I frantoi italiani chiedono riconoscimento per il ruolo nella filiera olivicola e sostenibilità

I frantoi italiani chiedono riconoscimento per il ruolo nella filiera olivicola e sostenibilità

La filiera olivicola italiana a Roma discute il ruolo strategico dei frantoi, la necessità di certificazione nazionale sulla sostenibilità, strumenti finanziari come il Pegno Rotativo e una governance più inclusiva.
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La filiera olivicola italiana si confronta sull'importanza strategica dei frantoi per qualità, sostenibilità e lotta alle frodi, proponendo una certificazione nazionale e strumenti finanziari per rafforzare il settore. - Gaeta.it

La filiera olivicola italiana attraversa un momento decisivo e a Roma, nell’incontro promosso da Aifo, si è acceso un dibattito importante sul ruolo dei frantoi nell’intera produzione del olio extravergine d’oliva. Questo comparto punta a un riconoscimento serio, non privilegi, sottolineando il valore strategico e la necessità di strumenti adeguati per garantire qualità, sostenibilità e competitività nel mercato nazionale e internazionale.

Il ruolo centrale dei frantoi nella trasformazione dell’olio extravergine

I frantoi ricoprono una funzione chiave nella filiera olivicola. Sono responsabili della trasformazione delle olive e rappresentano un filtro essenziale per la qualità dell’olio finale. Durante l’evento “Frantoiani in rete: custodi della tradizione, attori del cambiamento”, si è evidenziato che il frantoio non è solo un luogo produttivo, ma un attore che garantisce la salubrità e l’autenticità del prodotto. La gestione accurata di ogni fase della molitura influisce direttamente sulle caratteristiche sensoriali e sulla conservazione dell’olio.

Difesa della tipicità territoriale e lotta alle frodi

Si è discusso della necessità di uno stretto controllo e di protocolli rigorosi per preservare la tipicità territoriale e l’identità dell’olio Made in Italy. Il ruolo del frantoio diventa dunque decisivo anche contro le frodi e le sofisticazioni. Senza questi passaggi, la filiera rischia di perdere trasparenza e affidabilità, un fattore critico per il consumatore finale e per l’export.

Proposte per una certificazione nazionale della sostenibilità dell’olio d’oliva

Uno dei punti emersi con maggior forza riguarda l’adozione di un sistema di certificazione nazionale che attesti la sostenibilità dell’olio extravergine. Il settore olivicolo, infatti, si confronta con crescenti richieste di trasparenza sia sul piano ambientale sia su quello della tracciabilità. Tale certificazione potrebbe diventare un requisito fondamentale per rafforzare la posizione italiana sia in patria che all’estero.

Criteri chiari e linguaggio comune

Questa proposta prevede criteri chiari legati alle pratiche agricole, al consumo di risorse e alla salvaguardia del paesaggio olivicolo. La certificazione non implicherebbe solo un valore aggiunto per il prodotto, ma metterebbe in luce l’impegno concreto dei frantoi nel promuovere un’agricoltura più rispettosa dell’ambiente. Inoltre, tale sistema aiuterebbe a creare un linguaggio comune tra produttori, trasformatori e consumatori, valorizzando l’intero ciclo di vita del prodotto.

Strumenti finanziari e riforme per supportare la filiera olivicola

La discussione si è concentrata anche su strumenti finanziari concreti per sostenere i frantoi e la produzione olivicola, con particolare attenzione al Pegno Rotativo. Questa forma di garanzia creditizia consentirebbe di facilitare l’accesso al credito, anche per gli oli non riconosciuti con indicazioni geografiche protette. La possibilità di utilizzare il Pegno Rotativo rappresenta un passo importante per rendere più flessibile e meno onerosa la gestione del capitale circolante.

Parallelamente, si è posto l’accento sulla necessità di riformare l’apparato sanzionatorio per arginare in modo efficace i tentativi di contraffazione. La norma vigente appare insufficiente per contenere un fenomeno che mina l’integrità del prodotto italiano. Allo stesso tempo, è stata chiesta l’istituzione della Commissione Unica Nazionale dell’olio d’oliva, per coordinare meglio le azioni di controllo, normazione e promozione.

Governance di filiera e collaborazione tra gli attori produttivi

La filiera olivicola italiana soffre ancora di una governance debole e frammentata. L’assemblea di Aifo ha sottolineato l’urgenza di creare un modello organizzativo più inclusivo e rappresentativo di tutti gli operatori, dai coltivatori ai frantoi fino ai confezionatori. L’idea di una nuova organizzazione interprofessionale punta alla condivisione degli obiettivi e delle responsabilità.

La visione di elia pellegrino

Elia Pellegrino, presidente di Aifo, ha ribadito che “le eccellenze si costruiscono solo con un dialogo continuo tra le parti”. Investire nella cooperazione, nell’aggiornamento tecnico e nella valorizzazione dei talenti interni è fondamentale per rafforzare la posizione italiana nel mercato globale. Senza una strategia di filiera coesa, il rischio è la perdita di competitività a cui si aggiungono difficoltà nella gestione delle crisi e nella risposta alle nuove sfide climatiche e di mercato.

Aggiornamenti sul bando ai frantoi e impegni del ministero

Patrizio La Pietra, sottosegretario al ministero dell’Agricoltura, ha confermato che è stato completato l’iter tecnico e amministrativo del bando a favore dei frantoi. Le risorse sono pronte per essere trasferite alle Regioni, da cui si attende un’immediata implementazione per raggiungere i beneficiari. Il ministero si è dichiarato disponibile a superare eventuali ostacoli burocratici che rallentassero la distribuzione.

Questa fase rappresenta un momento cruciale per rafforzare la competitività dell’intero comparto olivicolo. Il governo ha riconosciuto il valore strategico dei frantoi e si impegna a sostenere il settore con interventi mirati. L’interlocuzione con gli enti territoriali dovrà portare a un’accelerazione nella spesa delle risorse pubbliche, in modo da fornire strumenti concreti a chi opera nel campo in nome della qualità e dell’identità italiana.

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