Gip di milano avvia maxi processo contro presunto sistema mafioso tra milano e varese con 143 imputati

Gip di milano avvia maxi processo contro presunto sistema mafioso tra milano e varese con 143 imputati

A Milano si svolge un maxi processo con 143 imputati legati a Cosa nostra, ’ndrangheta e camorra, coordinato dalla Dda e dal Nucleo investigativo, con udienze fino al 2025 nell’aula bunker di Opera.
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A Milano si svolge un maxi processo nato dall’inchiesta "Hydra", che coinvolge 143 imputati legati a Cosa nostra, ’ndrangheta e camorra, accusati di gestire una rete criminale tra Milano e Varese. - Gaeta.it

La città di milano ospita uno dei processi più grandi e complessi degli ultimi anni, nato dall’inchiesta “Hydra” condotta dalla Dda e dai carabinieri del Nucleo investigativo. Sono 143 le persone coinvolte, tra cui esponenti di Cosa nostra, ’ndrangheta e camorra, accusate di aver formato una rete criminale operante tra milano e varese. In aula bunker al carcere di Opera si svolge un procedimento senza precedenti nella città lombarda da oltre un decennio.

Il rito abbreviato e l’avvio della maxi udienza

Il primo giorno di udienza davanti al gip di milano Emanuele Mancini si è concentrato principalmente sull’appello delle parti, operazione che ha richiesto molte ore data la quantità degli imputati. Tra i 30 che hanno optato per il rito abbreviato spicca Giuseppe Fidanzati, figlio del noto boss di Cosa nostra Gaetano Fidanzati. La scelta del rito abbreviato anticipa la definizione del processo per una parte degli imputati e mira a velocizzare alcune fasi del procedimento.

Altri imputati con rito abbreviato

Oltre a Giuseppe Fidanzati, hanno richiesto l’abbreviato anche Bernardo, Domenico e Michele Pace. Questi ultimi sarebbero legati al mandamento della provincia di Trapani, riconducibile a Paolo Aurelio Errante Parrino, figura ritenuta vicina a Matteo Messina Denaro. Non tutti però hanno scelto la stessa strada; molti presunti capi preferiscono l’udienza preliminare ordinaria, segnalando una differenza strategica nelle difese.

Le principali accuse e il ruolo delle mafie coinvolte

L’inchiesta che ha portato al maxi processo punta a smantellare un presunto sistema mafioso lombardo costruito su un’alleanza tra Cosa nostra, ’ndrangheta e camorra. Questa rete avrebbe gestito affari illeciti tra milano e varese, occupandosi di attività criminali di vario genere.

Il gip ha respinto l’accusa più grave, quella di associazione mafiosa come coalizione tra le tre organizzazioni, ma tale decisione è stata successivamente ribaltata dal tribunale del riesame e confermata dalla corte di cassazione. Questo passaggio ha portato all’ordinanza di arresto di diversi indagati e ha mantenuto alta la tensione giudiziaria intorno al procedimento.

Figura centrale del processo

Paolo Aurelio Errante Parrino resta uno degli imputati più rilevanti. Considerato al vertice del mandamento trapanese coinvolto, sarà processato con l’udienza preliminare ordinaria. Il collegamento con figure di spicco come Messina Denaro evidenzia la portata e la complessità dell’organizzazione.

Presenza in aula, sicurezza e calendario delle udienze

L’udienza odierna si è svolta nell’aula bunker di Opera, struttura predisposta per affrontare procedimenti di grande calibro. Presenti i pubblici ministeri Alessandra Cerreti e Rosario Ferracane, insieme al procuratore Marcello Viola, recentemente posto sotto protezione per minacce ricevute durante l’indagine.

Il calendario processuale è già definito con 24 udienze previste fino a fine luglio 2025. La prossima giornata di udienza è fissata per domani. Il 29 maggio, invece, il gup dovrà prendere una decisione sulla costituzione delle parti civili: nell’elenco figurano enti pubblici come il Comune di Milano e la Regione Lombardia, insieme ad associazioni antimafia come Libera e Wikimafia.

La complessità del procedimento lascia prevedere una sentenza attesa per fine anno o al massimo per i primi mesi del 2026, data la mole di atti e testimoni da esaminare. Lo svolgimento di un maxi processo di queste dimensioni a milano non si verifica da più di dieci anni, sottolineando l’importanza e l’impatto sulla comunità locale e sulla lotta contro le mafie.

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