Gli effetti del metodo trump sui dazi e le tensioni commerciali tra stati uniti, europa e regno unito

Gli effetti del metodo trump sui dazi e le tensioni commerciali tra stati uniti, europa e regno unito

La politica commerciale dell’amministrazione Trump ha imposto dazi per ridurre il deficit degli Stati Uniti, generando tensioni con Europa, Cina e Regno Unito, che cerca un accordo commerciale parziale con Washington.
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L'articolo analizza la politica commerciale adottata dall'amministrazione Trump a partire dal 2025, caratterizzata da dazi e tariffe per ridurre il deficit commerciale USA, e i suoi impatti su Europa, Regno Unito e mercati globali, evidenziando tensioni, accordi parziali e le sfide future per l'Europa. - Gaeta.it

La politica commerciale adottata dall’amministrazione Trump ha imposto un ritmo serrato nel confronto tra stati uniti, europa e altri partner mondiali. Il fulcro del metodo Trump si basa sulla riduzione dei deficit commerciali americani con il resto del mondo, attraverso misure che hanno coinvolto dazi e tariffe crescenti. Questo approccio, intervenuto con forza soprattutto a partire dalla primavera del 2025, ha generato ripercussioni importanti sia sui mercati globali che sulle relazioni diplomatiche.

La logica dietro l’imposizione dei dazi e la strategia commerciale americana

L’obiettivo dichiarato degli stati uniti è abbassare il deficit commerciale accumulato perché importano più di quanto esportano. In pratica, questo ha significato imporre dazi proporzionali ai livelli di deficit con ciascun paese o area economica. L’intervento significativo del 2 aprile scorso ha visto tariffe aggiuntive su molte importazioni, rivolte a partner di tutto il mondo, con l’idea di riequilibrare gli scambi a favore degli stati uniti.

Subito dopo l’innalzamento delle tariffe, l’amministrazione americana ha aperto spazi negoziali attraverso minacce e trattative. L’europa, prima, e la cina, poi, sono stati coinvolti in una fase di pausa diplomatica finalizzata a trovare un accordo che attenuasse le tensioni commerciali. Tuttavia non ha sorpreso chi segue la politica commerciale statunitense il prevedibile arretramento del governo Trump su più fronti, redimensionando le misure restrittive alla luce della consapevolezza interna degli impatti negativi sull’economia americana.

Impatti e commenti di esperti

Nonostante il ruolo mediatorio, l’approccio muscolare adottato dagli stati uniti ha causato instabilità nei mercati finanziari, aumento dei prezzi e difficoltà nelle catene industriali. L’ex presidente della banca centrale europea, Mario Draghi, ha commentato che “si è raggiunto un punto critico, in cui l’ordine commerciale multilaterale appare compromesso in modo complicato da recuperare.” L’uso massiccio di misure unilaterali e il ruolo ridotto dell’organizzazione mondiale del commercio hanno portato a una condizione in cui la normalità negli scambi non potrà tornare. Draghi ha sottolineato la necessità per l’europa di ridurre la dipendenza dalla crescita americana, promuovendo una politica macroeconomica differente, capace di sostenere un’ economia più autonoma.

Parole simili sono state espresse dal presidente della repubblica italiana, Sergio Mattarella, che ha chiesto una reazione attiva dell’europa, affermando che “l’immobilismo non rappresenta un’opzione credibile.” Da questo punto di vista, la sfida per l’europa si gioca nell’ambito di una risposta comune e coordinata ai cambiamenti imposti dalla guerra commerciale, soprattutto senza aspettare che la situazione si complichi ulteriormente.

L’accordo stretto tra stati uniti e regno unito: dettagli e implicazioni pratiche

Il primo risultato tangibile dell’approccio trumpista è un accordo commerciale con il regno unito, firmato poco dopo l’imposizione delle misure tariffarie. Il patto, definito rapidamente, non aspira a un’intesa completa su tutti i settori, ma si concentra su alcuni comparti chiave come l’agricoltura, l’automotive e i metalli. Viene così alleggerita la pressione dei dazi su alcuni prodotti specifici, tanto da prevedere che il regno unito possa esportare fino a 100.000 automobili l’anno negli stati uniti con una tariffa al 10%, molto più bassa rispetto al 25% precedente.

Inoltre, l’accordo prevede l’eliminazione del 25% di dazi su acciaio e alluminio, imposti da washington a metà marzo, che vengono dunque sospesi solo nel rapporto con Londra. Restano invece dazi del 10% su molte altre importazioni americane. Per quanto riguarda alimentari e bevande, gli stati uniti si impegnano a espandere le esportazioni di carne bovina ed etanolo, accelerando le procedure doganali.

Conseguenze per l’unione europea

Questo patto, benché limitato, porta con sé conseguenze significative per l’unione europea. Con il nuovo governo laburista guidato da Keir Starmer, il regno unito ha migliorato i rapporti con bruxelles, tentando di rinsaldare un legame danneggiato anni fa dal divorzio. L’intesa commerciale con washington inserisce una dinamica complessa: da un lato potrebbe favorire un dialogo più costruttivo tra stati uniti ed europa; dall’altro, le differenze su standard normativi potrebbero frenare il riavvicinamento con l’unione.

Va ricordato che è ancora in corso una tregua sulle tariffe, fissata per novanta giorni e in scadenza l’8 luglio. Questo tempo servirà alle parti per valutare ulteriori mosse e negoziati, mettendo sul tavolo le diverse richieste di compensazione e modifiche alle tariffe in vigore oggi.

La gestione delle tensioni commerciali e le sfide per l’europa nel futuro prossimo

Il modello di pressione adottato dagli stati uniti con Trump mette l’europa di fronte a scelte difficili. Le reazioni messe in moto dalle nuove tariffe hanno fatto emergere la fragilità di un sistema di scambi che non può più contare soltanto sui consueti equilibri multilaterali. L’europa deve ora prendere iniziative concrete per difendere i propri interessi commerciali e industriali, senza poter più fare affidamento su un ordine commerciale globale stabile e prevedibile.

La risposta politica e diplomatica richiede di superare divisioni interne e sviluppare un fronte unito verso washington. Il discorso di mattarella ha richiamato questa urgenza, esortando a non temporeggiare. In effetti, la sfida non riguarda solo i rapporti con gli stati uniti, ma anche la capacità europea di diventare più autosufficiente in termini di crescita economica.

Le implicazioni del metodo Trump si vedono anche nella necessità di rivedere certe politiche macroeconomiche, per adeguarsi al nuovo contesto di maggiore competizione e incertezza. Il percorso è complesso: le trattative commerciali devono tenere conto di limiti politici interni, come l’approvazione del congresso americano per accordi complessivi, e di pressioni economiche da parte dei vari settori interessati.

Con il termine della tregua sui dazi alle porte, gli ultimi sviluppi delle trattative tra stati uniti, europa e regno unito saranno determinanti per definire se la guerra commerciale potrà allentare la sua morsa o se il sistema dei commerci internazionali si preparerà a vivere una fase di tensioni più protratte.

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