I dazi, le guerre commerciali e la deglobalizzazione mettono a rischio la ripresa economica in europa

I dazi, le guerre commerciali e la deglobalizzazione mettono a rischio la ripresa economica in europa

Manageritalia e AstraRicerche evidenziano come dazi, deglobalizzazione e crisi geopolitiche minaccino la crescita economica italiana ed europea, richiedendo politiche di integrazione e apertura ai mercati esterni.
I Dazi2C Le Guerre Commerciali I Dazi2C Le Guerre Commerciali
L’articolo evidenzia le preoccupazioni dei manager italiani riguardo ai dazi, alle tensioni geopolitiche e ai costi energetici, che minacciano la crescita economica europea, sottolineando la necessità di rafforzare l’integrazione e l’apertura ai mercati esterni per evitare stagnazione e declino. - Gaeta.it

L’attenzione degli operatori economici europei si concentra sulle minacce che i dazi e le tensioni geopolitiche rappresentano per il futuro. Secondo un’indagine su oltre mille manager italiani del terziario, queste barriere commerciali pesano sull’orizzonte economico del continente. Il confronto con la storia mostra come le difficoltà derivino spesso dall’aumento delle restrizioni, e suggerisce la necessità di rilanciare l’integrazione e l’apertura verso nuovi mercati per evitare una stagnazione prolungata.

I segnali di allarme dei manager italiani

L’indagine promossa da AstraRicerche per Manageritalia ha raccolto le opinioni di dirigenti e quadri nei settori commercio, trasporti, turismo e servizi. Il 71,5% degli intervistati indica i dazi e la deglobalizzazione come una minaccia chiara per la crescita futura. Questa percezione riflette una preoccupazione che coinvolge non solo le dinamiche dell’export, ma anche la tenuta occupazionale e la competitività delle aziende. Accanto a queste, il 56,6% teme effetti delle crisi geopolitiche, mentre il 46,4% segnala l’aumento dei costi energetici e delle materie prime come fattore destabilizzante.

Questi elementi creano un quadro complesso in cui diventa difficile mantenere livelli stabili di domanda interna e sviluppo. Il 26,9% ritiene che proprio il calo della domanda interna possa acutizzare la situazione generale. La divisione sulla gestione dei dazi emerge con forza: il 38% pensa che dazi contenuti, sotto il 10%, siano ancora affrontabili, ma il 40% teme che dazi più alti provochino effetti molto negativi. Un segmento rilevante del 22% manifesta incertezza, segno della instabilità percepita tra chi guida le imprese italiane.

Conseguenze economiche previste e richieste di intervento

Le prospettive che emergono dalla ricerca sono pessimistiche. Il 75,5% dei manager prevede un calo del Pil. La perdita di posti di lavoro è un’altra fonte di preoccupazione, con il 59,8% che immagina una contrazione significativa nelle assunzioni. Gran parte dei dirigenti indica che proprio il proprio settore subirà danni pesanti, oltre un terzo del campione. Questi timori alimentano una richiesta esplicita di una politica pubblica più energica, capace di supportare i comparti vulnerabili.

Il deterioramento dell’economia si riflette anche nel quadro delle aspettative personali e aziendali per la seconda metà del 2025. Il 65,1% attende un peggioramento della congiuntura mondiale, mentre il 58,9% vede un calo dell’economia italiana. Il giudizio sull’efficacia delle azioni del governo risulta negativo per il 45,2%, e il 44,8% spiega di nutrire timori sull’andamento dell’occupazione. Le aziende e i professionisti coinvolti manifestano una crescente difficoltà a immaginare un miglioramento nel breve termine.

Le strategie consigliate per contrastare le barriere commerciali

Nel contesto attuale, marcato da un ritorno delle barriere protettive e dal crescente rischio di guerre commerciali, si sottolinea l’importanza di rafforzare l’unità europea. Marco Ballarè, presidente di Manageritalia, ricorda che la storia mostra come il libero scambio ha sempre alimentato lo sviluppo, mentre i dazi hanno portato a crisi e conflitti. In questo senso l’integrazione interna tra paesi europei è vista come una leva fondamentale per mantenere il livello di competitività e di crescita.

Aprirsi a nuovi mercati esterni, anche in Paesi finora poco esplorati, rappresenta un’altra strada da seguire. All’Europa si chiede un ruolo più deciso nel contrastare la frammentazione degli scambi, abbattendo le barriere ancora presenti e consolidando rapporti commerciali flessibili. Secondo gli esperti interpellati, solo così si potrà favorire una ripresa che tenga conto di tutti i fattori oggi in gioco, riducendo l’incertezza che grava sull’economia continentale.

Nuove misure tariffarie e impatto sul commercio internazionale

L’entrata in vigore di nuove misure tariffarie, come annunciate dall’amministrazione americana, aggrava la situazione. Il futuro del commercio internazionale rimane incerto, e le decisioni politiche nei prossimi mesi saranno decisive per limitare gli effetti negativi evidenziati dagli operatori del mercato italiano ed europeo. La reazione dei governi, a livello nazionale e comunitario, sarà osservata con attenzione sia dagli imprenditori che dagli analisti finanziari.

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