I 406 lavoratori dello stabilimento jabil di marcianise, in provincia di caserta, hanno indetto uno sciopero di un’ora con presidio fuori dai cancelli. La protesta è legata alla decisione della multinazionale americana di cedere l’unità produttiva alla tma, società controllata per il 55% dall’azienda tme di portico di caserta e per il 45% da invitalia, che agisce per conto del ministero dell’economia. Questa trattativa, che si trascina da anni, sembra ora arrivare a una svolta, ma la posizione dei dipendenti resta ferma e contraria alla cessione.
la cessione del sito jabil alla tma e le implicazioni per i lavoratori
La multinazionale jabil ha deciso di trasferire la gestione del sito di marcianise alla nuova società tma, costituita dalla tme e da invitalia. Tme, con sede a portico di caserta, guida il progetto attraverso un ex dipendente proveniente proprio da jabil, che detiene la quota maggiore della nuova società. Invitalia, in quanto braccio operativo del ministero dell’economia, partecipa con una quota del 45%, confermando l’interesse pubblico nel mantenere attivo il sito produttivo e limitare l’impatto occupazionale.
Questa operazione ha però generato malumori tra i lavoratori che rifiutano l’idea di passare sotto la gestione di tma, manifestando dubbi e riserve sul futuro occupazionale e sulle condizioni contrattuali che potrebbero cambiare con la nuova proprietà. La decisione unilaterale di jabil ha complicato ulteriormente il clima nel sito, dove prevale l’incertezza e la ricerca di alternative più affidabili per il mantenimento dei posti di lavoro.
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Le resistenze dei dipendenti e le offerte di incentivazione al licenziamento
In vista della cessione, jabil ha proposto ai dipendenti una scelta che vuole apparire come soluzione d’uscita: dimettersi entro il 6 maggio, accettando un incentivo economico. La proposta prevedeva un bonus di 30mila euro a patto della rinuncia all’indennità di disoccupazione, oppure 10mila euro per chi tentava di mantenere il diritto alla disoccupazione.
Quasi nessuno dei lavoratori ha accettato questa offerta. Solo un dipendente, che aveva nel frattempo superato un concorso pubblico, ha scelto di lasciare con il bonus proposto. Tutti gli altri sono rimasti uniti nel rifiuto di passare a tma e nell’idea che si debba valutare la permanenza di jabil a marcianise o l’arrivo di un altro imprenditore, considerato più affidabile rispetto all’attuale progetto di cessione.
Questa compattezza riflette la preoccupazione diffusa per il cambiamento impresso alla gestione e il timore di perdite occupazionali o di peggioramenti nelle condizioni di lavoro.
La mobilitazione politica e le interpellanze presentate in parlamento
La vertenza jabil di marcianise ha attirato attenzione anche a livello politico. Negli ultimi giorni, il movimento cinque stelle ha presentato due interpellanze parlamentari per sostenere le richieste dei lavoratori e chiedere interventi per evitare esiti negativi.
Le interpellanze invitano il governo a esaminare il caso, valutare le condizioni della cessione e intervenire per tutelare l’occupazione e salvaguardare l’attività industriale nel territorio campano. Le discussioni in parlamento sono previste a breve e potrebbero influire sugli sviluppi della vicenda.
I lavoratori di jabil continuano a presidiare l’ingresso dello stabilimento con lo sciopero, mantenendo alta l’attenzione su una vertenza che dura da tempo e che ora si avvicina a una fase decisiva. Le istituzioni e la comunità locale seguono con interesse l’evoluzione di un caso che coinvolge direttamente centinaia di addetti e la stabilità economica di marcianise.