tende a separare i ruoli e le identità in base all’età.

Il film rappresenta così un momento raro in cui viene dato spazio a una narrazione sincera e inclusiva dell’età avanzata, che unisce arte e vita reale. “Familiar Touch” si conferma una pellicola significativa nel panorama del cinema italiano e internazionale sul tema dell’Alzheimer, offrendone una lettura personale e autentica con riflessi sul modo in cui la società percepisce l’invecchiamento e la malattia.