Giunta comunale di colobraro senza donne la consigliera di parità chiede modifiche urgenti

Giunta comunale di colobraro senza donne la consigliera di parità chiede modifiche urgenti

La giunta comunale di Colobraro, guidata dal sindaco Nicola Lista, è al centro delle polemiche per l’assenza di donne; Ivana Pipponzi della Basilicata chiede il rispetto degli articoli 3 e 51 della Costituzione.
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Nel comune di Colobraro (Matera) la giunta comunale nominata dal sindaco Nicola Lista è priva di donne, suscitando critiche dalla consigliera di parità Ivana Pipponzi, che chiede il rispetto della parità di genere richiamando la Costituzione e minaccia azioni legali. - Gaeta.it

Nel piccolo comune di colobraro, in provincia di matera, la giunta comunale nominata dal sindaco nicola lista continua a suscitare polemiche per l’assenza totale di rappresentanza femminile. Ivana pipponzi, consigliera di parità della regione basilicata, ha segnalato l’anomalia e chiesto un intervento immediato per rispettare la quota di genere, richiamando norme costituzionali e prerogative del proprio ufficio.

L’assenza di donne nella giunta di colobraro e il decreto sindacale contestato

Il 24 aprile scorso il sindaco nicola lista ha emesso il decreto numero 11 con cui ha ufficializzato la composizione della giunta comunale a colobraro. Nella squadra non figura nessuna componente femminile, condizione che la consigliera di parità ivana pipponzi ha definito insostenibile. Pur essendo un piccolo comune con meno di tremila abitanti, e quindi escluso dall’obbligo di applicare la legge delrio sulla parità di genere, pipponzi ha ribadito che la rappresentanza femminile resta un principio fondamentale sancito dagli articoli 3 e 51 della Costituzione italiana. Il mancato rispetto di questo criterio, ha sottolineato, mina l’equilibrio e l’inclusione nelle istituzioni locali.

La consigliera ha diffidato dunque l’amministrazione comunale ad annullare con urgenza il decreto sindacale, prevedendo nello stesso momento una nuova nomina che contempli la presenza di donne nella giunta comunale. Si tratta, ha spiegato pipponzi, di un atto dovuto dal punto di vista giuridico ma anche di un gesto fondamentale per promuovere la partecipazione femminile nelle decisioni pubbliche locali, un ambito in cui si evidenzia ancora un forte divario.

Il richiamo agli articoli costituzionali per la parità di genere

Pipponzi ha richiamato in particolare gli articoli 3 e 51 della Costituzione, pilastri della tutela della parità tra uomini e donne in ambito istituzionale. L’articolo 3 stabilisce il principio di eguaglianza formale e sostanziale davanti alla legge, mentre il 51 prevede la possibilità e il dovere di promuovere la presenza femminile nei pubblici uffici e incarichi elettivi. Questi riferimenti legali confermano che anche nei comuni con meno di tremila abitanti la composizione degli organi locali deve rispettare la parità di genere, prevenendo qualsiasi discriminazione.

L’importanza dell’inclusione femminile nelle decisioni pubbliche

La consigliera ha ricordato come l’inclusione delle donne nei processi decisionali rappresenti un fattore essenziale per affrontare e ridurre quelle disparità culturali e sociali che persistono nelle comunità italiane. La mancanza di donne nella giunta comunale non è quindi una questione formale ma incide profondamente sul funzionamento democratico e sulla rappresentatività delle istituzioni.

Ivana pipponzi ha definito il richiamo all’inclusione femminile come un “stimolo culturale” mirato a rafforzare la partecipazione delle donne a tutti i livelli amministrativi, a partire proprio dai piccoli comuni dove spesso questa presenza è ancora carente.

Poteri di controllo della consigliera di parità e implicazioni legali

Secondo il decreto legislativo 198 del 2006, alla consigliera di parità compete il controllo e la vigilanza sul rispetto delle norme a tutela della parità di genere nelle pubbliche amministrazioni. Nel caso di colobraro, pipponzi ha annunciato di poter ricorrere al tribunale amministrativo regionale in caso di mancato adeguamento da parte del sindaco lista.

La diffida formale è stata inviata anche al prefetto di matera, al quale spetterà assumere i provvedimenti necessari per garantire l’osservanza della legge. Questo passaggio rafforza la pressione sull’amministrazione comunale, costretta almeno a rivedere la propria decisione.

Attraverso questo intervento si cerca di imporre un principio giuridico e sociale fondamentale, e di evitare che situazioni come quella di colobraro diventino un precedente negativo. La presenza femminile nella gestione pubblica si conferma un tema ancora aperto e difficoltoso, anche in contesti piccoli e apparentemente marginali.

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