Il laboratorio “Nati – pregiudicati” del regista Stefano Cerbone si propone di far luce sul drammatico mondo della devianza giovanile. Attraverso l’esperienza diretta dei ragazzi detenuti nell’istituto penale minorile di Nisida, si emerge un quadro inquietante che mette in evidenza le radici del disagio sociale e delle problematiche legate alla mancanza di figure genitoriali stabili. La pellicola, frutto del lavoro comune tra Cerbone e i giovani detenuti, si concentra sulla prevenzione e sulla sensibilizzazione sia della società civile che delle istituzioni.
L’analisi del disagio giovanile
Domande profonde e risposte toccanti caratterizzano il laboratorio “Nati – pregiudicati“. Quando un partecipante domanda: “Quando hai commesso il primo reato, non hai avuto paura del carcere o di morire?”, un giovane risponde senza esitazioni: “No, né la prigione né la morte sono peggio della vita che facevo prima”. Tali affermazioni evidenziano un vissuto di sofferenza e di disagio che spinge i ragazzi verso scelte che possono portare a conseguenze tragiche. L’omicidio di Emanuele Tafuto, il 15enne ucciso da un colpo di pistola, diventa una metafora della precarietà e della violenza che segnano le vite di molti giovani nelle aree periferiche.
Stefano Cerbone, regista napoletano, ha deciso di tradurre queste esperienze in un film che si propone di riflettere sulle difficoltà dei ragazzi e sull’importanza di ascoltare le loro storie. Non si tratta solo di un’opera cinematografica, ma di un invito alla società a considerare il contesto da cui provengono questi giovani, a riconoscere che molti di loro provano un senso di vuoto e di abbandono che deriva dalla mancanza di figure paterne. La ricerca di attenzione e affetto porta spesso a scelte drastiche e criminali.
Un progetto di prevenzione attraverso il cinema
La pellicola “Nati – pregiudicati” viene presentata in diverse sedi, con l’intento di stimolare dibattiti e riflessioni sul tema della violenza giovanile. Dopo la proiezione della prima nazionale presso la casa circondariale “Pasquale Mandato” di Secondigliano, il film sarà proiettato il 7 novembre a Nisida e il 18 novembre a Poggioreale, dove si svolgeranno discussioni animate con rappresentanti delle istituzioni e delle forze dell’ordine. Questi eventi mirano non solo a mostrare la precarietà delle vite dei giovani, ma anche a promuovere possibili politiche di intervento e sensibilizzazione.
Cerbone sottolinea l’importanza di costruire un dialogo attivo e aperto con i giovani, piuttosto che giudicarli. I laboratori tenuti presso gli istituti penali, nei quali comprendere le esperienze di vita dei ragazzi, mirano a identificare le cause profonde della devianza. Questo approccio è fondamentale, poiché permette di attuare misure preventive e interventi formativi volti a contrastare la spirale di violenza e solitudine che molti di loro affrontano.
Un futuro di speranza: “Le origini del male”
Dalla riflessione scaturita nel laboratorio, Cerbone ha avviato un nuovo progetto intitolato “Le origini del male“. Questo lavoro prevede la collaborazione tra giovani detenuti e professionisti del settore, tra cui psicologi, criminologi e magistrati. L’obiettivo è fornire ai cittadini e agli stessi ragazzi strumenti per comprendere il disagio adolescenziale e le problematiche che possono condurre a percorsi devianti.
Attraverso incontri e attività condivise, il progetto intende creare una rete di supporto, capace di intervenire prima che i ragazzi giungano a scelte drastiche. Si cerca così di comprendere le dinamiche familiari e sociali che influiscono sulle loro fragili esistenze. Con iniziative come “Le origini del male“, la speranza è di costruire un futuro migliore per questi giovani, dove il dolore e la sofferenza possano trovare una via d’uscita attraverso la comprensione e la prevenzione.