Negli ultimi anni la libertà di movimento e di gioco dei bambini si è drasticamente ridotta, a causa di cambiamenti nelle abitudini quotidiane e negli spazi dedicati alla ricreazione. Questo fenomeno riguarda particolarmente i più piccoli, che affrontano meno esperienze autonome nel loro sviluppo emotivo e sociale. Oggi più che mai emerge il ruolo fondamentale del gioco nell’apprendimento e nella crescita personale fuori dal controllo diretto degli adulti. Un confronto sulla situazione attuale e sulle possibili strategie di recupero è stato al centro di un evento a Verona, che ha riunito pedagogisti, educatori, insegnanti e ricercatori del settore.
La contrazione degli spazi per il gioco e le conseguenze sull’autonomia dei bambini
Nei contesti scolastici e familiari, la presenza di scarpe senza lacci è molto più diffusa rispetto al passato, segno di una ridotta pratica nell’imparare a eseguire compiti motori autonomi. I bambini della scuola primaria si trovano spesso sempre meno liberi di arrampicarsi o sperimentare attività fisiche all’aperto. Questo fenomeno, legato al restringimento degli spazi naturali a favore di superfici pavimentate e più facilmente gestibili, comporta la perdita di importanti occasioni per incidere sullo sviluppo dell’autostima e del coraggio. La difficoltà di affrontare piccole sfide come la gestione del dolore o del fallimento influisce sulle competenze emotive e sociali fondamentali per la crescita.
L’ambiente scolastico oggi appare sempre più vincolato a tempi ristretti per la ricreazione, dove la dimensione psicomotoria e relazionale rischia di scomparire. Questi cambiamenti non riguardano solo l’aspetto fisico, ma anche l’apprendimento della capacità di muoversi nello spazio con autonomia e di affrontare i propri limiti. Valentina Salzani, pedagogista partecipante al Festival del Gioco di Valdadige , ricorda come “il gioco rappresenti non solo una pausa ludica, ma un vero e proprio strumento di formazione per lo sviluppo psicofisico e sociale dei bambini.” Lo spazio della scuola funge da primo laboratorio sociale dove imparare a relazionarsi e a crescere fuori dal controllo degli adulti.
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Ansia e difficoltà emotive in aumento tra bambini e adolescenti
I dati relativi agli adolescenti fra i 14 e i 18 anni mostrano un incremento significativo dei disturbi legati ad ansia e stress, con una crescita che arriva al 46%. Anche i bambini più piccoli manifestano criticità notevoli: il 57% non riesce a gestire adeguatamente emozioni intense o situazioni di fallimento. Questi numeri riflettono una realtà in cui le competenze emotive spesso restano in ombra rispetto alle conoscenze cognitive. In effetti, la fragilità emotiva si presenta anche nelle famiglie che si prendono cura con attenzione, simboleggiando un disagio che non si supera facilmente con le sole tutele familiari.
In questo scenario complesso l’utilizzo del gioco emerge ormai come una risorsa valida per contrastare queste difficoltà. È accettato da educatori e specialisti che attività ludiche, anche non strutturate, aiutano a ridurre stress e ansia, agevolando la crescita interiore. Alla recente conferenza “La rivoluzione del gioco: sfide e opportunità per la scuola di oggi”, molti esperti hanno ribadito il contributo insostituibile del gioco nello sviluppo di un equilibrio psicofisico solido.
Le nuove abitudini familiari riducono l’autonomia ludica dei bambini
Oggi i bambini si trovano spesso a giocare meno senza la supervisione diretta di un adulto. Le preoccupazioni genitoriali, la mancanza di opportunità e i cambiamenti nelle abitudini familiari limitano l’esperienza di autonomia e l’approccio pratico alle situazioni emotive. Beniamino Sidoti, formatore di Carrocci Ludens, descrive la mancanza di momenti di gioco libero come un “deserto dell’esperienza”, in cui il gioco rappresenta un’oasi fondamentale per i bambini. La perdita di queste occasioni può minare la capacità di gestire i propri sentimenti e di affrontare le difficoltà senza supporti immediati.
Questa situazione modifica il modo in cui i bambini sviluppano la propria personalità, mettendo in discussione il loro diritto a esperienze di crescita spontanee. Secondo Roberto Farnè, docente universitario di pedagogia del gioco, proprio l’articolo 31 della carta dell’Infanzia e le sue raccomandazioni ribadiscono che gli adulti sono responsabili di garantire questi spazi di gioco. Il gioco libero non è un semplice passatempo, ma un diritto che contribuisce a formare cittadini capaci di interagire con il contesto sociale in modo consapevole.
I videogiochi come strumento per affrontare ansia e disturbi emotivi
Non solo il gioco tradizionale, ma anche le risorse digitali possono aiutare a gestire problemi emotivi. Simone e Cristiano Schiaffella, due fratelli trentenni, hanno creato un videogioco intitolato “On Constant Delay” che affronta in modo diretto tematiche come l’ansia e i disturbi compulsivi. Nato da un’esperienza personale, il progetto è diventato un modello riconosciuto anche da psicoterapeuti, che lo utilizzano nei corsi di formazione come mezzo per promuovere il benessere mentale.
Questa iniziativa dimostra il potenziale positivo dei videogiochi, spesso criticati per il loro impatto tecnologico, ma in realtà capaci di creare empatia e comprensione attorno a problemi psicologici complessi. Il titolo ha ricevuto il Premio Mental Health Game Jam, tra oltre cento partecipanti, sottolineando il riconoscimento istituzionale di un approccio innovativo. Il percorso tracciato dai fratelli Schiaffella apre nuove strade alla relazione tra gioco, tecnologia e salute mentale, offrendo alternative per sensibilizzare e supportare chi affronta difficoltà emotive.