Il 1 luglio 2025, nella basilica di San Pietro, il cardinale Luis Antonio G. Tagle ha pronunciato un discorso durante la messa dedicata al Giubileo delle famiglie religiose e dei movimenti laicali del Preziosissimo Sangue. L’incontro ha riunito fedeli da tutto il mondo impegnati nella devozione al Preziosissimo Sangue di Gesù. Tagle ha denunciato la scarsità di fondi destinati a cibo, medicine, abitazioni e istruzione, confrontandoli con l’ampio budget dedicato alle armi. Ha anche denunciato fenomeni di discriminazione e disuguaglianza, invitando a costruire comunità solidali che non escludano nessuno.
La denuncia del cardinale tagle sulle priorità del mondo moderno
Durante la celebrazione eucaristica nella basilica Vaticana, il cardinale Tagle ha espresso una critica netta alle risorse allocate nel mondo odierno. Ha sottolineato che mentre si trovano ingenti somme per armamenti, non si investe altrettanto per garantire il diritto fondamentale al cibo, all’alloggio, ai medicinali e all’istruzione. Tagle ha collegato questa disparità a problemi come la discriminazione e la manipolazione delle persone, sottolineando che tali atteggiamenti si oppongono all’alleanza di solidarietà espressa nel sangue di Gesù. Questa riflessione si inserisce nel contesto del Giubileo dedicato al Preziosissimo Sangue, una celebrazione spirituale che richiama a una fede che supera le divisioni e unisce fedeli provenienti da culture diverse.
L’importanza dell’alleanza nella fede
Il cardinale ha posto l’accento sul valore dell’alleanza intesa come un impegno personale e collettivo. Ha tratto spunto dalla prima lettura del libro dell’Esodo che mostra come l’alleanza tra Dio e Israele fosse basata su legami profondi e intrecciati. Questa alleanza, proseguita in una forma nuova e definitiva attraverso il sangue di Gesù, sancisce che Dio non abbandonerà l’umanità e chiede fedeltà agli uomini verso la creazione e il prossimo.
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La nuova comunità riconciliata: nessuno è un estraneo
Il cardinale ha fatto emergere, dalla lettera di san Paolo agli Efesini, un altro aspetto della nuova alleanza: la nascita di una comunità riconciliata che supera differenze culturali e nazionali. Egli ha spiegato che con Cristo i fedeli di ogni provenienza non sono più estranei ma fratelli e sorelle, membri della stessa famiglia. Questa affermazione pone un forte richiamo a trattare ogni persona non come un minaccia o un capro espiatorio, ma come un vicino da rispettare nella sua dignità e nel suo diritto a far parte della comunità.
Fraternità e accoglienza come valori fondanti
Questa visione punta a costruire relazioni di fraternità e accoglienza, in cui nessuno venga escluso o emarginato. L’alleanza nella carne e nel sangue di Gesù diventa dunque una chiamata ad abbattere barriere sociali ed etniche, in favore di una convivenza nuova, basata sulla riconciliazione e sulla condivisione.
I pellegrinaggi e la testimonianza dei fedeli alla porta santa
Nel corso dei due giorni del Giubileo, i partecipanti hanno percorso via della Conciliazione per varcare la Porta Santa di San Pietro, simbolo di un cammino spirituale e di conversione. Tra la folla si notavano molti cappellini e zaini rossi, segno dell’identità comune. Prima di entrare in basilica, i fedeli hanno pregato e cantato, accompagnati dalla croce giubilare.
Anna Rita e Fabrizio, coniugi impegnati da quarant’anni come animatori liturgici, hanno raccontato ai giornalisti la loro esperienza vissuta attraverso tre Giubilei. Per loro ogni occasione rappresenta un momento per approfondire la fede condividendo gioie e dolori con persone di varie nazioni. Il rapporto tra i partecipanti si traduce in uno scambio di doni spirituali e di solidarietà.
Olga, una pellegrina venezuelana di 60 anni, ha descritto l’esperienza del Giubileo come un invito a fermarsi e guardarsi dentro. Nel riflettere su ciò che si è fatto per gli altri si può ripartire con speranza, consapevoli della necessità di dedicare energie al prossimo anche a costo di sacrifici.
Don Das, sacerdote di origine indiana che vive a Bari, ha raccontato la sua partenza con oltre cento fedeli dalla città pugliese. Ha parlato del peso delle sofferenze altrui che portano con sé nel pellegrinaggio e del desiderio di seminare la presenza di Dio con il proprio esempio cristiano.
Storie di fede, speranza e rinascita raccontate tra i partecipanti
Tra i gruppi giunti al Giubileo c’erano circa cinquanta pellegrini da Sonnino, provincia di Latina, legati alla comunità di San Michele Arcangelo. Per loro l’anno santo coincide con la festa della Madonna delle Grazie, un’icona cara ai fedeli locali. Davide, un giovane di 23 anni, ha espresso come credere oggi rappresenti una sfida, alla luce dei conflitti in atto in luoghi come Gaza e l’Ucraina. Per lui però sperare non è un’opzione: è un passo necessario.
Un esempio di fede che cresce si legge nelle parole di Manuela da Monaco di Baviera. Dopo un’adolescenza segnata dalla dipendenza da droghe e dal distacco dalla Chiesa, ha ritrovato speranza partecipando a un seminario sullo Spirito Santo. Un’esperienza vissuta in comunità, soprattutto con le suore del Preziosissimo Sangue, che le ha permesso di scoprire il valore del rosario e di rinnovare il suo rapporto con Gesù.
La tanzaniana Martha ha raccontato una trasformazione profonda avvenuta nel 2023, dopo anni di lutti, solitudine e separazioni. L’incontro con don John, membro della famiglia spirituale di san Gaspare del Bufalo, l’ha aiutata a superare il senso di isolamento con empatia e ascolto. La sua partecipazione alla Confessione ha portato un senso di liberazione che ha definito “travolgente”. Martha ha affermato di vivere ora con speranza, consapevole che esistono redenzione e una nuova vita.
Il sostegno nelle aree di conflitto e la testimonianza delle suore del preziosissimo sangue in myanmar
Le suore del Preziosissimo Sangue operano in Myanmar, paese martoriato dal colpo di stato militare del 2021 e da una crisi politica sanguinosa. Le religiose hanno raccontato le difficoltà vissute dalla popolazione, segnate da povertà e repressione. Nonostante questo contesto, le suore affiancano malati e giovani che chiedono giustizia e pace, molti dei quali rischiano la vita nelle loro lotte.
Le sorelle hanno sottolineato che questa realtà resta poco conosciuta nel resto del mondo, mentre il loro impegno quotidiano nel sostenere chi soffre continua. La loro presenza rappresenta un segno di solidarietà concreta in mezzo a un conflitto che dura da anni. Condividono non solo bisogni materiali, ma anche le preoccupazioni spirituali e le speranze delle famiglie colpite dalla crisi.