Il cardinale Anders Arborelius, vescovo di Stoccolma e primo cardinale della Scandinavia, si è imposto negli ultimi anni come un punto di riferimento nel mondo cattolico nordico. La sua figura è stata al centro di voci e riflessioni anche riguardo a un possibile futuro come papa. Il suo percorso, dal passato protestante alla conversione, e il suo ruolo oggi dentro e fuori la Chiesa cattolica, raccontano una storia di fede, dialogo e sfide contemporanee.
Formazione e impegni accademici: un mix di lingue, teologia e spiritualità
La formazione del cardinale si è articolata su più fronti. Ha conseguito una laurea in lingue moderne presso l’università di Lund, per poi studiare teologia e filosofia a Bruges e a Roma. Presso la Pontificia Facoltà Teologica Carmelitana ha ottenuto la licenza in spiritualità, specializzandosi in un ambito molto legato al suo ordine religioso.
Arborelius è membro di vari dicasteri vaticani, che spaziano dal Clero ai Vescovi, passando per le Chiese Orientali e la Promozione dell’Unità dei Cristiani, fino al Consiglio per l’Economia. Il suo impegno si estende al dialogo ecumenico e interreligioso, sempre rispettoso del magistero cattolico.
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Nel giugno 2022 ha ricevuto una medaglia ufficiale dal Re di Svezia, riconoscimento per il ruolo svolto nel panorama religioso del paese. Ha scritto numerosi testi, soprattutto in svedese, dedicati alla spiritualità e alle vite di figure religiose. Le sue opere raccontano la ricerca di un rapporto profondo con la fede e offrono spunti per chi si avvicina a questo percorso.
Una vita segnata dalla conversione e dal servizio alla chiesa
Anders Arborelius è nato il 24 settembre 1949 a Sorengo, in Svizzera, ma è cresciuto a Lund, nel sud della Svezia, in una famiglia luterana. La sua conversione al cattolicesimo nel 1969 a Malmö ha aperto una strada che l’ha portato a entrare, due anni dopo, nel monastero carmelitano di Norraby. Dopo aver emesso i voti perpetui nel 1977 a Bruges, in Belgio, è stato ordinato sacerdote l’8 settembre 1979 a Malmö.
La consacrazione a vescovo di Stoccolma, nel dicembre 1998 da parte di papa Giovanni Paolo II, ha rappresentato una svolta storica. Arborelius è infatti il primo vescovo svedese cattolico etnico dai tempi della Riforma protestante, un evento significativo per la presenza cattolica in un paese largamente secolarizzato e di tradizione luterana. Nel corso degli anni ha guidato la Conferenza episcopale di Scandinavia, prima come presidente dal 2005 al 2015, poi come vicepresidente.
Il titolo cardinalizio conferitogli da papa Francesco nel 2017 ha sottolineato l’importanza che la Santa Sede attribuisce al ruolo che ricopre nella regione più settentrionale d’Europa. Lo stesso pontefice, in un incontro con i redattori delle riviste dei gesuiti europei nel 2022, lo ha definito come “un modello di guida” e una persona che “non ha paura di nulla”. Arborelius ha ammesso che candidarsi al soglio pontificio resta un’ipotesi “reale ma irrealistica”.
Posizioni dottrinali e pratiche: fermezza e apertura misurata
Tra le caratteristiche principali di Arborelius emerge un attaccamento saldo alla dottrina cattolica. Il cardinale difende il celibato sacerdotale e si oppone all’ordinazione delle donne, sostenendo con fermezza l’insegnamento morale riguardo a temi delicati come l’etica sessuale e l’identità di genere. Queste posizioni lo hanno portato a criticare apertamente il Cammino Sinodale tedesco, definendo la morale cattolica come universale e immutabile.
Al contempo Arborelius si distingue per un pragmatismo che lo spinge a promuovere il dialogo tra le religioni e l’unità cristiana, pur rimanendo contrario alla comunione eucaristica per non cattolici. In linea con sensibilità diffuse in Svezia, ha mostrato attenzione per le questioni ambientali, sostenendo anche iniziative internazionali contro l’“ecocidio”.
Il suo modo di interpretare la liturgia ha sorpreso molti. Ha applicato “Traditionis Custodes” limitando la celebrazione della Messa in latino tradizionale in alcune parrocchie, decisione che ha stupito anche i più giovani fedeli e chi aveva visto crescere il numero delle vocazioni. Arborelius ha dichiarato di non comprendere pienamente la nostalgia per il vetus ordo e rifiuta etichette come “tradizionalista” o “progressista” che a suo parere legano la fede a schemi politici.
La presenza della chiesa in svezia sotto la guida di arborelius
La Svezia, paese profondamente secolarizzato, ha visto negli ultimi anni qualche segnale di crescita nelle vocazioni e nella partecipazione alla Messa, anche grazie all’arrivo di immigrati che hanno rinnovato alcune comunità. Il cardinale rimane consapevole delle difficoltà legate all’integrazione e alle tensioni sociali, ribadendo però un sostegno a politiche migratorie aperte e al dialogo con i musulmani.
Malgrado qualche critica riguardante il suo modo di governare la diocesi, che alcuni definiscono troppo prudente, Arborelius continua a rappresentare un punto di riferimento. A volte accusato di eccessiva cautela e di un ricambio frequente del personale, mostra però una forte coerenza nei valori.
Il suo motto, “In Laudem Gloriae”, sintetizza la sua vocazione: vivere ogni azione per dare gloria a Dio. Crede che oggi si sia perso, nella società, il senso di riconoscere Dio come fonte di libertà e felicità. Per questo si impegna a sostenere chi desidera riscoprire questo rapporto.
Un ritratto umano oltre il ruolo ecclesiastico
Al di là dell’impegno pubblico, Anders Arborelius appare come una persona umile e disponibile all’ascolto. È conosciuto per mantenere la calma anche quando viene messo alla prova in situazioni difficili, come ad esempio in dibattiti televisivi con atei. Questa attitudine ha conquistato rispetto anche al di fuori della comunità cattolica.
Tra le sue passioni private spiccano la preghiera silenziosa e la lettura di romanzi gialli. Ama cucinare, un’attività che coltiva con interesse. Dal punto di vista linguistico è molto preparato: oltre allo svedese, parla bene inglese, spagnolo, francese, tedesco e olandese. La sua figura racchiude così la dimensione spirituale e quella culturale, elemento che gli ha permesso di interagire con realtà molto diverse nel corso degli anni.
Il legame con il santo Teresa di Gesù Bambino, suo protettore, evidenzia la ricerca costante di una spiritualità semplice e profonda. Nel complesso, Arborelius rimane una delle voci più ascoltate e rappresentative del cattolicesimo nordico, con un ruolo che continua a evolversi in un contesto europeo e globale.